Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
I bombi si adattano ai cambiamenti climatici, ma comunque rischiano l’estinzione
I bombi sono in grado di anticipare la fioritura delle piante. Tuttavia, pesticidi, parassiti e cambiamenti climatici li stanno mettendo in serio pericolo.
Sono buffi, i bombi. Sembrano grassottelli, quasi morbidi. Ci hanno insegnato che difficilmente pungono e per questo non li temiamo. Come le api, anche i bombi (bombus il nome scientifico) sono insetti impollinatori che svolgono una funzione di vitale importanza e da cui dipendono coltivazioni fondamentali per il genere umano, come quelle dei pomodori e delle patate, ma anche delle fragole o dei mirtilli.
Il segreto dei bombi per papparsi più polline
Un team di entomologi – cioè studiosi degli insetti – provenienti da Svizzera e Francia ha scoperto un’interessante curiosità: quando il polline scarseggia, i bombi mordicchiano le foglie delle piante per anticiparne la fioritura. Un trucco particolarmente utile ora che i cambiamenti climatici hanno modificato l’andamento delle stagioni e reso a questi insetti la vita molto difficile. Talvolta, i fiori sbocciano in anticipo a causa del precoce disgelo e i bombi, che per svegliarsi dal letargo devono aspettare che il suolo si riscaldi, arrivano in ritardo, quando ormai restano pochi fiori disponibili. Altre volte, per le alte temperature i bombi emergono dall’ibernazione quando ancora i fiori non sono sbocciati, rischiando di morire di fame.
Perché i bombi rischiano l’estinzione
Sicuramente si tratta di uno dei fattori che in occidente stanno causando l’estinzione di questi preziosissimi insetti. Al riscaldamento globale si aggiunge la perdita di habitat dovuta all’espansione dei terreni agricoli; l’utilizzo di pesticidi; la diffusione di agenti patogeni e di parassiti. Lo hanno rivelato gli esperti dell’università del Wyoming in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Ecosphere, dopo aver provato negli ultimi tre anni ad individuare le cause del declino di questa specie. Come afferma Lusha Tronstad, zoologa presso il Wyoming natural diversity database, la probabilità di vedere un bombo negli Stati Uniti è diminuita del 93 per cento dal 1998 al 2018.
L’obiettivo dei ricercatori è convincere il governo ad accrescere la salvaguardia degli ultimi esemplari ai sensi dell’endangered species act, legge che nel Paese garantisce la tutela delle specie in pericolo. Anche perché, secondo Tronstad, c’è molto che possono fare gli stessi proprietari terrieri: “È importante, ad esempio, scegliere fiori che sboccino per tutta l’estate, ricchi di polline; parallelamente assicurare agli insetti una fonte d’acqua e un habitat di nidificazione nel terreno, dove sono soliti posizionarsi”, spiega la zoologa. “Sarebbe meglio non lavorare le terre finché non vengono occupate dai bombi”.
L’Unione europea deve impegnarsi di più per salvare gli insetti impollinatori
Un impegno maggiore sarebbe necessario anche da parte dell’Unione europea, dal momento che la Corte dei conti ha redatto un report in cui si legge che Bruxelles non è riuscita a proteggere adeguatamente gli insetti impollinatori, lasciando che gli Stati membri continuassero a fare uso di pesticidi pericolosi e talvolta concedendo persino autorizzazioni straordinarie per l’utilizzo dei famigerati neonicotinoidi vietati nel 2018. Eppure, circa quattro quinti delle nostre colture dipendono da questi insetti, il cui contributo annuale all’agricoltura europea si stima valga 15 miliardi di euro.
Anche noi, nel nostro piccolo, possiamo aiutare i bombi e le api, rallegrando i nostri giardini o balconi con tanti fiori colorati.
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