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I cittadini brasiliani hanno scelto il loro nuovo presidente: l’ex-militare di estrema destra Jair Bolsonaro, eletto al ballottaggio col 55% dei voti.
Aggiornamento 28 ottobre, ore 23.55. Il nuovo presidente del Brasile è Jair Bolsonaro. La sua vittoria è stata confermata alle 19.18 ora locale (le 23.18 in Italia) quando, con il 94,44 per cento delle sezioni scrutinate, aveva ottenuto 55,2 milioni di preferenze (cioè il 55,54 per cento dei voti validi). Un numero che rendeva matematicamente impossibile il sorpasso da parte di Fernando Haddad, fermo a 44,19 milioni di voti (cioè il 44,46 per cento). Si interrompe così il ciclo di vittorie del Pt di Lula e Rousseff, che proseguiva dal 2002.
Aggiornamento 28 ottobre, ore 15:30. Le operazioni di voto si stanno svolgendo regolarmente. I primi risultati ufficiali sono attesi per le 19, ora di Brasilia, che corrispondono alle 23 in Italia.
Oggi, 28 ottobre, il Brasile va incontro all’appuntamento elettorale più atteso e discusso degli ultimi anni: quello che vede il candidato di estrema destra Jair Bolsonaro contrapposto a Fernando Haddad del Partido dos Trabalhadores (Pt), lo stesso di Lula e Dilma Rousseff.
Il primo turno delle elezioni in Brasile, che si è tenuto il 7 ottobre, vedeva sfidarsi 13 candidati alla presidenza, ma ha avuto un unico indiscusso vincitore: Jair Bolsonaro. Più di 49 milioni di cittadini hanno scelto il suo nome nella scheda, accordandogli il 46 per cento delle preferenze. Nettissimo (più di sedici punti percentuali) il vantaggio rispetto al diretto avversario Fernando Haddad, che non ha raggiunto il 30 per cento. Dietro di lui Ciro Gomes (ex-ministro del governo guidato da Lula ed esponente del Partito democratico laburista, di centro sinistra), con poco meno del 12,5 per cento dei suffragi, e il governatore uscente dello stato di San Paolo Gerardo Alckmin, che non ha raggiunto il 5 per cento.
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Tutti i sondaggi al momento vedono Bolsonaro in testa anche per il ballottaggio. Secondo Datafolha conquisterà il 50 per cento dei voti, contro il 35 per cento di Bolsonaro (il restante 15 per cento è rappresentato da schede bianche o nulle). Simili le rilevazioni di Ibope (52 per cento contro 37 per cento), mentre l’istituto Poder360 prevede che ottenga la vittoria con il 57 per cento dei suffragi, contro il 31 per cento di Haddad.
Nelle tre settimane che sono trascorse dal primo turno, da più fronti si è cercato di ipotizzare come potrebbe cambiare la politica brasiliana con una vittoria di Jair Bolsonaro. Eventualità che fino a qualche mese fa sarebbe apparsa a tutti molto remota (l’ex-militare è alla sua settima legislatura, ma finora il suo schieramento aveva sempre avuto una rappresentanza molto ridotta in parlamento), ma ora appare più che plausibile.
Il cosiddetto “Donald Trump brasiliano” infatti si è fatto notare per le sue posizioni razziste, omofobe e misogine, oltre che per la sua ammirazione dichiarata per la dittatura militare che ha retto il paese per vent’anni.
Durante una recente conferenza stampa il leader di estrema destra ha cercato di smorzare i toni, anche a costo di smentire apertamente quanto aveva dichiarato in precedenza. Per esempio, ha negato di voler cercare lo scontro con il vicino Venezuela, che aveva aspramente criticato in più occasioni. Ha anche promesso di restare all’interno dell’Accordo di Parigi sul clima; a patto, però, che questo non comporti una cessione di sovranità a favore dei popoli indigeni che abitano l’Amazzonia. Resta il fatto che a schierarsi apertamente in suo favore sono stati i colossi dell’agribusiness e delle miniere.
Nel frattempo, i diplomatici cinesi si affannano per avviare un dialogo. Come riporta Reuters, il gigante asiatico ha investito 124 miliardi di dollari in Brasile negli ultimi quindici anni, e nel solo 2017 gli scambi commerciali tra i due paesi si sono attestati su un volume d’affari di 75 miliardi di dollari. Ma Bolsonaro, proprio come Donald Trump, non esita a definire Pechino come un predatore che “sta comprando il Brasile”.
“Non si può restare neutrali nella scelta tra democrazia e fascismo!”. Queste le parole, decisamente dure, con cui si conclude una petizione internazionale contro Jair Bolsonaro, che ha raccolto quasi 30mila firme sulla piattaforma Change.org. “Le posizioni che questo candidato ha difeso durante la sua vita pubblica e la campagna elettorale in corso si basano su princìpi xenofobi, razzisti, misogini e omofobi. Il candidato di estrema destra difende apertamente i metodi violenti impiegati dalle dittature militari, compresi tortura e omicidio. Posizioni di questo genere sono una minaccia per qualsiasi società libera, tollerante e onesta”, si legge nel documento.
I primi firmatari sono nomi molto noti in tutto il mondo, come Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la pace nel 1980, il senatore statunitense Bernie Sanders, l’ex-presidente dell’Argentina Cristina Kirchner. E ancora, l’ex presidente francese François Hollande, intellettuali come Manuel Castells, Noam Chomsky e Thomas Piketty, l’ex-presidente uruguayano José Pepe Mujica.
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