Le politiche adottate dal presidente brasiliano Jair Bolsonaro nei confronti della foresta amazzonica e dei diritti dei popoli indigeni costituirebbero un crimine contro l’umanità. È la durissima accusa scagliata dai leader indigeni Raoni Metuktire, capo della tribù Kayapó, e Almir Narayamoga Surui, capo della tribù Surui Paiter, che venerdì 22 gennaio 2021 hanno depositato una denuncia alla Corte penale internazionale all’Aia, nei Paesi Bassi.
“L’Amazzonia è stata sacrificata agli interessi industriali”
“Ho visto passare molti presidenti, ma nessuno ha parlato così male dei popoli indigeni o ha minacciato noi e la foresta come lui”. Così si esprime Raoni Metuktire sul presidente brasiliano in carica dal 1° gennaio 2019, definendolo “il peggiore per noi”. Nonostante l’età avanzata e la salute ormai fragile, il leader indigeno resta un indiscusso punto di riferimento internazionale per la sua strenua lotta in difesa della foresta e dei diritti degli indigeni.
La denuncia sostiene che il graduale allentamento delle norme ambientali ad opera dell’amministrazione di Brasilia, che è andato di pari passo con un picco del tasso di deforestazione, sia finalizzato a “sfruttare le risorse naturali dell’Amazzonia e minare i diritti dei popoli indigeni, allo scopo di favorire l’industria”.
L’iter della denuncia contro Jair Bolsonaro
La denuncia non implica automaticamente che Bolsonaro finisca sul banco degli imputati. Ora la Corte penale internazionale dovrà valutare nel merito le affermazioni, per decidere se ci siano gli elementi per avviare un’indagine. Questo iter richiederà settimane. Un eventuale responso positivo potrebbe creare un precedente, includendo anche la distruzione dell’ambiente – o ecocidio – nella lista dei crimini perseguibili dalla Corte penale internazionale. O almeno, questo è l’intento dichiarato da William Bourdon, l’avvocato francese che sta portando avanti la causa per conto di Raoni.
Così viene distrutto il territorio di Ituna Itata, che si trova nelle mire di accaparratori di terra e della locale mafia del taglio del legno. Qui vivono #Indiani incontattati, ma nel 2019 è stato il territorio indigeno più deforestato del #Brasile.#StopBrazilsGenocidepic.twitter.com/XBo5iksDuD
L’amministrazione Bolsonaro sforbicia ancora i fondi per le foreste
Sono i numeri a dimostrare che la tutela dell’ambiente non è certo una priorità per l’amministrazione in carica. A dirlo è l’Observatório do Clima, una rete di 56 organizzazioni della società civile, autrice di un bilancio sul secondo anno di presidenza di Bolsonaro. Il budget destinato all’ambiente per il 2021, pari ad appena 260 milioni di euro, è il più basso degli ultimi vent’anni. Rispetto al 2019 sono stati tagliati del 34,5 per cento gli stanziamenti per le ispezioni ambientali e la lotta contro gli incendi.
Tutto questo dopo un anno, il 2020, in cui il tasso di deforestazione ha segnato un altro +9,5 per cento in dodici mesi, dopo il picco del +34 per cento raggiunto nel 2019. E, per contro, il numero di sanzioni comminate dall’Istituto brasiliano dell’ambiente e delle risorse naturali (Ibama) si è rivelato eccezionalmente basso; addirittura il 35 per cento in meno rispetto al 2018, l’ultimo anno in cui è stata in carica la precedente amministrazione.
Bolsonaro riceve la medaglia al merito indigeno. Una scelta assurda del governo brasiliano che non tiene conto delle accuse di genocidio nei confronti del presidente.
Impossibile non restare affascinati dalla vita dei popoli indigeni, così intimamente connessa alla natura e così lontana dal nostro quotidiano. Possiamo raggiungerli con la fantasia e vedere il mondo con i loro occhi grazie alle straordinarie immagini del calendario 2022 “We, the people” di Survival International, il movimento globale che lotta per i loro diritti.
Il presidente cileno Sebastián Piñera ha dichiarato lo stato di emergenza e schierato l’esercito in quattro province nel sud del paese in seguito a una serie di scontri fra le forze dell’ordine e il popolo indigeno dei Mapuche. La misura straordinaria resterà in vigore per almeno due settimane e autorizzerà le forze armate a “fornire appoggio logistico, tecnologico e nelle comunicazioni, così come nelle operazioni di