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“Basta morti in strada, basta morti in bici”. Cosa chiedono le associazioni al Mit
“Basta morti in strada”: a Roma 15 sigle in presidio davanti al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per chiedere una viabilità più sicura.
La bicicletta non è uno scomodo intralcio alla circolazione ma parte della soluzione per avere città più vivibili e per una mobilità realmente sostenibile. Questo è il messaggio che ha accompagnato la manifestazione “Basta morti in strada, basta morti in bici” svoltasi il 13 dicembre a Roma, voluta da molte associazioni e realtà che si occupano di tutela dell’ambiente e mobilità sostenibile. Il presidio si è svolto davanti al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dove tra gli altri si sono dati appuntamento Legambiente, Fiab, Touring Club Italiano, Accpi, Ancma, ASviS, Clean Cities Campaign, Fondazione Luigi Guccione, Fondazione Michele Scarponi. In totale 15 sigle si sono riunite per chiedere strade più sicure e il ripristino immediato dei finanziamenti alle ciclovie cassati nella nota integrativa alla legge di bilancio 2023. “Non è ammissibile – sottolineano i presenti – accettare il tributo quotidiano di morti e feriti su strada, la quale rappresenta la prima causa di decesso tra i giovani in Italia e un pericolo per utenti vulnerabili come i ciclisti”. Un bollettino che negli ultimi tempi ha registrato un sensibile aumento, come raccontano i dati e le storie più recenti.
Le richieste al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Le richieste avanzate al governo sono chiare: città a 30 km/h, più fondi per le ciclabili, l’approvazione della legge sulla distanza di sorpasso a 1,5 metri e politiche orientate alla Vision zero. La coalizione ribadisce che “Velocità, distrazione e mancato rispetto delle regole da parte degli automobilisti sono tra le prime cause d’incidente stradale”.
Nel 2021 in Italia si è registrata una media giornaliera di 561 feriti e 7,9 vittime in incidenti stradali, con un costo sociale pari a 16,4 miliardi di euro, lo 0,9 per cento del pil nazionale, secondo dati Aci-Istat 2021. La fascia più colpita dai decessi è risultata quella dei 20-24 anni. Quasi il dieci per cento degli incidenti, lo scorso anno, ha riguardato i ciclisti: sono 220 quelli che hanno perso la vita nel 2021. E non è andata meglio, nel complesso, durante i primi sei mesi del 2022 che hanno visto un incremento del numero di incidenti stradali con lesioni a persone (81.437) pari al +24,7 per cento, rispetto allo stesso periodo di riferimento del 2021.
“È ora di chiedere impegni concreti a governo e Parlamento – affermano le sigle aderenti – per fermare la strage che in questi giorni continua a colpire tanti utenti in bicicletta. Nel nome di Davide Rebellin, di Manuel Lorenzo Ntube e delle altre centinaia di vittime in bici di questi anni, abbiamo indetto il presidio di oggi, per chiedere di dare spazio e sicurezza alle persone prima che alle auto, azzerando le vittime degli incidenti“.
I tagli alla ciclabilità
Una spinta a farsi sentire l’hanno certamente determinata i recenti tagli alla ciclabilità spuntati nel testo della legge di bilancio. Per gli anni 2023 e 2024 erano previsti due finanziamenti da 47 milioni di euro (per un totale di 94 milioni) che oggi presentano la voce “definanziamento” e azzerano il «Fondo della ciclabilità» istituito dal governo Conte II nel 2019, in cui si prevedeva lo stanziamento di 141 milioni per il triennio 2022-2024 per la “realizzazione di zone a 30 km/h, corsie ciclabili, case avanzate e aree di sosta per biciclette”.
Il manifesto “Per città 30”, per porre fine alle morti in strada
Le associazioni dal canto loro ricordano al Mit di avere firmato a luglio il manifesto “Per città 30 e strade sicure e vitali”, insieme all’Onu, all’Anci e all’Aci, per dare priorità a tre punti urgenti: perseguire il modello delle “Città 30”, realizzando delle living streets; fare applicare il rispetto delle norme, attraverso la tecnologia e il nudging (per cui si promuovono comportamenti senza imposizione ma influenzando positivamente le persone); prevedere una legge per l’assistenza alle vittime di violenza stradale.
Inoltre ricordano che tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu c’è quello di dimezzare le morti stradali rispetto al 2019 (3.173), ma l’Italia – sottolineano le sigle – è lontanissima dal raggiungimento del risultato, considerati i trend dei soli primi sei mesi del 2022 (1.450 decessi, un +15,3 per cento rispetto allo stesso periodo di riferimento nel 2021).
Considerato che la quasi totalità degli incidenti è dovuta a comportamenti contrari al codice della strada da parte dei conducenti degli autoveicoli, la sicurezza stradale soprattutto nei centri urbani deve essere attuata attraverso politiche di disincentivazione all’utilizzo degli autoveicoli soprattutto privati e grazie a politiche che promuovono l’utilizzo di mezzi alternativi ed ecosostenibili, ovvero il trasporto pubblico e la mobilità attiva, in bici o a piedi. In questa prospettiva a Roma, davanti al Mit, si ribadisce l’importanza di non fare passi indietro sulla normativa approvata nel 2020, che ha previsto riforme urgenti del codice della strada grazie alle quali è stato possibile realizzare con meno fondi e burocrazia piste e corsie ciclabili nelle città, riavvicinando finalmente l’Italia agli standard europei.
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