Le proteste in solidarietà al movimento Black lives matter fanno luce su un passato scomodo, fatto di figure storiche celebrate con statue e monumenti.
Durante il mese di giugno in tutto il mondo molte persone sono scese in piazza per dimostrare sostegno al movimento Black lives matter, dopo la morte di George Floyd, un uomo nero ucciso il 25 maggio dalla polizia a Minneapolis, negli Stati Uniti. In risposta all’ondata di proteste, una parte significativa dell’attenzione mediatica si è concentrata sull’abbattimento e lo sfregio di statue che hanno legami con la storia razzista degli Stati Uniti così come di altri paesi. Queste manifestazioni hanno suscitato molte polemiche. Se da un lato hanno acceso un dibattito produttivo e un cambiamento positivo, dall’altro sono state strumentalizzate per distogliere l’attenzione dagli obiettivi reali del movimento e per suscitare sentimenti negativi verso i manifestanti.
Black lives matter, il contesto
Il movimento Black lives matter (Blm) è stato fondato nel 2013 negli Stati Uniti dopo che l’uomo che ha ucciso Trayvon Martin, un diciassettenne afroamericano disarmato, è stato prosciolto da tutte le accuse. L’obiettivo del Blm è “di sradicare la supremazia bianca e di creare strutture locali per intervenire nei casi di violenze inflitte da parte dello stato e dei vigilanti nei confronti delle comunità nere”.
In questi sette anni molti manifestanti hanno marciato sotto la bandiera del movimento, specialmente in risposta a casi di brutalità da parte della polizia e in generale di violenza razzista. Episodi recenti, tra i quali gli omicidi di GeorgeFloyd,Rayshard Brooks, Breonna Taylor e Ahmad Aubury, e l’impatto del coronavirus che ha riguardato soprattutto le minoranze, come le comunità nere, hanno portato all’ondata di proteste, diversa da quelle precedenti per la sua partecipazione di massa.
Il movimento Blm punta anche all’inclusività e al sostegno di altri gruppi marginalizzati. Questo principio è diventato evidente con l’aumento di visibilità del movimento Black trans lives matter che ha organizzato proteste dopo gli omicidi di Riah Milton, Dominique “Rem’Mie” Fells e Tony McDade.
Questi omicidi non sono casi isolati negli Stati Uniti, dove il razzismo sistemico e la violenza della polizia sono fonti costanti di ingiustizia e oppressione. Le proteste recenti esprimono rabbia e insoddisfazione diffuse e hanno avuto molto seguito in tutte le città principali e in migliaia di centri urbani minori. Da tutto il mondo è arrivata molta solidarietà verso i manifestanti americani, ma è stata l’occasione per richiamare l’attenzione sulle ingiustizie causate dal razzismo istituzionale in altri paesi.
Una pratica frequente durante le proteste Blm è stata la rimozione o l’imbrattamento delle statue, un gesto simbolico molto potente che ha preso di mira monumenti che celebrano figure storiche con visioni razziste e che hanno contribuito attivamente all’oppressione di gruppi emarginati e al razzismo istituzionale.
Abbattere le statue
Stati Uniti
Nei primi giorni di protesta sono state abbattute, bruciate e deturpate decine di statue e monumenti di leader politici e militari degli stati confederati d’America. La confederazione ha lottato contro l’abolizione della schiavitù e nel Diciannovesimo e Ventesimo secolo tutti gli stati che ne facevano parte hanno applicato politiche razziste e hanno incrementato la segregazione e l’oppressione dei neri per molti anni dopo l’abolizione della schiavitù.
I dimostranti di Black lives matter hanno poi ampliato il campo d’azione, per esempio rimuovendo le statue di Cristoforo Colombo e di altri colonizzatori legati al genocidio dei popoli nativi americani, come Juan de Oñate e Junípero Serra. Ciò ha portato alla rimozione di diverse statue di ex presidenti degli Stati Uniti, in alcuni casi per mano delle autorità: George Washington, Andrew Jackson, Thomas Jefferson e Ulysses S. Grant possedevano schiavi e hanno attivamente sfrattato i nativi americani dalle loro terre. La statua di Theodore Roosevelt a New York invece lo ritrae a cavallo, seguito a piedi da un uomo nero e un nativo americano, cosa che secondo il sindaco della città Bill de Blasio “ritrae esplicitamente le persone indigene e di colore come assoggettate e razzialmente inferiori”.
Protestors in Washington, D.C. tearing down a statue of Andrew Jackson, the president responsible for the Trail of Tears and a hero to President Trump. Video courtesy of @jonathanchase_ pic.twitter.com/MH2t4m7MT9
Si è parlato molto della rimozione delle statue anche nel Regno Unito dopo che il 7 giugno a Bristol dei manifestanti hanno abbattuto la statua di Edward Colston. Come molti altri inglesi benestanti nel Diciottesimo e Diciannovesimo secolo, anche Colston era profondamente coinvolto nella tratta degli schiavi sull’Atlantico, ma le sue attività filantropiche hanno permesso che venisse commemorato diffusamente; la sua statua, dopo essere stata abbattuta, è stata gettata nel porto della città.
Pochi giorni dopo a Londra, le autorità hanno rimosso la statua del commerciante di schiavi scozzese Robert Milligan e hanno pianificato la rimozione di altri monumenti nella capitale e in altre città, come le statue in onore di del sostenitore della supremazia dei bianchi Cecil Rhodes all’Oriel College di Oxford, monumenti che sono già stati al centro di polemiche durante le proteste “Rhodes must fall” (Rhodes deve cadere) sorte in Sudafrica nel 2015. I manifestanti a Londra hanno anche deturpato la statua di Winston Churchill a Parliament square, che è stata successivamente rinchiusa in una scatola di legno per evitare ulteriori danni.
In Belgio i manifestanti hanno bruciato e deturpato diverse statue e monumenti in onore di re Leopoldo II, che ha regnato sullo stato libero del Congo dal 1885 al 1908. Per tutta la durata dell’occupazione il re ha trattato questa regione come una sua proprietà privata, commettendo terribili atrocità contro gli abitanti.
Nello stato in quel periodo sparirono tra i cinque e i dieci milioni di persone. In Francia, a Parigi i manifestanti hanno imbrattato diverse statue dell’era coloniale dedicate all’intellettuale illuminista Voltaire, la cui ricchezza in parte derivava dalla tratta degli schiavi, e di Hubert Lyautey, un generale che amministrò diverse colonie francesi. In Italia ci sono state diverse manifestazioni Black lives matter in molte città principali. A Milano attiviste e attivisti hanno versato della vernice rossa sulla statua di Indro Montanelli, scrittore e giornalista che aveva sostenuto idee fasciste e che era stato comandante durante l’invasione italiana dell’Etiopia, dove aveva anche comprato una bambina di dodici anni chiamata Destà.
Il potere dell’istruzione
Il filo conduttore che unisce tutti questi esempi è il desiderio di confrontarsi con il passato coloniale di molti paesi occidentali. Tra le risposte alle proteste Blm in molti paesi europei compare spesso il confronto con gli Stati Uniti, dove lo schiavismo era più presente e dove ancora oggi la violenza della polizia ha una portata maggiore. Però è importante riconoscere il fatto che la maggior parte degli stati europei ha tratto benefici diretti dallo schiavismo e che lo status attuale di potenze a livello mondiale dipende dalle molte ricchezze accumulate anche attraverso il colonialismo. Inoltre la violenza della polizia nei confronti delle minoranze è un serio problema in Europa, quindi è importante ricordare che le proteste al di fuori degli Stati Uniti non sono state solo solidali, ma hanno cercato anche di dare visibilità a questi problemi, approfondendo il passato scomodo di figure storiche celebrate con statue e monumenti.
Nel Regno Unito, per esempio, ora c’è una forte spinta per riformare il sistema educativo perché la storia coloniale del paese venga affrontata con più chiarezza nei piani di studi. Viene messa in discussione anche la figura di Winston Churchill, celebrato per aver guidato il paese durante la Seconda guerra mondiale, è forte la richiesta di un approccio critico a questa figura le cui opinioni e azioni politiche razziste vengono raramente criticate. Per fare un esempio, la politica imperialista condotta sotto Churchill causò una carestia in Bengala, in India, che provocò la morte di milioni di persone.
Una migliore istruzione sulla storia colonialista e imperialista è un passo importante per iniziare ad affrontare il razzismo sistemico contro cui si battono gli attivisti Blm, e tutti i paesi potrebbero trarre beneficio da un cambiamento di questo tipo nel proprio sistema educativo. A questo proposito affrontare il problema delle statue più essere letto come un metodo più semplice e diretto per educare la popolazione sul passato coloniale del proprio paese e per generare un dibattito e un cambiamento positivo in ambiente pubblico.
Le critiche alla rimozione delle statue e le controproteste
Sebbene la rimozione delle statue sia legata al desiderio di incoraggiare un approccio più critico alla storia, questa pratica è stata criticata da più parti. Le persone che disapprovano il deturpamento e l’abbattimento delle statue spesso citano l’illegalità di queste pratiche, e sono stati pubblicati anche articoli che sostengono che la rimozione delle statue (anche da parte delle autorità) equivarrebbe a un desiderio di nascondere o negare una parte della storia.
Negli Stati Uniti e nel Regno Unito si sono tenute anche delle contro-manifestazioni organizzate da attivisti dell’estrema destra e sostenitori della supremazia bianca. Anziché contestare le idee al centro del movimento Black lives matter, questi gruppi utilizzano l’argomentazione della protezione di statue e monumenti per mascherare le loro idee fondamentalmente razziste. In questo momento assistiamo anche a un aumento dei materiali diffusi dai gruppi di estrema destra che stanno sfruttando la popolarità del dibattito sulla rimozione dei monumenti per cercare di ampliare e radicalizzare i propri sostenitori.
Statue “in prescrizione”?
Una soluzione alternativa alla rimozione di statue e monumenti spesso citata è l’aggiunta di targhe e placche in grado di delineare la storia delle persone rappresentate. Sa da un lato questa pratica potrebbe forse costituire un miglioramento, i sostenitori della rimozione affermano che il trasferimento delle statue nei musei è una soluzione più efficace. Sostengono che la collocazione delle statue in spazi pubblici tenda a suggerire una celebrazione della persona ritratta e che è molto più probabile che gli avventori dei musei leggano le targhe esplicative piuttosto che i passanti.
Un’altra soluzione, proposta da Yasmeen Serhan in un articolo sul giornale Atlantic, è l’istituzione di una “prescrizione per le statue” che consiste in una revisione periodica delle statue e dei monumenti negli spazi pubblici, grazie alla quale le statue che risultano non idonee possano essere sostituite. Un esempio di questa pratica già lo vediamo a Londra, dove il sindaco Sadiq Khan ha creato una task force per valutare tutte le statue della capitale britannica.
Ascoltare le voci dei neri
Le proteste hanno iniziato a spegnersi negli ultimi giorni e i media sono rapidamente passati ad altri temi, ma è importante non perdere la consapevolezza dei problemi strutturali affrontati dal movimento Black lives matter. Le diverse comunità di neri e di altre minoranze etniche non solo hanno più probabilità di essere prese di mira dalla polizia, ma vivono quotidianamente anche uno svantaggio economico e una discriminazione sistematica, inoltre sono state colpite in maniera sproporzionata dalla pandemia di Covid-19. Quindi il dolore e la rabbia che si fanno sentire all’interno di queste comunità quando gli oppressori del passato vengono celebrati e quelli e del presente restano impuniti sono senza dubbio giustificati e la rimozione di simboli del potere razzista dovrebbe essere celebrata.
We cheered when Saddam Hussein's statue was toppled in Iraq after only decades as a dictator, so why object to the toppling of #EdwardColston's 1895 statue in Bristol, a brazenly triumphant totem of 300 years of the British slave trade? Long overdue! https://t.co/5YKNz86qVupic.twitter.com/xjlviHzouX
— Bernardine Evaristo (@BernardineEvari) June 8, 2020
In momenti come questo è importante ascoltare e amplificare le voci di donne e uomini neri, con la consapevolezza che la loro esperienza e comprensione del razzismo sistemico e della discriminazione sono cruciali per portare a un vero cambiamento strutturale.
L’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha delineato un piano a lungo termine per portare avanti lo slancio del movimento e per creare una vera trasformazione sociale. Inoltre associazioni come Stand up to racism nel Regno Unito e Black lives matter in tutto il mondo forniscono risorse e supporto continuo per una lotta contro il razzismo che non deve mai cessare. Tutti possiamo contribuire al cambiamento, osservando il mondo che ci circonda in maniera più critica e chiedendo a politici e legislatori di assicurarsi che le statue nelle nostre città celebrino persone che davvero meritano il nostro rispetto.
Keenan Anderson era rimasto coinvolto in un incidente stradale. Gli agenti lo hanno colpito col taser e immobilizzato con forza. È morto per arresto cardiaco.
Colpevole di tutte le accuse. Questo è il verdetto raggiunto dalla giuria nei confronti di Derek Chauvin, l’agente di polizia che ha ucciso George Floyd a Minneapolis lo scorso 25 maggio. Chauvin era accusato di omicidio colposo (manslaughter), omicidio di terzo e secondo grado, che prevedono pene rispettivamente fino a 10, 25 e 40 anni
Ad agosto nel Wisconsin un agente aveva sparato all’afroamericano Jacob Blake colpendolo 7 volte alle spalle. Il procuratore ha deciso di non perseguirlo.
Brandon Bernard, arrestato nel 1999, è stato giustiziato in Indiana. È la prima esecuzione in 130 anni ad avvenire durante la transizione presidenziale.
“Per quanto giovane, la mia generazione è già scesa in piazza, in modo pacifico e rispettando le misure anti Covid, per protestare contro l’odio razziale. Realizzeremo il sogno di mio padre”. Così ha detto Yolanda Renee King, la nipote dodicenne di Martin Luther King, dai gradini del Lincoln memorial, gli stessi da cui suo nonno aveva
Nella notte i campioni dell’Nba non sono scesi in campo contro il razzismo. Negli Stati Uniti si fermano anche calcio, baseball, tennis e basket femminile.
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