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Biosphera 2.0, la casa in materiali naturali che si adatta ai suoi abitanti
In soli 25 mq si fondono materiali e tecnologie. Uomo e abitazione qui diventano un tutt’uno, primo esempio di casa passiva che monitora i parametri ambientali e fisiologici.
Non ha bisogno di allacciamenti Biosphera 2.0, la prima casa passiva a consumi di energia pari a zero, inaugurata a Courmayeur a marzo 2016 e che ha girato altre sette città italiane, ultima tappa a Bolzano fino a fine gennaio 2017. Un modulo abitativo di 25 metri quadrati, autosufficiente dal punto di vista energetico e capace di mantenere un comfort abitativo costante durante tutto l’anno, qualunque sia il clima all’esterno.
Cos’è Biosphera 2.0
Si tratta del primo esperimento di casa passiva itinerante: per testare le performance del modulo abitativo, Biosphera 2.0 si è spostato letteralmente attraverso otto località, passando dai -15 gradi di Courmayeur in inverno ai quasi 40 di Rimini in estate. 12 mesi durante i quali si sono monitorati i parametri ambientali esterni ed interni della casa e anche quelli fisiologici dei suoi abitanti. Perché il comfort abitativo è l’obiettivo ultimo di questo progetto: l’uomo al centro del suo habitat, ovvero la casa.
“Biosphera nasce da un’idea quasi poetica”, spiega Mirko Taglietti, fondatore dell’impresa edile Aktivhaus e padre del progetto. “Che esiste la possibilità di rimanere scollegati da gas ed energia elettrica e vivere comunque in una situazione di quello che viene definito comfort abitativo”. Un ambiente quindi con temperature costanti, qualità dell’aria elevata, luce solare, materiali naturali.
A questo risultato si è giunti grazie a un workshop al quale hanno partecipato oltre 100 studenti di architettura di tutta Italia, organizzato in collaborazione con il Politecnico di Torino Dipartimento di Architettura e Design, l‘Università della Valle d’Aosta e da istituti e agenzie come Zephir – Passivhaus Italia, Minergie e da società come Aktivhaus e Vallée d’Aoste structure.
Un’indagine sulla casa del futuro
Biosphera 2.0 è così capace di mantenere una temperatura interna di 21 gradi centigradi d’inverno e di 25 gradi d’estate senza l’intervento di energia esterna. Senza però rinunciare a tutti i servizi che deve avere un’abitazione: soggiorno, cucina, bagno, camera da letto.
Ma la vera rivoluzione del progetto è quella che concerne il monitoraggio della qualità della vita degli abitanti all’interno della casa. “Gli occupanti sono dotati di un braccialetto indossabile (nato per il monitoraggio dell’epilessia, ndr) in grado di misurare parametri quali la frequenza cardiaca, il volume del sangue, la temperatura e quella che viene chiamata l’attività elettrotermica”, continua Taglietti. A seconda del variare di questi parametri si genera quello che viene definito oggettivamente come benessere emotivo o stress. “Mettiamo in relazione i parametri tra l’abitazione e le sue prestazioni e le sensazioni dell’essere umano che la abita”.
Non solo, la casa misura anche gli stress ambientali registrati in città come Milano e Torino, valutando i livelli di inquinamento atmosferico e acustico e arrivando a dare dei valori di riferimento in base al luogo dove Biosphera 2.0 si trova.
La casa, i materiali, la tecnologia
Illuminazione a Led, cucina a induzione, elettrodomestici, riscaldamento e raffrescamento, impianto fotovoltaico e termico. Tecnologie scelte per rendere autosufficiente il modulo e rispettare i parametri di certificazione per gli edifici passivi. Un cuore tecnologico gestisce l’energia in entrata grazie a una batteria a sali fusi e una pompa di calore che controlla i flussi di calore e raffreddamento.
La struttura portante è stata realizzata in legno, precisamente X-Lam, rigorosamente certificato Pefc – proveniente da abeti italiani da filiera sostenibile. Per l’isolamento e la copertura esterna è stata utilizzata lana di roccia Rockwool che dà all’esterno quell’effetto “metallizzato”. “Come azienda abbiamo sempre puntato sull’efficienza energetica e creduto nel concetto di casa passiva”, spiega l’architetto Alessandro Sibille della promozione tecnica di Rockwool. “Per questo motivo abbiamo partecipato alla realizzazione di Biosphera perché crediamo che questo modello costruttivo debba diventare alla portata di tutti, anzi dovrebbe essere alla portata proprio dell’utenza più svantaggiata. Ovvero quella che ha più bisogno di comfort e risparmio energetico”. Per questo è stato utilizzato un cappotto e il rivestimento a facciate ventilate, una delle soluzioni proposte dall’azienda. “Biosphera è un fantastico ambasciatore di benessere ambientale”, conclude Sibille.
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