Dal 17 al 23 giugno, Survival International mobilita l’opinione pubblica con una settimana dedicata ai diritti dei popoli incontattati.
Brasile, gli indigeni nella morsa di coronavirus e criminalità
I casi ufficiali di Covid-19 sono più di 100mila in Brasile. Ma gli esperti indicano che le cifre reali potrebbero essere ben più alte.
Con gli occhi puntati su Europa e Stati Uniti, la diffusione del coronavirus in altre aree del mondo rischia di passare inosservata. Eppure, la situazione appare altrettanto critica in alcune nazioni. È il caso del Brasile, che in particolare in alcuni stati presenta ospedali sovraccarichi e dati che lasciano intendere come il picco epidemico sia ancora lontano.
Bolsonaro invita la popolazione a non rispettare il confinamento
Nella nazione sudamericana i dati (aggiornati al 3 maggio) indicano superata la soglia dei 101mila casi confermati di Covid-19. Malattia che ha già ucciso più di settemila persone. Ma i dati ufficiali, secondo numerose fonti, potrebbero essere in realtà decisamente sottovalutati. Alcuni specialisti hanno addirittura indicato che il numero di casi potrebbe essere 15 volte più ampio rispetto alle cifre governative. Nello stato di Amazonas, nel nord del Brasile, si parla addirittura di contagi 38 volte superiori rispetto ai dati ufficiali.
Brazil’s President Jail Bolsonaro railed against the country’s lockdown Sunday in a speech to thousands of anti-confinement demonstrators as the number of confirmed COVID-19 infections passed 100,000, with more than 7,000 deaths https://t.co/yoTLTnMebP
— AFP news agency (@AFP) May 3, 2020
Nello stato meridionale di San Paolo, inoltre, il confinamento appare poco rispettato. Anche per via delle parole del presidente Jair Bolsonaro, che continua ad invitare la popolazione a non rispettarlo. Risultato: i dati dei telefoni cellulari indicano che meno della metà della popolazione rimane a casa.
L’impossibile confinamento nelle favelas in Brasile
Ma a preoccupare sono soprattutto le popolazioni più vulnerabili del Brasile, a partire da quelle che vivono nelle favelas e dagli indigeni. Chi abita nelle sovraffollate baraccopoli nelle periferie delle megalopoli si ritrova in condizioni di inevitabile contatto ravvicinato con i vicini di casa. E spesso muoversi per procurarsi acqua e cibo è obbligatorio.
Gli indigeni, che vivono prevalentemente in aree forestali, devono invece fronteggiare una doppia minaccia. Da una parte quella legata al coronavirus e alle difficoltà di accesso alle cure per chi dovesse ammalarsi. Dall’altra, la presenza sempre più massiccia di uomini senza scrupoli che sfruttano la foresta in modo illegale. I territori che la legge assegna in modo esclusivo agli indiani, nelle ultime settimane, hanno visto infatti un’invasione di allevatori di bestiame e imprese che si dedicano ad attività illegali. Ciò poiché le autorità, a causa dell’epidemia, non stanno più controllando le aeree. Il che potrebbe anche accrescere il rischio di contagi tra gli indigeni, innescando un drammatico circolo vizioso.
Il fotografo Salgado lancia una petizione per le popolazioni indigene
Per questo il fotografo Sebastião Salgado, domenica scorsa, ha lanciato una petizione online per chiedere al governo brasiliano di proteggere le popolazioni autoctone. Nella lettera – che è stata firmata da 150mila persone, tra le quali star del calibro di Brad Pitt, Madonna e Paul McCartney, si chiedono “misure urgenti”. Poiché “i popoli indigeni del Brasile rischiano di essere decimati dal Covid-19. Da cinque secoli queste etnie vengono falcidiate da malattie portare dai colonizzatori europei. Oggi, con il coronavirus, potrebbero essere totalmente sradicate”.
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