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Bellotto e Canaletto, il vedutismo di scuola veneta a Milano
A Milano grande successo di pubblico per la mostra su Bellotto e Canaletto, i due più illustri esponenti del vedutismo. Fino al 5 marzo un viaggio in Italia e in Europa grazie alle loro tele.
Fino al 5 marzo a Milano due grandi esponenti dell’arte del Settecento: Bellotto e Canaletto. Lo stupore e la luce il titolo della mostra che alle Gallerie d’Italia racconta con 100 opere una delle correnti più affascinanti di quel periodo, il vedutismo. Un’esposizione maestosa all’interno di una location sempre più amata dagli appassionati d’arte.
Bellotto e Canaletto, una mostra di grande successo
Un grande numero di visitatori alle Gallerie d’Italia per rivivere le atmosfere e l’arte del Settecento attraverso le opere di due illustri esponenti di quegli anni in Italia ma non solo. Il vedutismo veneziano al suo massimo splendore grazie alle tele di Bellotto e Canaletto o meglio, di Canaletto prima e Bellotto poi. I due artisti infatti sono legati da un vincolo di parentela: Bellotto lavorò nella bottega dello zio dove apprese le tecniche fondamentali che lo porteranno a essere un grande pittore.
Questa mostra sembra essere quasi una consacrazione e una rivelazione al grande pubblico del talento unico di Bellotto che ha radici comuni con il più famoso zio, ma sarà capace di distinguersi con una pennellata e una visione dei luoghi e degli spazi personalissima.
Sono infatti ben 100 le opere esposte, tra dipinti (72 in tutto, di cui 10 di Canaletto e 62 di Bellotto), 14 disegni (2 di Canaletto e 12 Bellotto) e 14 incisioni (2 di Canaletto, 9 di Bellotto e 3 di Fabio Berardi), per un percorso che risulta ancor più valorizzato dagli splendidi e ampi spazi delle Gallerie d’Italia e da un’allestimento in cui l’utilizzo della luce è capace di rendere meraviglioso ciò che è già bello. Tanto che lo stupore e la luce del titolo potrebbero essere riferiti all’allestimento stesso.
Quella di Milano è un’occasione da non perdere per molti motivi: è la prima volta che si possono ammirare in Italia i capolavori di Bellotto tutti insieme, altrimenti conservati in istituzioni e dimore private distribuite in tre continenti. Ma soprattutto grazie a questa mostra si può puntualizzare la complessa vicenda attributiva dei due pittori che ha appassionato gli studiosi di arte veneta negli ultimi decenni, con vari ritrovamenti eccezionali ricondotti alla mano di Bellotto e mai esposti al pubblico. Se invece si è semplicemente amanti del bello, ci si troverà di fronte alle più belle tele di questa particolare e diffusa corrente del Settecento. A tal punto precise, ricche di particolari e reali, da sentirsi tra quelle calli, in quei sentieri, tra la confusione del mercato o del porto.
Le due anime del vedutismo
Se a prima vista nei due autori si vedono sono similitudini, a uno sguardo più attento appare altro: l’impostazione non cronologica ma tematica della mostra ha infatti l’obiettivo di mettere in rilievo gli interessi più importanti di Bellotto a confronto con quelli di Canaletto. Mentre quest’ultimo si impose sul teatro europeo grazie ai particolari procedimenti compositivi risultato del razionalismo e delle più moderne ricerche sull’ottica (è in mostra anche la “camera ottica” che egli mise a punto e utilizzò per le sue creazioni), Bellotto ne comprese i segreti della tecnica per poi sviluppare secondo una personale chiave interpretativa il proprio originale contributo.
Il nipote si distingue infatti dallo zio per molti aspetti: agli inizi lo segue per poi trovare un suo modo di vedere la realtà. Pur mantenendosi negli schemi compositivi canalettiani, modifica la luce, cambia tecnica, risultando così più incisivo: vede le ombre più profonde, la luce più argentata, dedica maggior attenzione al particolare e al quotidiano.
Due grandi artisti, un viaggio in Italia e in Europa grazie a opere uniche, una location che è un museo permanente: fino al 5 marzo da martedì a domenica 9.30-19.30, giovedì 9.30-22.30, lunedì chiuso; biglietto 10 euro.
Foto in evidenza di Maurizio Tosto
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