L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Brasile, la marea nera non si è ancora fermata. Sospetti su una petroliera greca
Le autorità del Brasile sono alle prese con una chiazza di greggio che ha inquinato più di cento spiagge. La principale indiziata è una petroliera greca.
Non c’è pace per gli ecosistemi del Brasile. Dopo un’estate in cui l’Amazzonia è stata flagellata dalla deforestazione e dagli incendi scatenando un’ondata planetaria di indignazione, all’inizio di settembre più di cento spiagge sono state invase da una misteriosa chiazza di petrolio. Sono passati più di due mesi, ma l’emergenza è tutt’altro che archiviata. Anzi, per riprendere le parole del presidente Jair Bolsonaro, “il peggio deve ancora venire”.
L’avanzata dell’immensa chiazza di petrolio
Era il 29 luglio 2019 quando le autorità brasiliane, per la prima volta, hanno avvisato uno sversamento di idrocarburi a oltre 700 chilometri al largo dalle coste dello stato di Paraíba. Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre il petrolio ha raggiunto il nord est del paese, per poi scendere verso sud, fino allo stato di Bahia.
Come riporta il quotidiano Le Parisien, la chiazza ha inquinato circa 130 spiagge, per un’estensione totale che si aggira sui 2mila chilometri. Non ha risparmiato nemmeno il parco nazionale marino di Abrolhos, un arcipelago di cinque isole (tutte disabitate tranne la più grande, Santa Barbara) circondate da 46mila chilometri quadrati di barriera corallina. È lì che ogni anno, da giugno a settembre, le balene Jubarte migrano per far nascere i loro cuccioli.
La principale indiziata è una petroliera greca
Inizialmente il disastro ha destato scalpore anche perché sembrava estremamente difficile ricostruirne l’origine. Da subito l’agenzia per l’ambiente, Ibama, ha fatto sapere che tutti i campioni rinvenuti appartengono alla stessa tipologia di petrolio, che però non viene prodotta all’interno dello Stato. Ora i sospetti delle autorità sono puntati su una petroliera che batte bandiera greca in viaggio dal Venezuela alla Malesia, che avrebbe perso petrolio in mare a circa 2.500 chilometri di distanza dalle coste.
Nei giorni scorsi la polizia federale di Rio de Janeiro ha fatto irruzione negli uffici dell’armatore, Delta Tankers, che però nega tutte le accuse. L’imbarcazione, sostiene l’azienda, avrebbe “completato il suo viaggio tranquillamente, senza alcuna perdita di combustibile”.
Foto in apertura © Tv BrasilGov / Wikimedia Commons
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