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La Riserva naturale del Sankuru si sta riducendo a causa della deforestazione, ad oggi resta solo il 28 per cento dell’habitat complessivo dei bonobo.
Una società organizzata ed equilibrata, nella quale a comandare sono le femmine e anziché fare la guerra si preferisce fare l’amore. Utopia? No, è la società dei bonobo (Pan paniscus). Il bonobo, noto anche come scimpanzé pigmeo, è un primate che fa parte delle cosiddette “scimmie antropomorfe”, ossia quelle scimmie più simili all’uomo.
I bonobo vivono solo nella Repubblica democratica del Congo e secondo le ultime stime sopravvivrebbero in natura tra i 29mila e i 50mila esemplari. La popolazione di bonobo ha registrato un forte calo della popolazione nel corso degli ultimi due decenni a causa della perdita di habitat e della caccia di frodo, in particolare durante i periodi di guerra che hanno afflitto la zona. Per contrastare il declino della specie nel 2007, grazie agli sforzi delle organizzazioni non-profit e del ministero dell’Ambiente congolese, è stata istituita la Riserva naturale del Sankuru.
L’area assegnata si estende per oltre 30mila chilometri quadrati ed è situata nella provincia del Kasai orientale, nel centro del paese. La riserva è stata creata per proteggere il bacino idrografico del Sankuru e del Lokenye e per la conservazione di una biodiversità unica, costituita in particolare dal bonobo, dall’okapi (Okapia johnstoni) e dall’elefante della foresta (Loxodonta cyclotis). Nonostante sia una zona protetta la riserva non è al sicuro dalla deforestazione e ha perso più dell’uno per cento della sua copertura forestale in meno di un decennio, quasi 35mila ettari di bosco secondo i dati di Global Forest Watch.
Secondo Michael Hurley, direttore della Bonobo Conservation Initiative (Bci), organizzazione che gestisce la riserva, la foresta si sta riducendo troppo e le popolazioni di bonobo che ancora esistono sono separate a causa della frammentazione degli habitat. «I bonobo sono isolati – ha detto Michael Hurley – hanno perso molto del loro habitat e sono anche minacciati dai cacciatori che cercano di sfamare le loro famiglie».
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