Dal 17 al 23 giugno, Survival International mobilita l’opinione pubblica con una settimana dedicata ai diritti dei popoli incontattati.
Brasile, nativi al sicuro dai missionari, non potranno entrare nelle loro terre
Una sentenza ha proibito ai missionari evangelici di entrare in contatto con le tribù incontattate della valle Javari.
L’esistenza delle tribù incontattate dell’Amazzonia è costantemente minacciata dalla bulimica espansione della società dominante, che inesorabilmente erode i loro territori mettendo a rischio la loro incolumità e la loro cultura. Anche la pandemia di Covid-19 si sta diffondendo e potrebbe decimare ulteriormente le popolazioni indigene. Finora, secondo quanto riportato dall’Instituto socioambiental, in Brasile sono morti tre nativi, mentre la situazione è particolarmente grave in Ecuador, dove il sistema sanitario è al collasso e gli indigni si stanno organizzando per affrontare da soli la pandemia.
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I nativi della valle Javari potranno quantomeno evitare che indesiderati missionari evangelici arrivino nelle loro terre, con l’obiettivo di convertirli ed esponendoli a malattie che potrebbero sterminare tribù isolate prive di difese immunitarie. Un giudice brasiliano ha infatti proibito ai missionari di avvicinarsi alle tribù incontattate della valle Javari.
Perché i nativi vanno lasciati in pace
La sentenza mette fine alla causa avviata da Univaja, ong che difende i diritti dei popoli della valle Javari, dopo che diversi gruppi missionari evangelici avevano espresso l’intenzione di evangelizzare le tribù amazzoniche incontattate. Tra questi l’associazione fondamentalista statunitense New tribes mission, oggi nota come Ethnos 360, che ha recentemente annunciato l’imminente utilizzo di un elicottero per convertire tribù amazzoniche prima irraggiungibili. Nella valle Javari, nello stato di Amazonas, risiede la più grande concentrazione di popoli incontattati esistente sulla Terra, e la presenza dei missionari potrebbe rivelarsi fatale per queste comunità isolate.
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Nella sua sentenza il giudice, secondo quanto riferito da Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, ha fatto riferimento proprio alla “particolare vulnerabilità degli indiani incontattati”, e ha dichiarato che “entrare in contatto con loro è estremamente rischioso”.
Riconosciuti i diritti degli indigeni
I trasgressori saranno puniti con una multa giornaliera di 1.000 real (175 euro) e, per far rispettare la sentenza, il giudice ha autorizzato l’uso della polizia e dei militari. “Non potevamo sperare in un esito migliore – ha detto a Survival Eliesio Marubo, avvocato di Univaja -. La legge dovrebbe essere uguale per tutti e Univaja, che rappresenta le comunità indigene della valle Javari, sta difendendo il diritto dei nostri popoli a scegliere liberamente secondo ciò che ritengono sia meglio per loro. Queste scelte spettano soltanto a noi, ai popoli indigeni. Spero che questa sentenza ricordi ai cristiani che il più grande insegnamento divino è quello di amare e rispettare gli altri”.
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Una vittoria in un momento critico
Il futuro delle popolazioni indigene brasiliane è sempre più cupo, il presidente Jair Bolsonero li vede come un ostacolo allo sfruttamento commerciale dell’Amazzonia e ne ha ulteriormente assottigliato i diritti, lo scorso gennaio ha inoltre scelto il missionario evangelico Ricardo Lopez Dias come nuovo capo del dipartimento per gli Indiani incontattati del Funai.
Anche per questo, la sentenza, frutto anche della campagna internazionale Survival, è estremamente importante “perché riconosce il significato criminale e gli enormi pericoli insiti nei tentativi di contattare a forza le tribù incontattate – ha dichiarato Fiona Watson, direttrice del dipartimento Ricerca e advocacy di Survival International -. È un duro colpo per i missionari evangelici che nel Brasile di Bolsonaro credono di essere al di sopra della legge. Le autorità brasiliane devono agire immediatamente per far rispettare la sentenza, devono espellere tutti i missionari dalla valle Javari e assicurarsi che non provino a tornarvi di nascosto, così come hanno già fatto in passato”.
Il Covid-19 arriva in Amazzonia
I missionari non rappresentano però la sola minaccia per i nativi, i cui territori sono presi d’assalto da migliaia di cercatori d’oro illegali, che potrebbero contribuire a diffondere nelle terre indigene il coronavirus. Nell’area occupata dagli Yanomami, al confine tra Brasile e Venezuela, sarebbero presenti almeno ventimila cercatori d’oro illegali, secondo le stime. Il 9 aprile si è registrata la prima vittima tra gli Yanomami, un ragazzo di 15 anni di nome Alvanei Xirixana.
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Il coronavirus è dunque già penetrato tra le comunità indigene dell’Amazzonia e, considerato l’isolamento geografico che preclude una tempestiva assistenza sanitaria, le conseguenze potrebbero essere devastanti.
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