Bloc Party: l’intervista fortunata

Londra, Inverno 2004. Kele, Russel, Matt e Gordon, originari dell’Essex, suonano insieme da poco e solo l’anno prima hanno adottato come nome definitivo Bloc Party. Nessun riferimento politico al “blocco sovietico” o al “Bloc Quebecois”, partito nazionalista franco-canadese. Piuttosto, i ragazzi si ispirano alle omonime feste di quartiere, i block party appunto, in cui si

Londra, Inverno 2004. Kele, Russel, Matt e Gordon, originari dell’Essex, suonano insieme da poco e solo l’anno prima hanno adottato come nome definitivo Bloc Party.
Nessun riferimento politico al “blocco sovietico” o al “Bloc Quebecois”, partito nazionalista franco-canadese.
Piuttosto, i ragazzi si ispirano alle omonime feste di quartiere, i block party appunto, in cui si esibiscono gruppi locali.

 

 

Il loro primo singolo, Banquet, ha ottenuto un discreto successo mentre il nuovo brano, Helicopter, è appena uscito. La rivista “Drowned in Sound” li ha già definiti “Gli Strokes sotto anfetamina che incontrano i Cure”.
Dopo il concerto allo Electrowerz, in cui i Bloc Party si sono esibiti con successo come gruppo spalla dei Franz Ferdinand, una radio londinese ha deciso di intervistarli. È una piacevole conversazione, come tante: si parla di influenze musicali, di ispirazioni dei testi, di Tony Blair, di auspici per il futuro. Un’intervista che si chiude con la messa in onda del nuovo singolo, Helicopter.

 

“Hey, gli ascolti si stanno impennando …”, esclama il dj una trentina di secondi dopo l’inizio del pezzo per poi aggiungere,“ragazzi preparatevi, perché quest’estate suonerete in tutti i festival”.
Non si sbaglia: Helicopter entra nella top 30 inglese e l’album che lo contiene, Silent Alarm, si piazza al numero 3 nella classifica degli album più venduti nel Regno Unito, diventando disco di platino.
E, come previsto, di lì a poco, fioccano le richieste per i Bloc Party: prima in Inghilterra, poi nel resto d’Europa e infine negli Stati Uniti.

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