Primo passo per la legge sui reati contro gli animali: aumentano pene e sanzioni, ma per molti il testo è un compromesso al ribasso.
Beppe Sala. Per guidare una città bellissima come Milano ci vuole visione
Dopo il successo di Expo 2015, Beppe Sala è pronto per guidare Milano nel mondo. Il 6 e il 7 febbraio si tengono le primarie per scegliere chi sarà il candidato del centrosinistra a sindaco di Milano.
Innovazione. Per far sì che una città non rimanga indietro, che una metropoli progredisca, c’è bisogno di investimenti costanti nell’innovazione, nella tecnologia in ogni settore. Cosa farebbe in questo campo nel caso in cui diventasse sindaco?
Innovazione e inclusione sono le due parole chiave della mia campagna elettorale e del mio programma. E come ho più volte sottolineato l’innovazione non è innanzitutto un settore in cui investire, ma una dimensione che Milano ha dentro di sé e che il Comune deve assumere come propria, per guidare la città verso il futuro. Milano deve essere la capitale della ricerca e dello sviluppo tecnologico, e perciò abbiamo previsto un programma di sostegno alle start up e uno sportello per le imprese internazionali che scelgono di aprire o di restare qui. Deve guidare, sviluppando l’eredità di Expo, l’innovazione nella filiera agroalimentare, come quella del turismo e dei servizi alla persona. Deve proporsi come il punto più avanzato di innovazione del lavoro, così da garantire, attraverso strumenti di conciliazione, smart working, co-working, tutele per le partite Iva, monitoraggio del mercato, ecc., una vera inclusione per le donne, i giovani, i cinquantenni lasciati fuori dal mercato del lavoro, gli immigrati regolari. E deve diventare la città dell’innovazione della pubblica amministrazione: nel mio programma ho previsto addirittura un “dipartimento innovazione” che riporta al sindaco e alla giunta e un programma di “innovation fellowship”, copiato dalla Casa Bianca, per garantire al comune di Milano l’apporto di conoscenze di giovani ricercatori, startupper, dirigenti d’azienda.
Investire in un programma di attrazione di #startup come @startupchile https://t.co/SHhjRSNQhB#100azioniXmilano pic.twitter.com/0xsIqtBauy
— Noi, Milano (@NoiMilano2016) 1 Febbraio 2016
Sostenibilità. Ormai questo tema non è più uno dei tanti, ma è trasversale a ogni visione politica o strategia aziendale che si rispetti. Ci può suggerire come ritrovare questo aspetto nei punti principali del suo programma?
La sostenibilità ambientale, sociale ed economica è un obiettivo da perseguire in ogni azione di governo della città, si tratti di riqualificare le case popolari o fissare i criteri per la gestione delle mense scolastiche. Per questo il tema emerge continuamente in tutte le pagine del programma, dall’ammodernamento del parco mezzi dell’Atm agli incentivi e finanziamenti agevolati per la sostituzione delle caldaie condominiali, che sono una delle cause principali dell’inquinamento atmosferico di Milano.
Ma è importante che a guidare le singole azioni sia una visione della città, che tenga conto non solo dei suoi bisogni attuali, ma anche di come si configurerà fra 10-20 anni. Sarebbe folle, ad esempio, continuare a prevedere la costruzione di parcheggi per i residenti quando le giovani generazioni vivono con grande distacco il possesso dell’automobile e in città alternano mezzi pubblici, car sharing, bikesharing. O prevedere riqualificazioni di aree dismesse scommettendo sull’edilizia privata di lusso, se la domanda dei prossimi anni è di appartamenti di livello medio. Questa capacità di monitorare bisogni, trend e proiezioni è fondamentale per scelte davvero sostenibili. E in questo senso la dimensione della città metropolitana è un fattore decisivo per una programmazione sostenibile.
Entrando nel dettaglio e in uno degli argomenti più sentiti dai cittadini: cosa farà per migliorare la mobilità, soprattutto su due temi molto sentiti dai milanesi quali biciclette e metropolitana?
La prima cosa da fare è proprio concepire la rete metropolitana nell’ambito di tutta l’area della città metropolitana, non più del comune di Milano: solo l’estensione del servizio fino a confini di quest’area, fino a Monza, ad esempio, permetterà di ridurre in modo significativo l’ingresso di autovetture dall’hinterland, che attualmente è di 600-700mila veicoli al giorno. Questo progetto, insieme all’integrazione tariffaria e a nuove regole per il trasporto delle merci, rappresenta un contributo decisivo tanto alla mobilità a Milano, quanto alla piena integrazione dei comuni della città metropolitana, quindi a beneficio di tutti. Per quanto riguarda le biciclette, occorre completare i percorsi ciclabili integrandoli e raccordandoli ai sistemi verdi di Milano: non dappertutto, però, possono essere previste le piste ciclabili, per questo credo che si debbano studiare anche soluzioni diverse. La provocazione su via Torino, dove il pavé rappresenta un oggettivo pericolo per i ciclisti, va in questa direzione. Non dico che la soluzione sia per forza asfaltare, ma certamente dobbiamo dare sicurezza ai nostri concittadini su due ruote.
Qualità della vita. Le città saranno sempre più grandi e popolose e il sindaco avrà sempre più responsabilità nel garantire la salute dei suoi cittadini. Cosa può fare il primo cittadino per migliorare la qualità della vita?
La qualità della vita delle persone è fatta di molti fattori, come anche la salute. Certamente il Comune deve impegnarsi sul fronte della salubrità dell’aria, ma deve anche stimolare stili di vita attiva: la sedentarietà è causa di gravi malattie e uccide 10 volte di più dello smog. Di qui l’importanza di rendere i nostri parchi più attraenti e vivibili, prevedere percorsi pedonali e ciclabili sicuri, sostenere lo sport sia nelle strutture comunali sia attraverso le Federazioni.
Cosa pensa della proposta di cingere le metropoli con muri verdi fatti di alberi per proteggerle dallo smog? Oppure di un piano d’azione integrato per gli acquisti verdi (green procurement)?
L’idea di alzare muri, fossero anche verdi, non mi piace per nulla, mentre il green procurement è assolutamente da attuare perché la sostenibilità deve entrare nelle pieghe più minute e profonde dell’amministrazione cittadina. Ed è importante dare attuazione effettiva a piani e iniziative già messe a punto per la riduzione delle nostre emissioni di CO2, ovvero il Paes (Piano d’azione per l’energia sostenibile), il Pums (Piano urbano per la mobilità sostenibile) e l’Urban food policy. Ma penso anche che Milano debba definire un piano per la prevenzione dei rischi e l’adattamento dell’habitat della città metropolitana. Il clima è cambiato e nei prossimi anni è destinato a evolvere ulteriormente: l’adozione preventiva di azioni di adattamento può proteggere la città dagli impatti dei cambiamenti climatici sulle infrastrutture, i beni privati e pubblici e soprattutto i settori produttivi, in primo luogo l’agricoltura.
Uno dei temi principali che vanno a migliorare diversi aspetti (ambiente, salute, alimentazione) è la bonifica di zone abbandonate, come gli scali ferroviari, per trasformarli in piccole oasi per la cittadinanza. Cosa serve alle famiglie per tornare in contatto con la città, soprattutto dal punto di vista ambientale?
La riqualificazione degli scali ferroviari rappresenta un tassello fondamentale per ricucire delle ferite urbanistiche e sociali della città. La destinazione di parte di essi a parchi e il loro collegamento con piste ciclabili e percorsi pedonali è prevista, ma in una logica integrata con altre funzioni pubbliche o residenziali. Ed è giusto che sia così, perché non basta destinare al verde delle aree per renderle attrattive. Un esempio molto bello è l’apertura del Muba, il museo dei Bambini alla rotonda di via Besana. La Besana è sempre stato uno dei luoghi più affascinanti e prestigiosi della città ma poco frequentato e senza una specifica vocazione. Oggi il Museo, col suo parco e la sua caffetteria, ne ha fatto uno dei luoghi più frequentati dalle famiglie della città,
A tal proposito, qual è il suo scorcio, il suo parco preferito di Milano? Quello che le ha rubato il cuore?
Ce ne sono tanti, è difficile scegliere: dalla Darsena, con i due navigli che si aprono e fuggono verso un “oltre” urbano, al sito di Expo, che ho guardato tante volte dall’alto durante la fase di cantiere e durante la manifestazione. Dal parco Sempione, con i suoi alberi secolari, ai palazzi ultramoderni di Porta Nuova incendiati dal tramonto. Milano è molto più bella di quanto lei stessa sappia di essere.
Turismo. Con Expo, Milano ha vissuto e realizzato un salto di qualità. Nel 2015 circa il 20 per cento di turisti in più l’hanno scelta come tappa del loro viaggio in Italia e anche i servizi offerti sono aumentati di numero e di qualità. Cosa bisogna fare per trasformare un periodo felice in una caratteristica permanente di Milano?
Dobbiamo imparare la lezione di Expo e perciò far diventare normale promuovere Milano nel mondo facendo sistema. Che tradotto in azioni significa: programmazione e valorizzazione condivisa dei grandi eventi e dei flussi turistici, per creare sinergie e servizi, dal trasporto pubblico all’ospitalità all’informazione, con aziende pubbliche e private; promuovere in modo “sinfonico” l’offerta culturale di Milano, come è già accaduto per Expo in città, BookCity, i musei civici; uscire dall’ambito urbano e nazionale per promuovere Milano come città della cultura, intesa come matrimonio artistico e museale ma anche come luogo di eventi e di produzione culturale.
Musica e ricordi. LifeGate è anche musica. Lei e gli altri candidati vi siete divertiti a pubblicare su Spotify la top 10 delle vostre canzoni preferite, quale sceglierebbe come colonna sonora della sua campagna elettorale in caso di vittoria alle primarie?
Riders on the storm, dei Doors.
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