L’ennesima alluvione in Emilia-Romagna è un segnale della crisi climatica sempre più presente, aggravata da urbanizzazione e consumo di suolo.
Così vicine, così lontane: come Bologna e Faenza sono rimaste isolate dall’alluvione
Quattro ore per andare da Bologna a Faenza, i disagi in ospedale, interi quartieri colpiti dall’inondazione: il racconto di un medico dall’Emilia-Romagna.
Neanche 70 chilometri di strada dividono Bologna e Faenza, due delle città più colpite (per la seconda volta in pochi giorni), dalla terribile inondazione che sta sconvolgendo l’Emilia-Romagna. Quando Gabriele Farina, medico bolognese, consigliere nazionale Anaao e componente direttivo regionale dell’Emilia-Romagna della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, su Whatsapp ci scrive “sto andando a Faenza proprio adesso, ti dico appena arrivo all’ospedale. Per ora la situazione è questa”, allegando questa foto, mettiamo in conto di sentirlo da lì a un’ora.
Allo scoccare della terza ora, preoccupati per l’inondazione, siamo noi a richiamarlo: “Perdonami ma sono arrivato da poco. Ci ho messo 4 ore partendo alle 8.50 da Bologna, di solito effettivamente ci vogliono 50 minuti, e ho subito avuto a che fare con la gestione della situazione”.
L’impatto dell’inondazione sull’accoglienza ospedaliera
Sì perché, ci racconta il dottor Farina, l’evento meteorologico estremo che sta colpendo la regione sta avendo – ovviamente – forti ripercussioni anche sulle normali attività ospedaliere, specie quelle di un’azienda di dimensioni e capacità medio-piccole come quella del “Degli Infermi” di Faenza. “L’ospedale non è allagato, non è stato intaccato direttamente dall’acqua” come invece accaduto in altri casi come a Riccione o a Bologna stessa. “Però questo è un piccolo Pronto soccorso, ci occupiamo più che altro di eventi traumatologici della zona di Ravenna, Cesena. Per tutto il resto dirottiamo i pazienti verso Bologna, o altri centri. In questa situazione però non sappiamo che tempi di percorrenza ci siano, quali strade siano aperte o meno. O che mezzo di trasporto usare: alle brutte c’è l’elicottero, ma è uno…”.
E non è tutto, ovviamente. Anche se nel momento in cui parliamo la situazione è piuttosto tranquilla (“questa notte abbiamo avuto pochi accessi, di cui alcuni per casi di ipotermia: erano soccorritori alla prese con l’emergenza”), la situazione di stress è dietro l’angolo: “In questo momento nei reparti stiamo dando assistenza a una decine di persone evacuate dalle proprie abitazioni, che non riescono a trovare una collocazione adeguata per via di situazioni di particolare fragilità, e non possono dormire nelle palestre e nei centri che sono stati allestiti in urgenza: pensiamo a chi ha bisogno della ventilazione, a chi segue una terapia diabetica, a chi ha una assistenza domiciliare attivata: abbiamo approntato per loro un’ala del reparto di chirurgia, verranno i loro medici a visitarli”.
Ma c’è anche un paradosso, spiega il dottor Farina: “Loro saranno le persone più difficili da ricollocare”. Già, perché rispetto a una persona evacuata che dorme in una palestra, questi pazienti nei prossimi giorni verranno considerati come persone già sistemate in un luogo idoneo. “Però è chiaro che noi così stiamo togliendo posti letto in chirurgia. Senza contare che alcune stanze sono state riservate a medici e infermieri che non riescono a tornare a casa, o che se andassero via a fine turno rischierebbero di non riuscire a tornare per il turno successivo. Io stesso oggi sono da solo, il mio collega è bloccato e non è riuscito a venire”.
Faenza fu in certo senso l’epicentro dell’alluvione dei primi giorni di maggio: l’immagine dall’alto della cittadina ricoperta dall’acqua era stata la foto simbolo di quell’evento estremo causato anche e soprattutto dall’incuria umana. Farina assicura però che “oggi è peggio, molto peggio di due settimane fa, perché quelle immagini riprendevano un quartiere di Faenza e le campagne. Stanotte (ieri, ndr) invece le acque hanno invaso anche il centro della città”. Qui gli sfollati sono circa tremila: per chi non ha trovato posto all’interno delle reti amicali e famigliari è stato lasciato aperto Palazzo del Podestà, “un vecchio edificio in città e un centro sportivo già allestito due settimane da e quindi già operativo”.
Bologna, via Saffi allagata dal Ravone
Tantissimi sfollati anche a Bologna, da dove proviene Farina, ma quantomeno nel capoluogo emiliano la situazione è più localizzata. “Via Saffi, che è una via molto trafficata, è completamente allagata dal Ravone. Il Ravone aveva dato problemi negli anni Trenta del secolo scorso, ma da quando è stato interrato è la prima volta che io ricordi una cosa del genere… anche qui, molto peggio che due settimane fa”.
Il centro storico però è sostanzialmente salvo, anche se ieri l’acqua aveva raggiunto piazza Maggiore: “Niente di particolarmente preoccupante però”. In ogni caso scuole, biblioteche, musei, uffici, centri sportivi sono chiusi: “Credo lo saranno anche domani, anche se dovrebbe smettere di piovere, perché non abbiamo ricevuto comunicazioni”.
Il timore, per un bolognese che si rispetti, riguarda anche i famosi Colli: “Nelle zone collinari ci sono numerose frane, e tutte le vie a ridosso delle colline, alcune famose come via Berbiana e via Casaglia, dove ci sono le ville più belle, sono interrotte. Stessa cosa per Sasso Marconi, sugli Appennini. È stato data l’indicazione di salire ai piani più alti”. Ma essendo ville, la maggior parte di queste abitazioni si sviluppa sul pianterreno. Ma la vera preoccupazione, per gli abitanti della zona, è data ancora dal meteo che non sembra volere concedere tregue: “Ho visto le previsioni, a Bologna dà di nuovo pioggia nel weekend. Se dovesse essere confermato, io non so proprio come certi territori possano resistere…”.
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