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Beehave, una designer italiana insegna quanto sono importanti le api ai ragazzi cinesi
La giovane designer italiana Benedetta Bacialli ha realizzato il progetto Beehave per sensibilizzare i bambini cinesi sulla salvaguardia delle api. Questa è la sua storia.
In Cina, in un contesto urbano dove nessuno sembrava conoscere l’importanza delle api per l’ambiente e le colture, Benedetta Bacialli, giovane designer collaboratrice di LifeGate, ha testato un modello educativo per sensibilizzare le persone riguardo all’utilità del salvaguardare le api e per generare consapevolezza sul ruolo e l’importanza dell’apicoltore. Partendo dalle scuole elementari, ovvero le generazioni future che potranno fare la differenza. La designer ha presentato il progetto alla conferenza TedxMilano, tenutasi nel capoluogo lombardo il 16 ottobre scorso. Questo è quello che ha raccontato.
La moria delle api, un problema globale
“Negli ultimi 20 anni, a causa dell’agricoltura intensiva, dei pesticidi, di nuove malattie e dei cambiamenti climatici, si è verificata una vera e propria moria delle api. Negli Stati Uniti il fenomeno è stato chiamato Colony collapse disorder (Ccd). Basti pensare che nell’Unione europea, la diminuzione di alveari ha superato il 50 per cento. Non si tratta solo di una perdita economica – il valore delle colture che dipendono dagli insetti impollinatori a livello globale è pari a 265 miliardi di euro all’anno – ma il il 70 per cento dei cibi che mangiamo sono prodotti grazie all’impollinazione delle api.
Tutto quel cibo che diamo per scontato non arriverebbe sulle nostre tavole se le api non esistessero più. Alcune soluzioni adottate ad esempio negli Stati Uniti si sono rivelate piuttosto inefficaci: come il trasporto di alveari noleggiati da una parte all’altra del paese per impollinare le colture in aree dove le api sono scomparse, mettendole sotto stress e facendone morire la metà durante il viaggio; o l’introduzione di api robot che possano svolgere lo stesso lavoro delle api come prevede il progetto Robobee di Harvard university”.
L’apicoltura urbana
L’apicoltura urbana consiste nell’allevare le api in città. Oggi, a causa dell’agricoltura intensiva le campagne rappresentano un habitat addirittura sfavorevole per le api rispetto alle città. Anche in Italia alcune iniziative stanno dando nuovo impulso all’apicoltura urbana, come il progetto Urbees a Torino, che per primo tenta di coinvolgere i cittadini nell’allevare le api sui propri balconi; e Honey Factory, il progetto sperimentale di Francesco Faccin a Milano per coinvolgere grandi e piccoli in attività di apididattica. Entrambi iniziative incentrate sull’educazione, il mezzo più efficace per affrontare il problema in maniera sostenibile e consapevole.
Le api in Cina
“Nonostante la Cina sia il primo paese al mondo per produzione di miele, export e apicoltura, a causa dell’inquinamento altissimo e dello sviluppo frenetico, le api in Cina hanno subito una vera e propria moria. Se in città questo problema non viene percepito, nella realtà rurale è molto sentito, tant’è che alcuni apicoltori si sono confinati in aree dove le api vivono bene, adattandosi al loro habitat naturale, come la foresta di Shennongjia. Essendo così isolati, però, i loro figli migrano nelle città per trovare opportunità di lavoro più proficue.
Viene così a mancare per l’apicoltore la possibilità di trasmettere ai giovani la passione e l’arte del mestiere. In alcune regioni della Cina, dove le api sono addirittura scomparse, le persone hanno dovuto prendere il posto delle api. Intere comunità di contadini trascorrono dalle otto alle dieci ore al giorno a impollinare alberi da frutto con l’aiuto di un bastone di bambù, ovviamente correndo dei rischi altissimi, e con un guadagno di circa 10 euro al giorno. Per fare un confronto, uno sciame può arrivare a impollinare circa 200 alberi al giorno, mentre una persona ne impollina al massimo 5-10. Il super-organismo, ovvero l’alveare intero (composto da circa 20-30mila api) visita 225.000 fiori al giorno”.
Metodi educativi per parlare di sostenibilità
“Ho trascorso a Shanghai lo scorso anno e mezzo circa – racconta Bacialli – e proprio lì mi sono scontrata con una realtà paradossale che assolutamente non conoscevo. Mi sono resa conto del bisogno urgente di educare le persone e sensibilizzarle a questo problema, e quindi ho iniziato a chiedermi, cosa posso fare come designer?”.
Bacialli ha quindi definito il piano di lavoro per testare il suo progetto sperimentale in lingua cinese e inglese in una classe di 39 bambini tra gli 8 e i 9 anni in una scuola elementare a Songjiang, vicino a Shanghai, la Xiwai international school. Tre gli argomenti principali: la società delle api, i loro prodotti, e l’importanza di questi insetti come impollinatori. Ha coinvolto i maestri della scuola e anche gli apicoltori per riconnetterli al contesto urbano e dar loro la possibilità di trasmettere la passione per il loro mestiere ai cittadini. Ha progettato tre workshop, uno per ogni argomento, organizzati in una prima parte dedicata alla didattica e una seconda alle attività creative.
Il metodo didattico
“È stato difficile convincere gli insegnanti di una scuola a dedicare uno spazio durante le lezioni per un argomento completamente estraneo e fuori dal programma di studio nel sistema educativo cinese, molto rigido, dove delle api a nessuno importa niente e soprattutto di cui nessuno sa niente. Ho utilizzato alcuni elementi per rendere giocoso il contenuto educativo e facilitare l’approccio al problema: i costumi ape, ad esempio, sono serviti per far sentire i bambini a proprio agio e farli interpretare meglio il ruolo delle api. Oppure le carte progettate per generare un gioco di ruoli, dove ciascuna carta rappresenta un ruolo diverso delle api. Ciascuno di questi personaggi ha sul retro della carta una filastrocca che serve ai bambini come guida per capire i ruoli principali che svolge l’ape assegnata; una volta divisi in gruppi e assegnato a ciascun gruppo una carta personaggio, il loro compito è quello di creare una performance da mostrare poi al resto della classe”.
Sensibilizzare gli apicoltori
“Un altro aspetto fondamentale è stato quello di coinvolgere un apicoltore di Chongming, isola a nord di Shanghai, che ha viaggiato due giorni per arrivare in classe e parlare ai bambini per soli venti minuti del suo lavoro. Vedere la gratitudine e la passione che trasmetteva questo apicoltore nell’insegnare il suo lavoro ai bambini è stato davvero emozionante. Erano molto affascinati da questa figura, erano attenti e coinvolti e lo hanno riempito di domande”.
Tra le attività didattiche sono stati costruiti degli oggetti, come candele di cera e penne-fiore, e a fine semestre i bambini hanno partecipato al mercatino di fine anno che in Cina tutte le scuole organizzano, momento fondamentale per valutare l’impatto che aveva avuto il progetto sui bambini, sui genitori, le insegnanti e l’apicoltore e per dare visibilità al progetto Beehave e ai prodotti dell’apicoltore, che li ha venduti tutti ed è rimasto in contatto con molti genitori.
Un modello ripetibile
Alla fine della sperimentazione del progetto è stato creato un manuale per gli insegnanti con tutti gli esercizi, il materiale, le lezioni utilizzate nei workshop, per dar loro tutti gli strumenti per replicare l’esperienza in altre scuole e con altri bambini. “È stata una bellissima esperienza e la speranza è che in futuro si possano introdurre altri temi sostenibili e attuali nei programmi scolastici delle scuole cinesi”, riflette Bacialli.
La designer ha concluso la sua presentazione a TedxMilano con una domanda: “La prossima volta che vedrete un’ape – non una vespa, ma un’ ape – la scaccerete o le direte grazie?”. Sono seguiti applausi a scena aperta per questa giovane che non si è fermata davanti agli ostacoli, sapendo che ciascuno con il proprio piccolo contributo può fare una grande differenza.
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