Il concerto milanese per Gaza, un successo di pubblico e raccolta fondi, è stata la presa di posizione più forte contro il genocidio della scena musicale italiana.
Beatles alla conquista dell’America (e del mondo)
Inizio del 1964. In questo periodo non c’è nemmeno il tempo di pensare. Bisogna firmare autografi, fare foto, promuovere… Sono infatti giorni a dir poco incredibili per i Beatles. Il 7 febbraio alle 13.20 (ora locale) sono atterrati per la prima volta al JFK Airport di New York e sono stati accolti da 50mila fan
Inizio del 1964. In questo periodo non c’è nemmeno il tempo di pensare. Bisogna firmare autografi, fare foto, promuovere… Sono infatti giorni a dir poco incredibili per i Beatles. Il 7 febbraio alle 13.20 (ora locale) sono atterrati per la prima volta al JFK Airport di New York e sono stati accolti da 50mila fan in delirio. Il 9, poi, si sono esibiti all’Ed Sullivan Show, il programma televisivo più popolare d’America, dinanzi a 73 milioni di telespettatori. E infine oggi, 11 febbraio, i Fab Four terranno il loro primo concerto negli Stati Uniti al Coliseum di Washington DC, 8.092 posti.
Ore 20:31: inizia lo show. Roll Over Beethoven, From Me To You, She Loves You, I Want To Hold Your Hand, Twist And Shout e Long Tall Sally. Insomma: mezz’ora di live tra pezzi propri e cover, atmosfera surreale e pubblico eccitatissimo. Unico particolare imbarazzante: la strumentazione è “inadeguata”. Ringo Starr prova infatti a cambiare la disposizione della batteria, mentre George Harrison ha un microfono difettoso e lo sostituisce dopo il primo verso del brano d’apertura, anche se pure quello nuovo non funziona.
Ma al di là di qualche piccolo inconveniente e più in generale dei ritmi frenetici di quei giorni, la prima volta negli States di John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr costituisce un’ulteriore tappa decisiva verso un successo ancora oggi inarrivabile. La British Invasion è ufficialmente iniziata.
Leonardo Follieri
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