Una tribù incontattata appena scoperta è già a rischio di estinzione. Anzi sterminio. Succede in Brasile dove Bolsonaro è già stato accusato tre volte di genocidio.
Una tribù incontattata è stata appena scoperta nell’Amazzonia brasiliana.
Le organizzazioni chiedono un intervento immediato perché questa tribù si trova in un’area non protetta.
In passato, diverse tribù incontattate sono state sterminate dai taglialegna illegali e dagli allevatori.
Una tribù incontattata dell’Amazzonia, di cui è stata confermata l’esistenza cinque mesi fa, è già a rischio imminente di estinzione, anzi sterminio, mentre le autorità del Brasile fingono di non vedere. L’esistenza di questo gruppo è stata confermata di recente da una spedizione ufficiale, ma il suo territorio, che si trova lungo il fiume Purus, nello stato di Amazonas, non si trova in area protetta.
Si tratta di un pericolo molto serio, secondo l’ong Survival. Basti guardare cosa è successo ad altre tribù incontattate nello stato brasiliano di Amazonas: molti di questi sono stati massacrati negli ultimi anni, per mano di trafficanti di legname e narcotrafficanti. È il caso, per esempio, degli Akuntsu: nel 1995, quando i funzionari del Funai, il dipartimento governativo agli affari indiani, li contattò per sottrarli allo sterminio, ormai era troppo tardi. Gli allevatori che avevano occupato la loro terra, avevano massacrato tutti i membri della tribù e raso al suolo le loro case con i bulldozer per coprire ogni traccia dei loro crimini.
Gli Akuntsu sopravvissuti sono solo 5. Come ha raccontato Survival, uno di loro, di nome Pupak, ha ancora il piombo di una pallottola conficcato nella schiena, e mima i sicari che lo inseguirono a cavallo. Oggi gli Akuntsu occupano un piccolo appezzamento di terra nella foresta. Pur essendo stato ufficialmente riconosciuto e demarcato dal governo brasiliano, il loro territorio resta comunque circondato da allevamenti di bestiame e immense piantagioni di soia. Tutto intorno, le fattorie hanno ormai preso il posto delle foreste della Rondônia, un tempo molto estese e abitate da numerose tribù.
⚠️ BREAKING: A previously-unknown uncontacted tribe is at imminent risk of being wiped out.
Quando si tratta di una tribù incontattata, le autorità non prendono provvedimenti
Una squadra di operatori del Funai, ha visitato l’area tra agosto e ottobre 2021 raccogliendo prove della presenza della tribù: accampamenti per la caccia, cesti intrecciati, ciotole e archi. Si tratta di un gruppo di cacciatori-raccoglitori, composto da diverse decine di persone, e che probabilmente parlano una lingua arawá, lingua parlata da alcune popolazioni indigene dell’Amazzonia a cavallo tra Brasile e Perù.
Quel che è certo è che sono fuori dai confini delle terre indigene. Per questo, la squadra di protezione del Funai ha inviato un rapporto alla sede centrale della federazione a Brasilia chiedendo che venisse istituita con urgenza un’ordinanza di protezione territoriale a tutela della regione in cui vive la tribù e, tra le altre cose, l’organizzazione di un “cordone sanitario” per prevenire la diffusione di malattie, quali malaria e covid-19 verso cui gli indigeni non hanno difese immunitarie.
Le ordinanze di protezione territoriale sono disposizioni d’emergenza utilizzate per proteggere i territori dei popoli incontattati per i quali non sono ancora stati avviati i lunghi iter della demarcazione ufficiale. Nel caso della tribù appena scoperta, in cinque mesi il Funai non ha attivato alcuna ordinanza.
Un complotto politico per sfruttare le terre della tribù incontattata
“C’è una negligenza pericolosa da parte del Funai nel non avviare misure urgenti per proteggere questo gruppo isolato, dato che l’area in cui sono stati visti è soggetta a invasioni ed è completamente non protetta” ha denunciato l’Opi (Observatório dos direitos humanos dos povos indígenas isolados e de recente contato) in una nota congiunta firmata insieme al Coiab, il Coordinamento delle organizzazioni indigene dell’Amazzonia brasiliana. “Seguiamo con grande preoccupazione il continuo smantellamento delle politiche pubbliche sui popoli incontattati, in primis l’attacco frontale del governo alle ordinanze di protezione territoriale” .
La situazione delle popolazioni incontatatte in Brasile è critica. Allevatori di bestiame, imprenditori agricoli e industrie estrattive stanno facendo pressione sul governo brasiliano per la cancellazione di ordinanze di protezione d’emergenza che tutelano i territori di popoli incontattati, al fine di aprire questi territori – che corrispondono a oltre 1 milione di ettari di foresta amazzonica – all’attività mineraria e all’agrobusiness.
In particolare, un’inchiesta ha appena svelato un complotto ai danni degli indigeni che vede al centro il senatore Zequinha Marinhoper, alleato del presidente Jair Bolsonaro e sostenitore dello sfruttamento delle terre indigene: nonostante un rapporto degli esperti, il Funai ha negato l’esistenza delle prove della presenza di una tribù incontattata nel territorio di Ituna Itatá, mentre alcuni dei massimi funzionari del Funai stesso hanno incontrato il senatore Marinhoper per mostrargli i luoghi in cui sono state scoperte le prove della presenza della tribù.
Il senatore avrebbe insabbiato il rapporto, in modo che non venisse emanata alcuna ordinanza di protezione, condizione che avrebbe impedito agli imprenditori agricoli di sfruttare le terre liberamente. Si teme anche, come già accaduto in passato, che il senatore abbia informato i tagliatori di legna e gli impresari della presenza di indigeni, mettendo a rischio la vita di questi ultimi.
Il caso della tribù chiama in causa anche in Italia
Il caso della tribù amazzonica incontattata è stato discusso anche in Italia, dove, nel corso di un’audizione al Comitato permanente sui diritti umani della commissione esteri presso la Camera dei deputati, Survival international ha invitato i politici italiani a sostenere la causa con impegni concreti.
La presidente del comitato Laura Boldrini è intervenuta dichiarando che “tutelare queste popolazioni è un dovere etico perché si tratta di una questione di interesse universale e quindi deve essere una responsabilità collettiva”. Il comitato si è impegnato a mettere in calendario quanto prima la ratifica da parte dell’Italia della convenzione Ilo 169 sui diritti dei popoli indigeni e tribali (convenzione internazionale che riconosce ai popoli indigeni un insieme di diritti fondamentali tra cui i diritti sulle terre ancestrali e il diritto di decidere autonomamente del proprio futuro), richiamare l’ambasciatore brasiliano in merito ai temi sollevati nell’audizione e sollecitare un intervento a livello europeo.
Bolsonaro accusato di genocidio e crimini contro l’umanità
“Survival è molto preoccupata per l’atteggiamento criminale del Funai, che non rispetta i suoi obblighi legali di proteggere questa tribù estremamente vulnerabile, e la foresta da cui dipende”, ha dichiarato la direttrice del dipartimento advocacy di Survival international, Fiona Watson. “È solo l’ultima di una serie di azioni recenti che dimostrano quanto l’alta dirigenza del Funai sia in balia dell’agenda genocida del presidente Jair Bolsonaro”, ha concluso la direttrice.
Proprio il presidente del Brasile è accusato da diversi fronti per le sue politiche ostili alle comunità indigene. Nel solo 2021, è stato denunciato per ben tre volte alla Corte penale internazionale dell’Aia: prima due leader indigeni hanno presentato un dossier per evidenziare i processi di deforestazione, deportazione e uccisione di persone indigene in atto da quando il presidente ha preso il potere nel 2019. In seguito, l’Articolazione dei popoli indigeni del Brasile (Apib), una delle voci più forti nel paese in tema di salvaguardia dei popoli originari, ha accusato Bolsonaro di genocidio ed ecocidio. L’ultima denuncia arriva per la prima volta fuori confine: AllRise, organizzazione non governativa austriaca, ha ufficialmente sporto denuncia alla Cpi contro Bolsonaro, di nuovo, per crimini contro l’umanità.
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