Bebe Vio quando non era campionessa olimpica – l’intervista

È stata una delle visitatrici di Expo Milano 2015 – un’ambassador come venivano chiamate le personalità del mondo della cultura e della società – più assidue. Anche in questo ruolo, entusiasta, curiosa, pertinace.

Così, da maggio a ottobre del 2015, Beatrice “Bebe” Vio è venuta a esplorare il mondo dell’esposizione universale di Milano, fermandosi agli stand, partecipando a convegni e incontri, senza negarsi nulla, senza rinunciare a nulla. Nemmeno a una ballonzolante camminata sulla celebre rete sospesa del Padiglione Brasile.

Bebe Vio l’abbiamo incontrata più volte. Ecco cosa ci ha raccontato su di sé, poco prima di partire per i campionati del mondo di scherma e proprio alla volta del Brasile per vincere una medaglia d’oro nel fioretto individuale alle Paralimpiadi di Rio 2016 che l’hanno consacrata campionessa. Non solo dello sport. Ma della vita.

Ci sediamo sul divanetto?
No, va bene anche qui in piedi.

Senti, ma come ti sei trovata a camminare sulla rete sospesa sulla foresta del Padiglione del Brasile
Be’, a parte che le maglie non sono troppo grosse, quindi è facile prenderle giuste, cammini normalmente. Anche se quelli accanto erano lì a saltare un po’, ce l’abbiamo fatta bene. Tenevo su io la mia amica Camilla che non ce la faceva!

Hai già avuto modo di girare un po’ per Expo Milano 2015. Com’è?
Sì, è bellissimo. Mi ha colpito proprio.

Nelle prossime settimane hai un fitto calendario di allenamenti, cosa ti aspetta?
Da settembre è iniziata la qualificazione olimpica, ci saranno dieci gare in Coppa del Mondo, un Mondiale e un Europeo, più le gare italiane. Dovremo farle tutte, ogni gara che fai prendi un punteggio e i primi dieci del ranking poi sono qualificati per le Paralimpiadi di Rio de Janeiro, in Brasile, nell’agosto del 2016. Abbiamo già fatto quattro gare e al momento sono prima. Se vado avanti così ce la posso fare. Quando sei in sessione d’allenamento cambi dieta con, che so, colazioni energetiche, proteine? Io, ti dico la verità, normalmente non sono attenta, ci sono un sacco di cose che mi piacciono e non capisco perché non dovrei mangiarle. Fino ad adesso. Quando vado ai ritiri della Nazionale mi cazziano tutti. Mi dicono loro cosa fare, mangiare più insalate, togliere un po’ di schifezze, non mettere la maionese. Ora ho iniziato a fare un po’ di dieta, ad allenarmi di più…

Faticoso?
No, devo dire che pensavo molto peggio. Tieni conto che io sono una amante degli aperitivi, per me è una religione, io spritz-patatine-salame tutte le sere…

Aperitivo super-italiano!
Ehi, super-Veneto! Però adesso che ho cominciato a mangiare cose sane, devo dire che pensavo fosse molto peggio. Alla fine mangio insalata due volte al giorno. Io dicevo che schifo, no, l’insalata due volte al giorno – invece basta metterci un po’ di roba dentro, le cose giuste e diventa buona. Poi, cosa che non mi sarei aspettata, l’altro giorno uscendo da scuola ho pensato “Cavoli, ho voglia di andare a casa a mangiare una buona insalata”. Mi sono detta “Bebe, cosa ti succedendo, non è possibile?!”. Però l’altra sera qui sono andata a mangiare da McDonald’s. Qua hanno il menù digitale.

bebe vio
Bebe Vio a Expo 2015, a Milano

Ma qui a Expo Milano 2015 c’è un’ampia offerta di ogni tipo di cibo, hai visto?
Sì, ho visto l’hamburger di alghe nel Padiglione dei Paesi Bassi. Siamo stati lì ora però abbiamo preferito il pane con la salsiccia e la birra, poi i mini pancake, buonissimi. È bello perché ti danno le cuffie, ascolti la musica, sono tutti lì a divertirsi, sono simpaticissimi, abbiamo fatto foto con tutti gli olandesi. A me piace proprio tanto questo posto, perché alla fine conosci le varie etnie, sono tutti disponibili, ti salutano, vogliono farti vedere com’è il loro posto. Noi italiani siamo abbastanza fissati con l’Italia, per cui secondo me è bello incontrare persone aperte che vogliono farti capire che è bello anche il Paese in cui vivono loro.

Per esempio, dove?
Sono appena stata al Padiglione della Colombia che è bellissimo e uscendo mi sono detta “No, è troppo bello, quest’estate vado in Colombia”. Mi è successo così con tutti gli altri Paesi, anche con quelli che neanche sapevo esistessero!

Sei una sportiva. Sei sportiva dentro. Cosa vuol dire?
La scherma ti porta ad essere una persona agonistica anche nella vita, in generale. Se mia sorella mi sfida a una gara a chi finisce prima il proprio piatto, m’ingozzo pur di batterla. Io sono in una gara continua. Anche nel modo di vivere, anche con la malattia, il fatto che facessi scherma mi è proprio servito per riuscire a riprendere a fare bene le cose, dandomi ogni giorno un obiettivo. Mi dico “Oggi imparo ad allacciarmi le scarpe” che con le protesi è un casino, con quei maledetti laccetti. Però a partire dalle cose più semplici – imparo a lavarmi i denti, imparo a mangiare, imparo a vestirmi da sola, che sembrano una cavolata – il fatto di essere una sportiva mi spinge a impegnarmi a fare questo, questo e quest’altro. E se ci riesco, la sera festeggio! È anche un modo di vivere, molto bello.

Mi è servita tanto anche l’idea del team, del fare squadra. All’interno della mia famiglia abbiamo fatto squadra, con la mamma caposquadra che ci tirava su tutti e papà con i discorsi motivazionali! All’interno di una squadra, magari individualmente sai che sta andando male, ma dicendoci l’un l’altro che ce la si poteva fare, aiutandoci a vicenda e gasandoci a vicenda ce l’abbiamo fatta benissimo. Ed è uguale nelle squadre di calcio, nelle squadre di basket, nelle squadre di scherma…

Oh, basta camminare, fermati, sono stanco! Sono un po’ fuori esercizio.
Eh, vai in uno di questi spazi Technogym no? Hanno messo un sacco di spinning bike, vacci su!

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