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Blue economy: quali lavori per i più giovani? Se ne parla a Ecomondo 2024
Sostenibilità e blue economy aprono nuove prospettive per le professioni del mare: intervista a Massimo Bellavista su Gen Z e green jobs del futuro.
La Generazione Z, cresciuta in un contesto di sfide ambientali globali, è al centro della transizione verso un’economia più sostenibile, guidando il cambiamento con una forte sensibilità ecologica e una forte propensione verso i cosiddetti “green jobs”. Cambiamenti climatici, gestione delle risorse ed efficienza energetica sono temi cruciali per i più giovani, molti dei quali scelgono carriere orientate sull’innovazione tecnologica e ambientale. D’altra parte, la green economy è un settore che avrà sempre più bisogno di nuove figure professionali, sia in numero che in competenze.
Secondo il report The greening world of work di Manpower, entro il 2030 il settore potrebbe generare fino a 30 milioni di posti di lavoro a livello globale, con ambiti come energie rinnovabili, efficienza energetica, gestione dei rifiuti ed economia circolare in forte crescita. In Italia, si stima la creazione di 250-300 mila nuovi posti di lavoro, molti dei quali nella blue economy, un settore importante soprattutto in un paese come il nostro, con un rapporto storico e profondo con il mare.
Gli eventi dedicati alla blue economy a Ecomondo
Ecomondo, in programma a Rimini dal 5 all’8 novembre, è una delle principali fiere italiane per la sostenibilità e la green economy. Quest’anno, la fiera ha riservato un’attenzione speciale alla blue economy e si propone come un vero e proprio hub di connessione tra professionalità.
Come ci ha spiegato Massimo Bellavista, senior expert nel settore della pesca e dell’acquacoltura e membro di Ecomondo Stc per la blue economy, il padiglione B8 è stato interamente dedicato a questo settore, con espositori internazionali e una serie di convegni e workshop dedicati alla gestione e alla protezione degli ecosistemi marini.
Si è parlato di tematiche come la gestione delle specie invasive, come il granchio blu, la diversificazione della pesca e la promozione del novel food, come le alghe. “Grazie alla collaborazione con una startup dell’Emilia-Romagna, sarà possibile assaggiare chips di alghe e scoprire i benefici nutrizionali di questo alimento ricco di sali minerali e a basso impatto ambientale”, racconta Bellavista.
Blue economy: nuove professioni e blue skills
Un focus speciale è stato dedicato anche alle professioni emergenti della blue economy, con un convegno venerdì 8 novembre, pensato per favorire il dialogo tra esperti, aziende e giovani e offrire spunti di orientamento sulle blue skills, le competenze specifiche per le professioni del mare.
Secondo Bellavista, il settore della blue economy, che comprende attività come la pesca, il turismo sostenibile e la gestione delle risorse marine, richiede sempre più competenze tecniche avanzate e conoscenze trasversali: “La vera sfida è mettere in dialogo diversi settori economici, come pesca ed energie rinnovabili, e supportare lo sviluppo di attività innovative”, spiega Massimo Bellavista.
In Emilia-Romagna, ad esempio, è previsto un importante progetto eolico offshore che offrirà a pescatori e acquacoltori locali nuove opportunità: “Pensate a pescatori subacquei che andranno a disincrostare gli aerogeneratori, invasi da sedimenti e cozze, oppure immaginiamo aree destinate all’acquacoltura all’interno degli impianti eolici offshore. Progetti di questo genere combineranno competenze di due settori che tradizionalmente hanno sempre vissuto separati”.
Una delle opportunità della blue economy, quindi, risiede nella capacità di creare nuove prospettive professionali. Bellavista cita, fra queste, figure come il seafood blogger e il fish operator, ruoli interdisciplinari nati per promuovere e valorizzare il prodotto locale in ottica di sostenibilità, unendo competenze in biologia marina, comunicazione digitale e commercio: “Abbiamo bisogno di giovani che sappiano promuovere il mare a trecentosessanta gradi”, afferma.
Blue economy: professioni tradizionali, nuove competenze specifiche
Il settore della blue economy non solo è in espansione, ma richiede un’evoluzione dei ruoli tradizionali. Un tempo legata soprattutto a pesca e trasporto, oggi l’economia del mare richiede competenze tecniche avanzate, capacità manageriali, versatilità e apertura all’innovazione. Non è più sufficiente sapere come navigare; occorre essere in grado di gestire gli strumenti digitali, come i nuovi apparati elettronici di bordo avanzati, e monitorare costantemente i parametri ambientali, per garantire un’attività sostenibile e sicura.
Gestire un’impresa in mezzo al mare non è come farlo a terra: serve un insieme di competenze specifiche che uniscano aspetti tecnici e ambientali.
Oltre a questo, il settore richiede green skills specifiche, come la gestione dei rifiuti raccolti in mare e riportati a terra per essere inseriti in una filiera di riciclo: “In collaborazione con la startup greca Enaleia, che coordina le attività di pulizia del mare Adriatico e Mediterraneo, abbiamo un’iniziativa innovativa che coinvolge i pescatori di Rimini, in cui reti da pesca non più utilizzate o accidentalmente pescate vengono recuperate per ricostruire filati e produrre calzini”, racconta Bellavista.
Formazione e orientamento: un nodo cruciale
Per i giovani della Gen Z, la blue economy rappresenta una reale opportunità. Tuttavia, sempre secondo il report di Manpower, il 94 per cento delle aziende fatica a trovare professionisti con abilità in ambito ambientale e il 70 per cento pianifica di assumere talenti specializzati.
Questa discrepanza tra domanda e offerta è un limite che Bellavista ritiene fondamentale superare, soprattutto in Italia, dove mancano percorsi strutturati per chi vuole intraprendere una carriera in questo settore. “Ad oggi, non abbiamo scuole del mare che formino i giovani in modo completo e strutturato, con percorsi che li preparino ad affrontare la diversità delle professioni del mare”, osserva Bellavista, sottolineando che non basta più tramandare il lavoro da padre a figlio; servono percorsi trasversali, aggiornati e in linea con le esigenze del mercato.
Per questo, Bellavista auspica un vero e proprio cambiamento culturale: “Per alcune abilitazioni marittime è ancora richiesto il tirocinio sulle navi a vapore. Serve un’offerta formativa che rispecchi le esigenze di oggi e le prospettive di domani”.
Il futuro della blue economy in Italia e in Europa
Guardando al futuro, Bellavista è fiducioso che la blue economy continuerà a crescere, con il supporto dell’Unione europea. Tra i settori con maggiori prospettive, l’acquacoltura, i servizi di monitoraggio marittimo e il turismo sostenibile sono in prima linea.
Un esempio di educazione e sensibilizzazione sarà presente a Ecomondo con la partecipazione di Hendrik Kramer, un giovane pescatore olandese che pratica la pesca sostenibile. “Abbiamo voluto coinvolgere Hendrik per mostrare ai giovani italiani come la pesca possa essere svolta in modo sostenibile e in linea con le strategie europee per la crescita blu”, conclude Bellavista
In conclusione, Ecomondo 2024 sarà un punto di incontro importante per scoprire il potenziale delle professioni della blue economy. Per la Generazione Z, che vede nella sostenibilità una missione e un’opportunità, questa fiera rappresenta non solo un’occasione di confronto, ma anche una porta aperta verso un futuro in cui il mare non è solo una risorsa, ma un patrimonio da preservare e valorizzare.
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