L’inverno non è un buon motivo per smettere di pedalare, anzi. Dal motore alla batteria, passando per i principali marchi, ecco i nostri consigli per scegliere l’e-bike.
Bicicletta made in Italy, nel 2021 nuovi record per l’economia
Grazie all’artigianato la bike economy vola. Nel 2021 la bicicletta made in Italy tocca nuovi record, lo conferma il Rapporto Artibici di Confartigianato.
Continua la corsa della bike economy italiana che nei primi otto mesi del 2021 arriva a superare del +8,8 per cento il livello pre-crisi del corrispondente periodo del 2019, dimostrandosi come uno dei settori più interessanti e in crescita della manifattura e dell’artigianato. È quanto emerge dal Rapporto Artibici 2021 presentato a Erba (Como) nell’ambito della Mostra dell’Artigianato durante una tavola rotonda in cui si è analizzata la filiera della bicicletta, non solo per cercare di fotografare il mercato presente in maniera puntuale ma anche per comprenderne le tendenze future.
Con i dati alla mano, possiamo di sicuro affermare che nonostante la pandemia – anzi per certi aspetti potremmo dire “a causa della pandemia” – la bicicletta risulta l’asso nella manica del settore, il comparto capace di adattarsi e rispondere ai nuovi bisogni emersi. Un crescendo che interessa non solo la produzione ma anche la svolta verso la mobilità attiva che abbraccia i temi ambientali, turistici, della salute e del benessere.
Export: 3,3 biciclette al minuto vendute all’estero
In crescita anche l’export che registra un importante +30,1 per cento rispetto al periodo pre-pandemia. Come sottolinea Enrico Quintavalle, responsabile Ufficio studi di Confartigianato imprese, “la bicicletta si dimostra un comparto particolarmente resiliente aumentando le esportazioni anche nel 2020 mentre nella quasi totalità dei settori manifatturieri si sono registrate pesanti cadute”. Con 1.747.485 pezzi venduti al ritmo di 3,3 biciclette al minuto, l’Italia dal 2019 torna a essere il primo esportatore europeo davanti a Portogallo e Paesi Bassi. In altre parole mentre sorseggiamo un caffè, più di tre biciclette figlie della tradizione e della maestria nostrana partono per un viaggio che le porterà a raggiungere qualche angolo del globo dove il made in Italy è da sempre garanzia di qualità.
Dall’Italia infatti non escono dei semplici mezzi a due ruote ma molto spesso pezzi unici fatti su misura che si contraddistinguono per l’artigianalità, la manualità e la cultura che rappresentano. Colnago, Bianchi, Olmo, Daccordi, Cinelli, Wilier Triestina e molti altri giovani artigiani, non si contano i marchi che godono di fama internazionale, che hanno fatto la storia di questo mezzo e che continuano a rimanere punti di riferimento per design, ricerca e innovazione.
Si esporta soprattutto in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito e anche la domanda di e-bike è più che raddoppiata rispetto agli anni precedenti. Un altro dato interessante che può stupire i non addetti ai lavori riguarda le selle: siamo saldamente i primi in classifica per l’esportazione con una quota del 65,2 per cento del totale Ue.
La bicicletta italiana è ancora un prodotto artigianale
In Italia si contano 3.323 imprese che danno impiego a 7.384 addetti per un fatturato di un miliardo di euro tra produzione, noleggio e riparazioni. Colpisce il fatto che nella filiera della bicicletta, secondo il rapporto di Confartigianato, il 61 per cento delle imprese siano artigiane. Tra le nostre mani c’è un capitale di competenze, storia e reputazione da salvaguardare e valorizzare. Le regioni a maggiore vocazione artigianale sono Trentino-Alto Adige, Veneto ed Emilia-Romagna mentre le province maggiormente specializzate sono Bolzano, Ferrara, Lodi, Padova, Ravenna, Rimini, Treviso, Forlì-Cesena, Modena e Cremona. Come rimarcato nel rapporto Artibici 2021, si tratta di territori in cui c’è una maggiore densità di piste ciclabili, un dato rilevante per comprendere il legame fra domanda e offerta che si sviluppano in maniera armonica.
Il mercato cresce se la mobilità attiva viene incentivata anche grazie a politiche che la favoriscono; occorre rendere le strade più sicure e creare consapevolezza nelle persone perché si arrivi a utilizzare maggiormente la bicicletta, optando quindi per una scelta sostenibile e salutare. “Sul piano della cultura e dell’orientamento green della popolazione italiana c’è un grande potenziale, si può fare ancora molto. Il tema della sicurezza stradale da questo punto di vista è rilevante”, ha commentato Enrico Quintavalle.
Innovazione e sostenibilità. Di necessità virtù
Dopo essersi frammentata e allargata su scala mondiale (dall’Asia in particolare arriva la componentistica), l’intera produzione sta provando a far ritorno in Italia. Stiamo quindi assistendo a una tendenza incoraggiante e positiva legata a problematiche emerse con la Covid-19. Infatti, la rottura delle catene globali del valore e la bolla dei prezzi delle materie prime dovute alla pandemia hanno costretto il settore delle due ruote ad invertire la rotta. Dal 2020 i prezzi dei metalli di base sono infatti cresciuti in termini esponenziali e le commodities energetiche sono più che raddoppiate (+136,1%). La filiera della bicicletta vuole rispondere a queste criticità “accorciandosi” ovvero orientandosi verso una maggiore “regionalizzazione” delle produzioni che consenta di garantire l’approvvigionamento di materiali e limitare i costi.
Perché la bike economy fa bene a persone e ambiente
Finora abbiamo parlato della crescita del settore produttivo senza considerare direttamene il valore economico derivato dall’uso della bici ovvero i benefici per l’ambiente, i vantaggi per la salute da intendersi come risparmio del settore sanitario, il minor consumo di carburante e quindi la riduzione di inquinamento e rumore. Anche questi sono i lati positivi della bike economy rimarcati dalla European cyclist federation e dall’Oms che però vengono evidentemente ancora sottovalutati in Italia sia dalle istituzioni – che dovrebbero incentivare maggiormente l’uso della bici – sia dai cittadini stessi. Il rapporto Artibici 2021 ci mostra infatti una classifica riguardante l’uso delle due ruote in Europa: su 83 città prese in esame, Roma compare all’ultimo posto. A risollevarci il morale e restituirci delle speranze arrivano però i numeri legati al Pnrr che tra le altre cose si prefigge un incremento della mobilità attiva e una maggiore attenzione ai temi dell’ambiente e della sostenibilità.
Sono previsti infatti 365 chilometri di nuove piste ciclabili urbane e metropolitane e altri 1.235 chilometri volti a potenziare 10 ciclovie turistiche. Il 50 per cento delle risorse sarà destinato alle regioni del Sud per un necessario riequilibrio territoriale. Come conferma il rapporto di Artibici, l’economia legata alla bicicletta avrà un ruolo importante nell’ottica dello sviluppo sostenibile e dell’ammodernamento di un paese, il nostro, che non potrà fare a meno di muoversi di più, consumando di meno.
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