A due settimane dalle devastanti inondazioni che hanno colpito il Brasile meridionale, gran parte della città di Porto Alegre è ancora sott’acqua. Ad essere colpiti sono stati 46 quartieri su 96. E anche le zone non inondate per giorni sono rimaste senza acqua potabile e energia elettrica. Per centinaia di migliaia di persone, la vita si è trasformata in un salto nel buio: cosa ne sarà di loro, del loro futuro e del futuro delle loro terre è un’incognita.
540mila persone hanno perso la casa nello stato di Rio Grande do Sul
Nello stato di Rio Grande do Sul, il più colpito dalle alluvioni, 600mila persone sono state colpite direttamente dalla catastrofe, che dal quotidiano El Pais viene attribuita direttamente al riscaldamento globale.
Solo nella capitale, nonché città più popolosa dello stato brasiliano, sono 15mila le persone che sono state costrette ad abbandonare le loro case. Di queste, circa 13mila sono attualmente ospitate in 149 rifugi aperti nella città. A livello statale, a non avere più un’abitazione agibile sono 540mila persone. Le autorità ne hanno raccolte 77mila in ricoveri pubblici e hanno allestito tendopoli.
Danni per l’equivalente di almeno 3,5 miliardi di euro
Per loro, la situazione necessiterà ancora di molto tempo prima di tornare alla normalità. Basti pensare che il mercato municipale, simbolo della città e situato in pieno centro storico, è ancora accessibile soltanto in barca. Più di cento commercianti hanno perso tutto: negozi, attività, mezzi di sussistenza. In alcuni casi si tratta di aziende che erano aperte ormai da decenni. Complessivamente, secondo quanto indicato in una prima stima dal governatore Eduardo Leite, il costo per la ricostruzione potrebbe superare ampiamente i 19 miliardi di real, pari a quasi 3,5 miliardi di euro.
La furia dell’acqua è stata inarrestabile. Giorni e giorni di incessanti piogge torrenziali hanno provocato un innalzamento del livello dei bacini idrici senza precedenti: il lago Guaiba ha superato ad esempio i cinque metri, battendo così il record assoluto, che risaliva al 1941. Una massa enorme, che si è riversata sulla città, attraverso l’omonimo fiume. Complice, secondo quanto denunciato da abitanti del luogo, il fatto che, su 23 stazioni per pompare l’acqua, ne funzionassero soltanto sette, al momento della piena.
In molte regioni dello stato del Brasile ancora rischi elevati
Anche altri fiumi della regione hanno raggiunto livelli straordinariamente elevati. È il caso del Taquari, ad esempio, che minaccia la cittadina di Mucum (che si è appena ripresa dal passaggio drammatico di un uragano, nello scorso settembre). O ancora la città di Pelotas, a sud di Porto Alegre, per la quale la sindaca Paula Mascarenhas parla di una situazione “che si aggrava” anziché migliorare.
“We will only be able to avoid the worst of the climate crisis, which destroys lives and dreams and is cruel especially to those who already live in vulnerable conditions, if we face it responsibly.” https://t.co/2QHIF7ncRG
— Greenpeace International (@Greenpeace) May 19, 2024
D’altra parte, anche l’Istituto nazionale di meteorologia ha spiegato che, sopratutto nella porzione nord-orientale dello stato brasiliano, sussiste “un rischio elevato di gravi inondazioni ed esondazioni di fiumi, nonché di smottamenti”. Mentre il Centro nazionale di sorveglianza e di allerta sulle catastrofi naturali (Cemaden) ha confermato che la probabilità di nuove inondazioni resta “molto elevata” nella maggior parte del territorio.
Complessivamente, il bilancio delle inondazioni in termini di mortisupera le 150 unità. Ma ancora oggi si conta un centinaio di dispersi.
La città di Petropolis, in Brasile, è stata colpita da precipitazioni torrenziali, che hanno causato numerosi morti. Si cercano ancora decine di dispersi.
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