Bolsonaro vorrebbe la cittadinanza italiana per evitare un arresto per crimini contro l’umanità. Ma tra Italia e Brasile c’è un trattato di estradizione.
Bolsonaro, che vanta nonni italiani, starebbe accelerando la procedura per ottenere la cittadinanza italiana.
L’ex presidente brasiliano, accusato di crimini contro l’umanità, vorrebbe scampare così a un eventuale arresto.
Tra Italia e Brasile è in vigore un trattato di estradizione.
L’Italia per Jair Bolsonaro come Cesare Battisti per l’Italia. È la folle idea dell’ex presidente brasiliano, sotto accusa per crimini contro l’umanità per la gestione dell’emergenza Covid e ora di nuovo nell’occhio del ciclone per via dell’assalto al parlamento di Brasilia. Secondo il quotidiano brasiliano Istoè starebbe cercando di forzare le procedure per l’acquisizione della cittadinanza italiana, insieme a tutta la sua famiglia, per trasferirsi nel nostro Paese ed evitare il carcere in caso di una eventuale condanna.
La fuga in Florida potrebbe non bastare
Bolsonaro non fa ritorno in Brasile da poco prima dell’insediamento di Lula, contro il quale ha perso al ballottaggio alle elezioni presidenziali del 2022: attualmente secondo il New York Times si trova a Orlando, in Florida, in una casa presa in affitto per un mese.
Ma la fuga negli Stati Uniti potrebbe non essere più sufficiente – secondo Istoè – perché in caso di mandato di arresto spiccato dalla giustizia brasiliana, l’Fbi potrebbe comunque bussare alla sua porta. A maggior ragione adesso che, dopo quanto successo al parlamento di Brasilia, molti deputati democratici del Congresso statunitense, a partire da Alexandra Ocasio-Cortez, stanno chiedendo a gran voce l’estradizione di Jair Bolsonaro.
Nearly 2 years to the day the US Capitol was attacked by fascists, we see fascist movements abroad attempt to do the same in Brazil.
We must stand in solidarity with @LulaOficial’s democratically elected government. 🇧🇷
Per questo tutta la famiglia Bolsonaro (lui, la moglie e una figlia minorenne) avrebbe già chiesto all’ambasciata italiana a Brasilia di accelerare il rilascio della cittadinanza italiana.
La carta del nonno veneto
Per questo motivo Bolsonaro starebbe pensando di ripiegare sul nostro Paese, giocando la carta della sua discendenza: l’ex presidente sovranista ha infatti antenati italiani: il nonno Vittorio Bolzonaro, con la zeta, emigrò in Brasile dal Veneto nel 1888, e ciò potrebbe bastare a tutta la famiglia per diventare italiani. Le regole italiane infatti prevedono che è possibile presentare la richiesta di cittadinanza italiana quando sei figlio o nipote in linea retta di cittadini italiani per nascita, e risiedi legalmente in Italia da almeno 3 anni: Bolsonaro risponde al primo requisito, mentre quello della residenza legale costituisce il problema principale. Bolsonaro però è già cittadino onorario di Anguillara Veneta, il paese del nonno: il 1 novembre 2021 si è recato personalmente nella cittadina delle proprie radici per ritirare l’onorificenza, peraltro molto contestata dagli altri residenti (che ora chiedono di revocargliela).
O presidente Jair Bolsonaro foi internado nesta segunda-feira em um hospital nos arredores de Orlando, na Flórida, alegando estar com fortes dores abdominais https://t.co/GCovgUikQz
Il trattato di estradizione Italia-Brasile e il caso Battisti
Secondo Istoè, Bolsonaro sarebbe più al sicuro in Italia intanto perché cittadino italiano, poi perché l’Italia “non ha stipulato un trattato di estradizione” con il Brasile. Quest’ultimo assunto però non è corretto: Italia e Brasile hanno infatti siglato nel 1989 un trattato, poi entrato definitivamente in vigore nel territorio nazionale nel 1991 e perfettamente in vigore. Quel trattato non ha però impedito al Brasile di rifiutare per anni l’estradizione dell’ex terrorista Cesare Battisti, condannato per quattro omicidi durante gli Anni di piombo: solamente nel 2019, dopo essere fuggito ed essere stato arrestato in Bolivia, Battisti fu estradato in Italia, sotto la presidenza Bolsonaro, dopo che nel 2009 gli era stato concesso da Lula l’asilo politico. Il trattato Italia-Brasile prevede alcune fattispecie per le quali un Paese può rifiutare l’estradizione:
se il fatto per il quale è domandata è considerato dalla Parte richiesta reato politico;
se la Parte richiesta ha serie ragioni per ritenere che la persona richiesta verrò sottoposta ad atti persecutori o discriminatori motivi di razza, di religione, di sesso, di nazionalità, di lingua, di opinioni politiche o di condizioni personali o sociali, o che la situazione di detta persona rischia di essere aggravata da uno degli elementi suddetti.
Quest’ultima era la motivazione ufficiale alla base del rifiuto di Lula all’estradizione di Battisti. Bolsonaro dunque, probabilmente, punta su un presunto rapporto privilegiato con l’attuale governo italiano, con il quale condivide posizioni conservatrici e sovraniste: da notare come il governo italiano sia stato l’unico, tra i principali paesi europei, a non presenziare nemmeno con un proprio rappresentante all’insediamento di Lula alla presidenza del Brasile a inizio anno.
L’Italia è stata l’unica assente all’insediamento di @LulaOficial. 🇩🇪 e 🇵🇹 sono stati presenti con il presidente, 🇪🇸 con il Re. Pigrizia, dimenticanza o intenzione di segnare distanza ideologica? Comunque Meloni fa fare brutta figura al nostro paese https://t.co/WRC4R74Xtm
L’ex presidente potrebbe provare a far valere anche una sorta di “credito” vantato proprio per aver sbloccato, dopo anni, il caso Battisti. Nulla però, al momento, lascia intendere che l’Italia possa compiere un atto politicamente tanto forte da non concedere una ipotetica estradizione in Brasile di un Bolsonaro colpito da sentenza di colpevolezza.
Quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel giorno dell’assedio al Parlamento ha condannato l’azione dei sostenitori di Bolsonaro. “Quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane”. Parole chiare, anche se scritte senza mai nominare l’ex presidente.
Lula sarà presidente del Brasile: al ballottaggio di domenica 30 ottobre ha battuto l’ex-militare di estrema destra Jair Bolsonaro, in carica dal 2018.
Il primo turno delle elezioni in Brasile si chiude con Lula al 48,4 per cento contro il 43,3 per cento di Bolsonaro. Si va al ballottaggio il 30 ottobre.
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