La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Le aziende green e sostenibili volano in Borsa
Se gli investitori sono sempre più attenti ad ambiente, società e governance è per un motivo semplicissimo: le aziende responsabili hanno ottime performance
“È ora che i criteri ambientali, sociali e di governance (Esg) diventino mainstream. Non è più qualcosa in cui ci si fa coinvolgere da pochi individui che abbracciano gli alberi. Nel processo di ricerca di qualsiasi team di BlackRock, ci assicuriamo sempre di più che si prendano in considerazione i fattori Esg”. Parola di Isabelle Mateos y Lago, global macro investment strategist di BlackRock, il fondo più grande al mondo. Se le cose stanno così è per un motivo molto semplice: le aziende più responsabili e virtuose, in questi ultimi anni, stanno letteralmente volando in Borsa. Per la felicità degli investitori, che si trovano ampiamente ripagati per aver scelto la strada della finanza sostenibile. È la tesi di una lunga analisi del Financial Times.
La Borsa premia la sostenibilità
Il fatto che le strategie Esg ottengano performance migliori sui mercati, secondo il Financial Times, è “fuori da ogni dubbio”. Un trend particolarmente evidente soprattutto nei paesi emergenti. L’indice MSCI Emerging Markets Leaders, che include 417 aziende che hanno alti punteggi Esg, dalla crisi finanziaria del 2008-2009 ha sistematicamente superato il benchmark MSCI Emerging Markets. Un divario che ha raggiunto livelli record a giugno di quest’anno.
A livello globale, la situazione è la stessa. Gli indici di FTSE Russell che monitorano le aziende che si occupano di efficienza energetica, tecnologie legate all’uso dell’acqua e altri settori prettamente green hanno avuto risultati miglior rispetto al loro benchmark (il FTSE Global All Cap Index, che rappresenta circa 7400 aziende piccole, medie e grandi in 47 piazze borsistiche diverse).
Il boom degli investimenti Esg
Tutta quest’attenzione ai fattori Esg, spiega il quotidiano finanziario londinese, è nata dal basso. Prima ancora di una definizione univoca a livello globale su cosa siano gli Esg, le aziende hanno iniziato ad attivarsi per migliorare costantemente i propri standard, attirando i capitali degli investitori. Questi ultimi non sono (ancora) obbligati da nessuna autorità a scegliere le opportunità di investimento più responsabili. Semplicemente, dal lato dell’ambiente cercano di cogliere le opportunità date dalle nuove tecnologie pulite (energie rinnovabili, auto elettrica e così via) e, parallelamente, di tutelarsi dai rischi finanziari legati ai cambiamenti climatici. Sul versante della società, cercano sempre più di escludere quelle compagnie che mirano solo al profitto, chiudendo gli occhi di fronte al benessere dei lavoratori e delle comunità. A livello di governance, tendono a tagliare fuori i colossi statali che non si relazionano con i piccoli azionisti, le aziende poco trasparenti o coinvolte da scandali e conflitti di interessi.
Scegliere la sostenibilità significa guadagnare
Per gli investitori, che hanno per loro stessa natura la missione di fare profitti, tutto questo ha anche e soprattutto un valore economico. “Stiamo parlando di non perdere un sacco di soldi – spiega al Financial Times Isabelle Mateos y Lago –. Chi ha investito nel carbone statunitense a giugno 2014 ha perso l’85 per cento del proprio capitale alla fine del 2015”. Tant’è che la lista degli investitori che hanno scelto la finanza Esg si allunga sempre di più. A luglio il fondo pensione giapponese, il più grande al mondo, ha annunciato che avrebbe iniziato a tenere d’occhio gli indici etici. Nel frattempo, Swiss Re ha spostato il monitoraggio delle sue partecipazioni (130 miliardi di dollari) su indici Esg.
Foto in apertura: Carl Court/Getty Images
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