Elezioni a Milano. Domande sulla sostenibilità ai due candidati

  Economia. L’Unione europea sta facilitando con diverse norme la transizione verso l’economica circolare. Cosa può fare una città dinamica come Milano per incentivare questo modello di sviluppo più sostenibile ed etico? Quali sono le ricadute positive che l’economia circolare può avere sulle periferie e sulla loro inclusione in un sistema più orizzontale e virtuoso?

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Il candidato Sindaco di Milano Beppe Sala © @NoiMilano2016

 

Economia. L’Unione europea sta facilitando con diverse norme la transizione verso l’economica circolare. Cosa può fare una città dinamica come Milano per incentivare questo modello di sviluppo più sostenibile ed etico? Quali sono le ricadute positive che l’economia circolare può avere sulle periferie e sulla loro inclusione in un sistema più orizzontale e virtuoso?
Milano crede nell’economia circolare quale volano di innovazione e occupazione. Un terreno privilegiato su cui investire riguarda quello della produzione, consumo e riuso di beni e prodotti delle cosiddette materie seconde.

In questo ambito specifico, per costruire un’economia circolare un’amministrazione comunale virtuosa deve puntare sugli acquisti verdi, anche estendendo gli ambiti di applicazione del Green public procurement. Dobbiamo sviluppare l’impiantistica e l’economia attorno al bene riciclato. Credo che in ogni quartiere debba essere aperto uno spazio che serva a diffondere la cultura del riciclo e del riuso.

Abbiamo ottenuto dei risultati straordinari nella raccolta differenziata dei rifiuti, occorre un ultimo sforzo per “l’umido”, occorre realizzare un impianto per il trattamento della frazione umida a servizio della Città metropolitana, per la produzione di compost e biogas.

Con lo sguardo ai prossimi 10-15 anni e in coerenza con la crescita della raccolta differenziata e con le normative europee e nazionali, è necessario dotare il Comune di un piano di transizione-dismissione della parte del sistema di gestione rifiuti ancora basato sull’incenerimento.

Per incrementare il recupero dei rifiuti, serve creare altre riciclerie in città, migliorare la raccolta dei rifiuti elettronici, sviluppare progetti per intercettare altre frazioni di rifiuto, realizzare i centri di raccolta di metalli inquinanti industriali, verificare la fattibilità e la convenienza della tariffazione puntuale, anche nell’ottica di una riduzione della Tari, mettere in campo progetti per la riduzione della produzione di rifiuti e, infine, mettere a punto progetti di riuso dei materiali utilizzati per i grandi eventi.

Sono tutti terreni su cui il centrosinistra in questi anni ha posto le basi per investimenti importanti. Ora è il momento di alzare l’asticella, pensando ad una Milano che tra 15 anni sarà leader europea per tutto quel che riguarda la sostenibilità.

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La raccolta differenziata dei rifiuti a Expo Milano 2015 © Laura Lezza/Getty Images

Qualità dell’aria. Nonostante l’impegno e le iniziative portate avanti in questi anni, Milano continua ad avere problemi causati dalle polveri sottili e anche dalla posizione geografica poco favorevole. Si è posto degli obiettivi per risolvere questo problema? Uno dei problemi storici è quello legato al riscaldamento degli edifici, ai vecchi impianti a gasolio. Cosa può fare di più per risolverlo?
La qualità dell’aria, nonostante le iniziative assunte in questi anni, rappresenta ancora un problema e ancor più preoccupano le conseguenze dell’inquinamento atmosferico sulla salute. A Milano si registrano ancora concentrazioni di inquinanti al di sopra dei limiti europei e di quelli consigliati dall’Oms: nel 2015, sono stati 101 i giorni di superamento del Pm10, contro i 35 ammessi; 26 degli NO2 contro i 18 ammessi.

Per quanto negli ultimi anni il dato sia in progressivo miglioramento (meno 20 per cento), il cambiamento climatico in corso renderà ancora più sfidante lo sforzo di ridurre al minimo le emissioni inquinanti. È uno scenario di cui dobbiamo essere tutti consapevoli.

Per questo, Milano deve puntare sull’efficienza energetica degli edifici, accelerare il percorso di efficientamento energetico e di riqualificazione edilizia degli edifici e degli impianti pubblici, indirizzando a questo obiettivo le risorse europee e nazionali. Il Comune deve puntare a trasformare gli involucri e le caldaie degli edifici pubblici, con particolare attenzione alle scuole e a quelli ancora alimentati a gasolio.

Nell’edilizia privata, occorre puntare alla riqualificazione edilizia ed energetica del patrimonio abitativo privato e incentivare il ricorso a programmi di efficienza energetica come “Esco” e al finanziamento tramite terzi. Dobbiamo creare le condizioni, anche alleandoci con il sistema finanziario, per cui i cittadini milanesi percepiscano la convenienza di questi interventi. Dobbiamo investire in importanti campagne di informazione, a cittadini, amministratori di condominio e progettisti.

Il Comune deve orientare la campagna di controllo delle caldaie comunali, assumendo un ruolo di stimolo alla sostituzione degli impianti più inquinanti (gasolio), informando i condomini sulle convenienze economiche e sulle opportunità fiscali, facilitando l’incontro tra domanda e offerta di servizi (auditori energetici, Esco) e tecnologie (pompe di calore).

Vorrei mettere a punto un mix di premialità fiscali e incentivi esistenti allo scopo di facilitare le ristrutturazioni energetiche da parte dei privati.

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Foto della Madonnina in cima al Duomo di Milano scattata nel dicembre del 2015, anno in cui i livelli di polveri sottili Pm10 nella città hanno superato i limiti di legge per 101 giorni © Marco Bertorello/AFP/Getty Images

Mobilità. Car sharing elettrico, bike sharing a pedalata assistita e scooter sharing sono iniziative già attive a Milano. Cosa farà la sua amministrazione per migliorare la mobilità sostenibile? E quale futuro per l’Area C?
Milano ha fatto grandi passi in avanti in materia di trasporto pubblico e della mobilità sostenibile. Il trasporto pubblico locale è aumentato: più linee, più chilometri, più velocità commerciale, così come è cresciuta la mobilità condivisa. Rimane centrale l’obiettivo di ridurre la dotazione di auto per abitante: ridurre il numero di auto significa più vivibilità, meno traffico e meno occupazione di spazio pubblico.

Nel complesso, rispetto al 2011, tutti gli indicatori relativi alla mobilità in città sono migliorati. In futuro, la conclusione dei lavori della nuova linea metropolitana ed il prolungamento di quelle esistenti offrirà a Milano un nuovo sistema di mobilità.

Molte cose rimangono da fare a favore della mobilità sostenibile, ponendo degli obiettivi anche quantitativi. Proponiamo infatti di migliorare del 10 per cento i tempi di percorrenza del Tpl e arrivare al 20 per cento della quota di mobilità ciclabile (oggi al 6 per cento) per ridurre il livello delle emissioni inquinanti, far crescere lo spazio pubblico a disposizione dei pedoni e della mobilità attiva.

 

 

L’Area C va sviluppata, non necessariamente con l’allargamento, ma con un aumento della sua efficacia, tenendo conto delle evoluzioni e delle dinamiche della mobilità cittadina. Diventa centrale la riflessione sui mezzi privati in entrata (600mila al giorno) e sul traffico merci che ancora oggi impatta fortemente sulla città. Strumenti essenziali sono la creazione di una Low emission zone (Lez), un sistema di regole e controlli che riduca la circolazione dei mezzi più inquinanti, la tariffazione di ingresso in città e il potenziamento del trasporto suburbano. Una delle sfide dei prossimi anni riguarda la mobilità elettrica, da sostenere, incentivare, abilitare con investimenti nelle dovute infrastrutture.  

La bicicletta può essere lo strumento principe della mobilità cittadina, come già accade in città europee simili a Milano per dimensioni e caratteristiche. Si può sviluppare la ciclabilità attraverso diverse linee di azione: migliorare la sicurezza partendo dalla coabitazione tra auto e bici nei quartieri a velocità ridotta; realizzare percorsi ciclabili, con adeguata pavimentazione, negli assi di penetrazione e nei percorsi di collegamento; creare infrastrutture per la sosta (bicistazioni per l’interscambio modale). Occorre anche rendere più facile il trasporto delle bici sui mezzi pubblici, incentivare l’uso della bici per gli spostamenti casa-lavoro, casa-scuola, stimolare la bikenomics e la logistica ciclabile.  

Milano, in questi anni, con le sue scelte, ha determinato un cambio culturale: si è cioè iniziato un percorso di cambiamento dei comportamenti individuali passando dall’auto di proprietà come necessità inevitabile, a un uso diverso del mezzo proprio, sempre più facilmente sostituibile dal trasporto pubblico locale, dai mezzi in sharing, dalle biciclette, proprie o condivise. È un cambio di paradigma su cui intendo continuare ad investire, anche incentivando attraverso voucher e maggiori sconti l’utilizzo di car sharing e bike sharing per studenti e neo patentati.  

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Il servizio di bike sharing della città di Milano, BikeMi © Marka/UIG via Getty Images

Energia. Sono tanti gli esempi che hanno dimostrato che è possibile abbandonare i combustibili fossili, investendo su efficienza e rinnovabili. Come vorrebbe venisse “illuminata” la città metropolitana di Milano nel prossimo futuro?
Anche in questo campo, quello della pubblica illuminazione, la città di Milano ha rappresentato un esempio virtuoso, un modello da seguire. La completa sostituzione dei vecchi sistemi di illuminazione della città con lampade Led ha significato riduzione dei consumi elettrici, dei costi per la pubblica amministrazione e delle emissioni di CO2 in atmosfera.  

Un’operazione condotta in breve tempo e con il coinvolgimento della utility pubblica A2A. L’esempio milanese potrebbe essere utile per gli altri 133 comuni che compongono la Città metropolitana di Milano di cui, se sarò eletto, sarò il Sindaco metropolitano.  

Il pubblico può dare l’esempio, ma per fare massa critica anche su questo fronte servono che siano i privati (cittadini e imprese) a mobilitarsi. Dobbiamo rendere più semplice effettuare investimenti in piccoli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Lavoreremo per semplificare i processi autorizzativi in questo senso.  

Milano può diventare il principale centro di sperimentazione europeo di nuove tecnologie a finalità ambientale. L’internet delle cose può e deve essere sviluppata anche in questo senso. Immagino un programma ad hoc per attirare imprese, investimenti e talenti per lavorare in questa direzione. Gli edifici del Comune saranno a disposizione per testare nuove soluzioni e sono sicuro che anche molte famiglie si faranno coinvolgere in questa avventura.  

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La foto scattata dall’astronauta Samantha Cristoforetti dalla Stazione spaziale internazionale nel 2015 mostra Milano dopo la transizione a Led © deejay.it

Consumo di suolo. Il parlamento italiano ha di recente approvato la legge per porre fine alla cementificazione entro il 2050. Come pensa di agire per dar seguito alla norma e dare una nuova destinazione a aree inutilizzate o un nuovo utilizzo a vecchi edifici?
Il nuovo Piano di governo del territorio offrirà una straordinaria possibilità di indicare le future trasformazioni urbanistiche per Milano. Una metropoli che punta sulla rigenerazione urbana e, in breve tempo, al consumo di suolo zero.  

L’intervento sugli scali ferroviari rappresenta una formidabile occasione di ricucire parti di città, favorire la mobilità sostenibile, ricostruire infrastrutture verdi, generare un mix di funzioni e creare relazioni forti con l’area metropolitana milanese. Molto lavoro è già stato fatto: ora, in tempi certi, occorre migliorare il progetto e approvarlo in consiglio comunale. Grazie a questi interventi Milano potrà contare su un milione di metri quadri di verde in più. Si tratta di un investimento per il futuro. Dobbiamo dirlo con forza.  

Anche il futuro delle ex caserme rappresenta un’occasione eccezionale di trasformazione della città. Milano si propone come modello di riferimento europeo per la rigenerazione urbana di tipo diffuso. Guardate a quello che è stato fatto con la Darsena e l’area Ex Ansaldo. Questa stessa attenzione alla qualità degli spazi pubblici deve diventare pervasiva di tutta la città.  

Non dobbiamo pensare solo a “meno cemento” però. Dobbiamo essere capaci di investire in nuovo verde urbano. In questi anni Milano ha scoperto orti e giardini condivisi. Sono pratiche che mi impegno a continuare a promuovere. Ma voglio fare di più. Vorrei, tra cinque o dieci anni, essere ricordato come il Sindaco dei tetti verdi. Provate ad immaginare di fotografare Milano dall’alto tra qualche anno. In che città vivremmo se un tetto su cinque fosse ricoperto di verde?  

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La nuova Darsena di Milano, poco prima della riapertura nell’aprile del 2015. Un lavoro di riqualificazione durato 18 mesi e costato 20 milioni di euro © Matteo Valle/Getty Images

La Milano che verrà. Come si immagina questa città tra 20 anni?
Immagino una città sempre più a vocazione internazionale, competitiva con le altre metropoli europee, capace di attrarre investimenti per un sviluppo sostenibile di Milano in campo economico, sociale e ambientale. Una città che ancor più di oggi sia volano economico del Paese, luogo di sperimentazione di nuove forme di lavoro e attività. Una città aperta ed inclusiva, che non lasci indietro nessuno.

 


Penso anche a una città che faccia pace con l’ambiente: una città resiliente, capace di affrontare le difficili sfide poste dai cambiamenti climatici; una città con un’aria respirabile, ricca di verde, con migliaia di metri quadrati di tetti verdi per combattere le isole di calore urbano. Una città in cui il verde abbia una dimensione urbana e una connessione metropolitana, attraverso il sistema dei parchi urbani in connessione con i parchi metropolitani. Una città, insomma, capace di affrontare le principali sfide contemporanee rappresentate dai cambiamenti climatici e dal superamento di un sistema energetico basato sulle fonti fossili.

C’è un progetto che sintetizza tutti questi aspetti in modo incredibile: la riapertura dei Navigli. Un sogno che coltivo da tempo e che porterebbe la città a cambiare volto, soprattutto nelle nostre periferie. Proporrò ai milanesi un piano di intervento dettagliato, con costi e coperture. Saranno i cittadini a scegliere se intraprendere questo cammino, attraverso un referendum municipale entro la fine del 2017.

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