Blackout, quo vadis

Dopo il blackout di domenica si possono ipotizzare tre scenari futuri: lo sviluppo programmato di fonti rinnovabili, la costruzione di nuove centrali termoelettriche e nucleari o la stasi nella situazione attuale.

Il blackout è avvenuto alle 3,30 della notte da sabato a
domenica, quando il paese dormiva e il consumo elettrico era al
minimo. Un sovraccarico della rete si esclude quindi da solo. Anche
se l’origine del blackout è da cercare nella gestione
inefficiente di un guasto avvenuto durante il “viaggio”
dell’energia dalla Francia via Svizzera in Italia, nella
discussione pubblica è stato evitato il problema e ci si
è concentrato sulla necessità di aumentare la
produzione di energia elettrica. Per fare questo si dovrebbero
costruire delle nuove centrali.
A parte il fatto che il commercio dell’energia elettrica è
molto diffuso in Europa, è sicuramente auspicabile una
produzione propria per diventare indipendenti dall’estero,
più che mai se “importare” significa, come nel caso attuale,
usufruire di un prodotto proveniente da una centrale nucleare.

Il blackout potrebbe rappresentare un’occasione unica per una
svolta nel programma energetico nazionale. Sarebbe il momento
giusto per elaborare una strategia di sviluppo e messo in opera
delle varie fonti energetiche rinnovabili, dal sole, al vento,
all’acqua, al recupero della combustione da parte delle biomasse.
Questo giusto per arrivare a produrre in più i 12 mila
megawatt che mancano per non incorrere a dei rischi.
Anche se il nostro paese ha molto sole e una lunga costa dove
è possibile sfruttare le onde del mare, siamo agli ultimi
posti in Europa nell’usare queste potenzialità. Possono
essere sfruttate da piccole società o da privati, con
impianti piccoli, adatti a portare le abitazioni alla quasi
autosufficienza, come succede già in parte in Germania e
Spagna, tra le nazioni all’avanguardia in Europa in questo
campo.
Qualcosa si sta muovendo, così è stata appena
pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la ripartizione delle risorse
finanziarie del 2003 destinate alla costruzione di impianti
fotovoltaici casalinghi, cioè da 1 a 20 kW. Lombardia e
Campania sono in cima, la prima riceve un finanziamento di 1
milione 612mila Euro, la seconda 1 milione e 25 mila. La cifra
totale stanziata è di 10 milioni 337mila e 445 Euro. Ma
quello che manca è un programma energetico organico a lungo
termine.

La seconda ipotesi è che al blackout segua l’avvio di
costruzioni di alcune centinaie di nuove centrali, piccole, a
gasolio o carbone, come ultimamente in discussione. Anche la
reintroduzione dell’energia nucleare è in discussione. Le
problematiche legate all’inquinamento sarebbero pesanti, e ci
vorrebbero anni per realizzare delle centrali.

Rita
Imwinkelried

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