Il consiglio regionale della Basilicata approva una legge che dimezza di fatto i costi del gas per le famiglie lucane.
La Regione utilizzerà le compensazioni delle attività di estrazione di petrolio da parte di Eni e Total.
Legambiente Basilicata è scettica: così ci si vincola a un combustibile fossile.
Il 26 agosto, il costo del gasha toccato i 339 euro per megawattora nel Title transfer facility (Ttf), il principale mercato per gli scambi della fonte fossile. Un anno fa era sei volte inferiore. Di fronte a questa crisi energetica, il consiglio regionale della Basilicata ha approvato una legge che prevede l’erogazione di energia a prezzi calmierati alle utenze domestiche del territorio lucano.
Un incentivo che è stato presentato da diverse testate giornalistiche con titoli roboanti, del tipo “gas gratis alle famiglie”. Più precisamente, il rimborso riguarda la componente energia del prezzo del combustibile, quindi gli utenti continueranno a pagare in bolletta le voci relative agli oneri di sistema e trasporto. Tuttavia, secondo le stime della Regione, la legge produrrà un risparmio del 50 per cento.
Compensazioni ambientali verso chi subisce l’inquinamento
La legge è permessa dal fatto che la Basilicata ha un giacimento da cui viene estratto il petrolio, in Val d’Agri, tra le province di Potenza e Matera. Eni e Total, le due società che si occupano della gran parte delle attività di estrazione, hanno estratto nel 2021 anche un miliardo e 79mila metri cubi di gas.
Il governatore della Basilicata, Vito Bardi, aveva attuato una trattativa con le due multinazionali per le “compensazioni ambientali”, ovvero risarcimenti per i territori che subiscono gli effetti delle attività di estrazione. L’accordo prevede che i produttori mettano a disposizione del territorio lucano 200 milioni di metri cubi di gas all’anno fino al 2029 in cambio di una proroga per proseguire le attività estrattive.
Fotovoltaico, incentivi a chi non si allaccia al gas
La legge regionale è stata accolta da diverse perplessità: prima di tutto la misura voluta dalla regione copre il fabbisogno delle famiglie e non delle imprese, il cui consumo di gas è notevolmente maggiore. Ma la critica principale proviene dal mondo ambientalista: scegliere di tutelare il consumo di un gas altamente inquinante invece di incentivare il passaggio alle fonti rinnovabili non è una misura sostenibile.
Il dimezzamento delle bollette, secondo le voci critiche, distoglie inoltre le compensazioni da altre finalità, tra cui la transizione energetica verso fonti rinnovabili. Vito Bardi ha risposto spiegando che la Basilicata è già tra le regioni più rinnovabili d’Italia e che queste misure fanno parte di un approccio integrato. Per chi non è allacciato alla rete del gas, ha aggiunto Bardi, è previsto lo stanziamento fino a 5mila euro a utenza, destinati a installare pannelli solari termici o fotovoltaici.
Per Legambiente Basilicata più comunità energetiche
La risposta di Bardi non ha però convinto Legambiente. “Il disegno di legge è stato battezzato ‘Misure regionali di compensazione ambientale per la transizione energetica e il ripopolamento del territorio lucano’. Un titolo che non ha alcun riscontro con il contenuto della legge stessa”, spiega il presidente di Legambiente Basilicata, Antonio Lanorte. “Andrebbe modificato denominandolo per quello che effettivamente è: un bonus gas finalizzato a ridurre i costi energetici con orizzonte temporale limitato“.
“Nessuna svolta epocale e soprattutto nessun segnale di transizione energetica. Anzi, una misura di questo tipo rappresenta un disincentivo verso soluzioni più strutturali di lotta alla povertà energetica e alle bollette esorbitanti. Si tratta di un sostegno temporaneo che rischia di vincolarci pericolosamente a una fonte fossile come il gas, erroneamente indicata come fonte di transizione”.
Le soluzioni che propone Legambiente, al netto degli interventi emergenziali, riguardano attività di efficientamento energetico e di elettrificazione dei sistemi di riscaldamento domestico “ad esempio incentivando, in primo luogo per i redditi bassi, la conversione degli impianti di riscaldamento a gas verso sistemi a rinnovabili e pompe di calore. Senza dimenticare tutte le prospettive che si possono aprire con la costituzione delle comunità energetiche rinnovabili e l’avvio di filiere economiche nel settore delle energie pulite”.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.
Alcune buone notizie e qualche passo indietro nelle misure previste dal nuovo provvedimento del Consiglio dei ministri, in attesa del testo definitivo.