Dal 17 al 23 giugno, Survival International mobilita l’opinione pubblica con una settimana dedicata ai diritti dei popoli incontattati.
Via le ruspe dall’Amazzonia. La foresta degli indigeni Munduruku è ancora in pericolo
In Brasile le foreste abitate dagli indigeni Munduruku rischiano di essere rase al suolo per far spazio a 42 centrali idroelettriche.
Un’ampia area di foresta Amazzonica e i suoi abitanti, umani e non, sono in pericolo, minacciati da quello che siamo soliti chiamare “progresso”. Il progresso in questo caso ha le fattezze di quarantadue centrali idroelettriche che potrebbero sorgere nella valle del fiume Tapajós, nel cuore selvaggio dell’Amazzonia.
Figli della foresta
In quest’area vivono da innumerevoli generazioni i Munduruku, gruppo etnico composto da circa 12mila individui che vive in armonia con la foresta, sostentandosi con le risorse che ha da offrire. La costruzione delle dighe nelle loro terre ancestrali costituirebbe una condanna senza appello per i Munduruku e per la straordinaria biodiversità che abita questi luoghi.
La vittoria contro la diga di Tapajós
Lo scorso agosto l’Istituto brasiliano delle risorse naturali rinnovabili e ambientali (Ibama) ha reso noto che non sarebbe stata realizzata la diga idroelettrica di São Luiz do Tapajós, il progetto non ha superato la Valutazione di impatto ambientale. La diga sarebbe dovuta essere una delle più grandi del Brasile e avrebbe deviato il corso del fiume Tapajós, inondando oltre 700 chilometri quadrati di foresta. La grande vittoria è stata però solo momentanea per i Munduruku, le cui terre rischiano ora di essere sommerse da altre dighe.
La parola al governo brasiliano
Affinché questo popolo possa effettivamente sentirsi al sicuro, circondato dal grembo umido e fertile della foresta pluviale, occorre che il governo brasiliano riconosca ufficialmente l’area del fiume Tapajós come terra ancestrale dei Munduruku, confermando la decisione del Funai. Tale decisione, fondamentale per futuro della foresta Amazzonica, e di riflesso per l’intero pianeta, è attesa nei prossimi giorni.
Il sostegno di Greenpeace
Greenpeace è a fianco dei Munduruku in questa lotta e sta facendo pressione sul governo brasiliano per spingerlo a prendere la giusta decisione. La ong ambientalista, che da mesi sta protestando al fianco dei nativi, ha lanciato una petizione per chiedere al Brasile di riconoscere ai Munduruku l’autorità su queste terre e garantire per sempre la loro protezione.
Un solo pianeta
La battaglia contro la costruzione di decine di centrali idroelettriche non riguarda solo i Munduruku, coinvolge tutti noi. La foresta Amazzonica viene considerata il polmone della Terra, questa immensa distesa verde, che copre una superficie pari al 42 per cento di quella dell’Europa, fornisce infatti al pianeta intero aria pulita e assorbe enormi quantità di CO2, ecco perché la foresta dei Munduruku è la nostra foresta e da essa dipende il nostro futuro.
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