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In Brasile, Guaraní sotto attacco per la terra
Continuano gli attacchi contro la tribù indigena da parte di sicari armati. Un lento genocidio da parte dei potenti agricoltori e allevatori a causa della terra.
Un gruppo di sicari ha attaccato una comunità Guaraní Kaiowa, nel Brasile meridionale, uccidendo un uomo e ferendone almeno altri cinque, tra cui un bambino. Lo fa sapere l’associazione Survival in un comunicato, che lo scorso 14 giugno ha ricevuto la notizia dell’ennesimo attacco violento alla tribù indigena.
“Assistiamo a un attacco brutale e continuato ai Guaraní, che sta crescendo di intensità”, dichiara il diretto generale di Survival, Stephen Corry. “Persone potenti in Brasile stanno cercando di ridurre al silenzio i membri della tribù, terrorizzandoli affinché rinuncino alle loro rivendicazioni territoriali. Ma i Guaraní non si fermeranno. Sanno di rischiare la morte cercando di tornare alla loro terra ancestrale, ma l’alternativa è così terribile che non hanno altra scelta se non quella di affrontare i sicari e le loro pallottole. Il governo ad interim del Brasile deve fare di più per porre fine a questa ondata di violenza che sta seminando morti”.
Infatti pare che gli attacchi e le intimidazioni siano aumentati da quando il Governo ad iterim si è insediato a causa dell’impeachment di Dilma Rousseff, presidente del Brasile. L’amministrazione uscente aveva infatti riconosciuto un vasto territorio alle tribù indigene.
“È in corso un lento genocidio. C’è una guerra contro di noi. Abbiamo paura. Uccidono i nostri capi, nascondono i loro corpi, ci intimidiscono e ci minacciano. Continuiamo a lottare per la nostra terra”, ha dichiarato uno dei leader guarani Tonico Benites, in occasione di una sua visita in Europa il mese scorso.
Chi sono i Guaraní
Oggi in Brasile rimangono circa 51.000 Guaraní, suddivisi in sette stati diversi. Sono il popolo indigeno più numeroso del paese. Negli anni hanno visto scomparire gran parte della foresta dove vivevano, a causa delle crescenti coltivazioni di canna da zucchero. Alcuni gruppi sono rimasti addirittura senza terra, vivendo ai margini delle strade. Un popolo fortemente spirituale e pacifico che sta registrando negli anni un aumento costante di suicidi.
Una delle date più importanti ma anche più tragiche è il 2003 quando Marcos Veron, 70 anni, e leader della comunità Guarani Kaiowà di Takuára è stato assassinato. “La nostra cultura non permette violenze, ma gli allevatori ci uccideranno piuttosto che restituirci la terra”, conclude Benites. “Gran parte di essa ci è stata presa negli anni ’60 e ’70. Gli allevatori sono arrivati e ci hanno cacciato via. La terra è di buona qualità, con fiumi e foreste. Ora è preziosa”.
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