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La sontuosa Bibliothèque Richelieu di Parigi rimessa a nuovo
Se il proverbiale “topo di biblioteca”, così spesso evocato dalle frecciatine ironiche, tentasse di immaginare un luogo tanto appetibile quanto il centro del metaforico pezzettino di formaggio, difficilmente troverebbe al mondo un equivalente più esatto della rinata Bibliothèque Richelieu-Louvois. È proprio qui che affonda le sue secolari radici il nucleo seicentesco di una delle principali
Se il proverbiale “topo di biblioteca”, così spesso evocato dalle frecciatine ironiche, tentasse di immaginare un luogo tanto appetibile quanto il centro del metaforico pezzettino di formaggio, difficilmente troverebbe al mondo un equivalente più esatto della rinata Bibliothèque Richelieu-Louvois.
È proprio qui che affonda le sue secolari radici il nucleo seicentesco di una delle principali biblioteche del mondo, ovvero la celebre Bibliothèque nationale de France, che i parigini, patiti degli acronimi, correntemente designano come la Bnf (be-en-ef).
Se infatti negli ultimi anni la comunità degli studiosi e dei frequentatori abituali si è prevalentemente concentrata nella più recente delle quattro sedi, quella avveniristica di Tolbiac (le altre tre sono Arsenal, Opéra e, appunto, Richelieu) voluta da Mitterrand e inaugurata nel 1996, la culla originaria della più mastodontica biblioteca di Francia si situa proprio tra il Louvre e Les Halles, nel secondo arrondissement, e la sua fondazione risale all’epoca del Re Sole.
Oggi il prezioso complesso di edifici storici realizzati da alcune archistar dell’epoca tra le quali Henri Labrouste, Jean-Louis Pascal e Alfred Recoura, è tornato agli antichi splendori dopo oltre sei anni di restauri, riaprendo l’accesso al pubblico con un ampio programma di iniziative culturali ad hoc, precedute, appena un paio di mesi fa, dalla cerimonia inaugurale officiata dal Presidente Hollande in persona.
La storia della Bibliothèque Richelieu
Il primo impulso alla creazione della monumentale raccolta da cui avrebbe tratto origine la Bnf provenne niente meno che da Colbert, il potente ministro delle finanze di Luigi XIV, deciso a riorganizzare ed ampliare la preesistente biblioteca reale, la cui origine risale addirittura al 1368 e all’iniziativa di re Carlo V, che ovviamente custodiva i volumi nella residenza monarchica del Louvre.
Nel corso dei secoli le collezioni si accrebbero e cambiarono collocazione, ad esempio quando vennero in parte trasferite dal Castello di Blois o da alcune sale del Louvre al comprensorio di edifici situati tra la rue Vivienne e, appunto, la rue Richelieu.
Sarà poi in seguito alla Rivoluzione e al crollo definitivo dell’Ancien Régime che la Bibliothèque du roi (biblioteca del re) verrà ascritta al patrimonio collettivo della République e pertanto ridenominata Bibliothèque nationale (biblioteca nazionale), non prima di essersi significativamente arricchita dei patrimoni librari provenienti dalle espropriazioni inflitte agli aristocratici.
Oggi il rinato sito Richelieu-Louvois accoglie 1 milione e 700mila documenti – ovvero collezioni e riviste di archeologia e storia dell’arte – appartenenti all’Istituto nazionale di storia dell’arte, oltre ai 150mila volumi dell’École nationale des chartes (l’organismo che forma i dirigenti delle biblioteche statali) nonché, dulcis in fundo, i ben 20 milioni di volumi provenienti da alcune delle collezioni specializzate della Bnf, cioè fotografie, arti visive, monete, medaglie, spartiti musicali, manoscritti e antichità.
Ma soprattutto la biblioteca diventa molto più ampiamente fruibile, in tutto il suo rinnovato fascino architettonico, grazie all’offerta di 400 postazioni di lettura aperte al pubblico.
Un progetto a lungo termine da completare entro il 2020
Lo studio parigino Bruno Gaudin & Virginie Brégal architectes ha coordinato l’imponente operazione di restauro rinnovando 30mila dei 58mila metri quadrati di estensione dell’edificio e riportando agli antichi splendori spazi assai suggestivi, quali ad esempio la Salle Labrouste, la Rotonde des Arts du Spectacle, la galleria ottocentesca creata da Auguste Rondel e numerosi altri (un video che sintetizza i risultati dei lavori è scaricabile a questo link).
L’insieme degli interventi effettuati sinora, nell’arco degli scorsi sei anni, ha rappresentato però soltanto la prima e più laboriosa fase di un progetto complessivo che giungerà a integrale compimento nel 2020, data di conclusione dei lavori grazie ai quali verrà restaurata anche la restante metà dell’edificio, cioè quella situata a ridosso della rue Vivienne, e sarà inoltre creato un apposito museo in cui verranno esposti alcuni esemplari pregiati della collezione.
Il budget a disposizione è ovviamente proporzionato alla poderosa entità dell’impresa: 232 milioni di euro, l’80 per cento dei quali forniti dal ministero della Cultura e della Comunicazione e il restante 20 per cento da quello dell’Insegnamento Superiore e della Ricerca, cui si aggiungono i 20 milioni stanziati dalla stessa Bnf e ricavati sia da fondi propri sia dalle donazioni dei mecenati.
Del resto, l’intera vicenda che coinvolge la Bibliothèque Richelieu e il contagioso entusiasmo con cui Parigi ha salutato la sua riapertura confermano almeno un paio di tratti tipici dei nostri cosiddetti “cugini d’Oltralpe”, ovvero una visione meravigliosamente gaudente della cultura in tutte le sue molteplici forme espressive, nonché una percezione assai precisa e rigorosa di come l’istruzione e il sapere assolvano funzioni civili e sociali così imprescindibili da meritare cospicui investimenti pubblici e privati.
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