Il batterio Pasteurella Bisgaard taxon 45 è il responsabile delle strane morti di elefanti in Africa del 2020. Un’altra minaccia da aggiungere alla lista.
- Quasi 400 elefanti sono stati ritrovati morti in Africa nel 2020, ma la causa non era chiara
- Dopo tre anni di analisi è stato scoperto il colpevole: il batterio Pasteurella Bisgaard taxon 45
- Oltre alle già note minacce per gli elefanti bisogna aggiungere anche questo alla lista
Giugno 2020, Botswana. 350 cadaveri di elefante sono stati ritrovati nel delta dell’Okavango. Dopo pochi mesi, altri 35 elefanti sono stati trovati nel nordovest dello Zimbabwe. Oggi i ricercatori sono finalmente riusciti a trovare la causa di questa strage: un batterio. La notizia dei ritrovamenti dei cadaveri di così tanti elefanti aveva sconcertato il mondo della conservazione generando reazioni e speculazioni di qualunque genere sulle cause della morte di elefanti di diverse età, principalmente giovani, crollati a terra senza alcuna ragione.
Il batterio che uccide gli elefanti
Inizialmente le morti furono attribuite a una tossina cianobatterica, i famosi batteri conosciuti anche come alghe verdi. “I nostri test hanno rivelato che la causa delle morti sono le neurotossine cianobatteriche, batteri presenti nell’acqua”, sono le parole di Mmadi Reuben, ufficiale veterinario del dipartimento della fauna selvatica del Botswana. In una conferenza stampa di settembre 2020, tuttavia, ha aggiunto: “Abbiamo ancora molti dubbi: perché sono morti solo elefanti? E perché solo in questa zona?”. Negli anni successivi sono stati realizzati ulteriori test sugli elefanti dello Zimbabwe e hanno finalmente dimostrato che il batterio colpevole della strage è un batterio poco noto chiamato Pasteurella Bisgaard taxon 45, che ha provocato setticemia, o avvelenamento batterico nel sangue.
Riuscire a scoprire la causa è stata un’impresa
Dopo tre anni i risultati delle analisi sono stati pubblicati, aggiungendo un’altra minaccia per la conservazione degli elefanti. Riuscire a scoprire le cause di queste morti è stata un’impresa per niente semplice. Tra i problemi principali c’era quello di trovare e raggiungere le carcasse in tempo per ottenere dei campioni utili per le analisi.
Come si legge nell’articolo pubblicato su Nature communications, non è stato possibile recuperare campioni dal Botswana e la maggior parte dei campioni è stata raccolta da animali già in decomposizione. I campioni poi sono stati inviati a laboratori internazionali che alla fine hanno scoperto il colpevole. Chris Foggin, veterinario del Vicatoria falls wildlife trust e uno dei primi veterinari a raggiungere i cadaveri, ha spiegato che il batterio ha colpito principalmente gli esemplari più giovani e stressati, che hanno dovuto percorrere grandi distanze per raggiungere l’acqua. Infatti, le morti sono giunte dopo due stagioni consecutive di siccità e con poca pioggia. In queste condizioni ambientali, queste fasce d’età sono le più vulnerabili alle infezioni settiche. Il problema che preoccupa è il continuo innalzarsi delle temperature che potrà generare condizioni di stress sempre più frequenti aumentando le probabilità di focolai.
Il batterio Pasteuella è poco conosciuto ma pericoloso
Pasteurella Bisgaard taxon 45 è molto poco conosciuto agli scienziati, per questo resta incerto quando sia comparso. Un precedente arriva dal 2015 in Kazakistan: un batterio Pasteurella fu attribuito alla morte improvvisa di oltre 200 mila antilopi saiga (Saiga tatarica). Il ceppo del Kazakistan è risultato molto simile a quello che ha colpito gli elefanti in Zimbabwe.
Questi batteri Pasteurella si ritiene che vivano innocuamente nelle tonsille di alcune specie di animali come le antilopi ma anche tigri, leoni (ritrovati da un test in ferite da morsi), scoiattoli e pappagalli. Nelle antilopi ciò che ha generato la strage è stato l’aumento della temperatura esterna che, una volta raggiunti i 37 gradi, ha causato il passaggio dei batteri al flusso sanguigno causando setticemia. Questa potrebbe essere un’ipotesi di quello successo anche agli elefanti.
Bisogna aggiungere alla lista una nuova minaccia
“Con l’aumento delle temperature globali abbiamo paura che Pasteurella Bisgaard taxon 45 potenzialmente potrebbe uccidere un gran numero di elefanti”, afferma Foggin. Gli elefanti africani stanno diminuendo con un tasso annuo dell’8 per cento con 350mila individui rimanenti in natura. La causa principale è bracconaggio – che questa volta non c’entra, dato che le zanne sono rimaste attaccate agli esemplari – tuttavia, secondo lo studio anche le malattie infettive dovrebbero essere aggiunte alle liste delle pressioni che questa specie sta affrontando e dovrà affrontare.
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