Drogata e stuprata per anni, Gisèle Pelicot ha trasformato il processo sulle violenze che ha subìto in un j’accuse “a una società machista e patriarcale che banalizza lo stupro”.
Bosnia-Erzegovina, un’impresa belga costringe a processo per diffamazione due attiviste
Sunčica Kovačević e Sara Tuševljak, due attiviste per l’ambiente della Bosnia ed Erzegovina, vanno a processo a Sarajevo con l’accusa di diffamazione. L’editoriale del portavoce di Amnesty International Italia.
Siamo ancora una volta di fronte a una Slapp (l’acronimo, che ricorda il suono di uno schiaffo, sta per Strategic lawsuit against public participation), un’azione legale che tende a bloccare la partecipazione alla vita pubblica attraverso cause per diffamazione in cui si richiede un risarcimento esorbitante. Sunčica e Sara hanno espresso pubblicamente la loro preoccupazione per il potenziale impatto di una centrale idroelettrica sul fiume Kasindolska e sull’ecosistema locale. A citarle in giudizio per diffamazione è l’impresa idroelettrica Buk, di proprietà della belga Green invest. Non è la prima denuncia, bensì la terza, nel giro di pochi mesi, con tanto di richiesta di 7.500 euro di risarcimento danni.
Il processo per diffamazione
Sunčica e Sara fanno parte di un attivismo giovanile sempre più vivace che cerca di contrastare la prassi della concessione indiscriminata di licenze, da parte del governo bosniaco-erzegovese, per lo sfruttamento di risorse naturali a vantaggio di imprese multinazionali. Alla vigilia del processo, Sunčica ha pubblicato questo commento: “Questa infondata denuncia per diffamazione proviene da un’impresa che ha sede in Belgio e che non ha alcuna voce in capitolo sull’ambiente della Bosnia ed Erzegovina. Non conosce il nostro fiume, la sua bellezza né tanto meno i danni che la centrale idroelettrica causerebbe all’ambiente e alla foresta. È come se pretendesse di avere più diritti sul fiume rispetto a noi che ci siamo nate e vissute”.
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