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In Italia nessuno potrà più finanziare bombe a grappolo e mine antiuomo
Stop a qualsiasi contributo alle aziende responsabili della morte degli innocenti. L’Italia emana una legge durissima su bombe a grappolo e mine antiuomo.
Per il nostro Paese, il 3 ottobre è stato un giorno importante. Il giorno in cui è stata finalmente approvata una legge che sancisce un principio netto e inequivocabile: nessuno potrà finanziare, direttamente o indirettamente, le società che producono o vendono bombe a grappolo (cluster bombs) e mine antiuomo. Una legge severa, che ci pone all’avanguardia in Europa, e si applica a qualsiasi istituto finanziario: banche, fondazioni, fondi pensione.
Cosa dice la legge su mine e bombe a grappolo
L’Italia ha già bandito la produzione e l’uso di bombe a grappolo e mine antiuomo. Ma la peculiarità di questa legge, spiega a Vita.it Giuseppe Schiavello (direttore della Campagna Italiana contro le Mine), è che va ad agire su meccanismi finanziari che di solito sono lasciati all’autoregolamentazione. Affrontandoli in modo molto dettagliato e tecnico, per non lasciare adito a stratagemmi per aggirarla. Su questo versante, quindi, l’approccio è simile a quello che si adotta per i capitali che vanno a finanziare il terrorismo.
Nel concreto, la legge mette al bando qualsiasi investimento in società che in qualche modo sono coinvolte nel mercato delle mine antiuomo, delle munizioni a grappolo e delle loro componenti. Non solo produttori, quindi, ma anche chi le sviluppa, assembla, importa ed esporta, utilizza, fa ricerca di sviluppo e così via. Se gli organismi di vigilanza scopriranno delle violazioni, gli intermediari finanziari saranno puniti con una sanzione che va da 150mila euro a un milione e mezzo, con pesanti multe anche per i loro dirigenti.
Zero finanziamenti a chi produce #clusterbombs. Intervista a Schiavello di @campagnamine
cc @banclusterbombshttps://t.co/MdPbxcBmZo pic.twitter.com/YdSxDUiFKI— Rete Disarmo – RID (@ReteDisarmo) 4 ottobre 2017
L’iter della legge italiana
La proposta di legge recante “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo” è stata approvata dall’Assemblea della Camera dei deputati con 389 favorevoli su 393 presenti, tre astenuti e zero contrari. A questo risultato si è arrivati dopo un iter di ben sette anni, in cui anche la società civile si è attivata. Come ricorda Vita.it, infatti, la petizione NOMONEY4BOMBS lanciata dalla Campagna Italiana contro le Mine ha raccolto ben 10mila adesioni. 10mila persone che hanno alzato la voce per lanciare un messaggio a banche e fondi pensione: non si può pensare soltanto ai profitti, chiudendo gli occhi di fronte alle persone e ai loro diritti fondamentali. Primo fra tutti, il diritto alla vita.
https://youtu.be/y-Ch1X2AcPw
31 miliardi di dollari a chi produce cluster bombs
Se c’è bisogno di una legge così severa, è perché le aziende che producono munizioni a grappolo continuano indisturbate a ricevere miliardi a pioggia, da un capo all’altro del Pianeta. Sono inequivocabili le cifre citate nell’edizione 2017 del rapporto “Gli investimenti in munizioni a grappolo nel mondo: una responsabilità condivisa”, pubblicato dall’organizzazione PAX. Negli ultimi quattro anni, 166 istituzioni finanziarie, provenienti da 14 diversi paesi, hanno finanziato a vario titolo sei aziende che producono munizioni a grappolo: le cinesi Norinco e Cina Aerospace Science and Industry, le sudcoreane Hanwha e Poongsan e le statunitensi Orbital ATK e Textron. Stiamo parlando di capitali che raggiungono la cifra complessiva di 31 miliardi di dollari.
Quante persone muoiono, ancora, per le cluster bombs
Nella categoria delle bombe a grappolo, o cluster bombs, rientrano le mine antiuomo, anticarro e altri ordigni perforanti, a frammentazione e incendiari. Nel 2010 è ufficialmente entrata in vigore la convenzione delle Nazioni Unite che le mette al bando, siglata da 119 stati (ma non da Stati Uniti, Russia, Cina, India, Israele, Pakistan e Brasile).
Ma questo, finora, non è bastato. E le bombe a grappolo continuano a uccidere. Secondo il Cluster Munition Monitor 2017, nel 2016 sono state ferite o uccise 971 persone, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Quasi tutte le vittime (ben 860) sono in Siria, 51 in Laos e 38 in Yemen. Altre 114 persone, in dieci diversi paesi, sono rimate vittime della deflagrazione di vecchi ordigni inesplosi. Ancora più agghiacciante è scoprire che il 98% delle vittime del 2016 è rappresentato da civili.
A partire dagli anni Sessanta, quando gli Stati Uniti iniziarono ad attaccare il Laos e il Sudest asiatico con le bombe a grappolo, sono state documentate oltre 21.200 vittime nel mondo. Ma si tratta di un conteggio estremamente parziale. Alcune stime dicono che, se si includessero anche le persone che non sono state identificate, si raggiungerebbero almeno le 56mila persone.
Foto in apertura © Patrick Barth/Getty Images
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