Scatta l’ora della Brexit. Ma è solo “la fine dell’inizio”

Alle 23 di oggi, 31 gennaio 2020, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, noto come Brexit, diventa irreversibile. Ma c’è ancora molto da trattare

“Questa non è la fine, non è nemmeno l’inizio della fine. Ma è forse la fine dell’inizio“. Era il 6 novembre 1942. Al termine della seconda battaglia di El Alamein, in Egitto, il primo ministro inglese Winston Churchill commentò con queste parole la ritirata delle forze dell’Asse e la vittoria degli Alleati. Forse lo storico leader britannico riutilizzerebbe le stesse parole per commentare questo 31 gennaio 2020, giorno in cui, alle 23, scatterà dopo infiniti negoziati la Brexit. Ovvero l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

“Ora comincia la fase più difficile della Brexit”

“La fine dell’inizio”, perché quello che si conclude oggi, in effetti, è soltanto un primo segmento del tortuoso percorso di distacco della Gran Bretagna. La conferma è arrivata anche da un sostenitore della Brexit, il deputato conservatore Iain Duncan Smith: “Ora comincia la fase più difficile di tutte”.

Ciò verrà avviata nella prossima notte sarà infatti una lunga fase di transizione. Tecnicamente, a partire dalle 23, il processo di uscita dall’Unione europea avviato in virtù dell’articolo 50 dei Trattati sull’Unione europea diventa irreversibile. Per tornare a far parte dell’Ue, il governo di Londra dovrà passare di nuovo per il processo di adesione, come fatto 45 anni fa. Inoltre, su numerosi fronti occorrerà ancora negoziare, trattare, limare.

Ciò nonostante, qualcosa da stanotte cambierà in concreto. La prima conseguenza diretta è legata al fatto che i cittadini britannici cessano di essere, al contempo, anche cittadini europei. Inoltre, i 73 eurodeputati del Regno Unito eletti nella primavera scorso abbandoneranno definitivamente i loro scranni. Di questi ultimi, 27 saranno ripartiti tra i Paesi membri attuali dell’Ue (l’Italia ne guadagnerà cinque). Mentre gli altri 47 saranno lasciati a disposizione, qualora l’Unione dovesse allargarsi ad altre nazioni.

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“Get Brexit done” era lo slogan della campagna elettorale del conservatore Boris Johnson © Ben Stansall – WPA Pool/Getty Images

Cosa cambia in concreto dal 31 gennaio

Mercoledì, i parlamentari laburisti hanno sventolato delle sciarpe con i colori dell’Unione europea e della Gran Bretagna. Mentre il deputato anti-europeista Nigel Farage ha esultato: “Non abbiamo mai sposato fino in fondo il progetto europeo”. A partire dal 25 febbraio, poi, verranno avviati nuovi tavoli negoziali. Bruxelles e Londra avranno a disposizione dieci mesi per tentare di stabilire le regole che governeranno la Brexit. Regole che dovranno essere applicate a partire dal 2021. Se non si riuscirà a trovare un compromesso, si passerà alla “Brexit dura”, che secondo numerosi osservatori potrà creare una vasta serie di problemi, a partire dai rapporti commerciali ed economici tra le parti.


Nel corso dei 10 mesi di “interludio”, le regole europee continueranno ad essere applicate anche nel Regno Unito. A partire dal Trattato di Schengen: i cittadini britannici potranno continuare a circolare liberamente nelle altre nazioni dell’Ue e, viceversa, ci si potrà recare Oltremanica senza necessità di esibire un passaporto.

Cittadinanza, passaporti e permessi di soggiorno

Va detto però che gli europei che vivono nel Regno Unito dovranno depositare una domanda di “Settlement scheme”. Quest’ultimo consente a chi ha vissuto per almeno cinque anni consecutivi sul territorio britannico di chiedere un permesso di soggiorno illimitato nel tempo. Al contrario, non è stato stabilito un accordo per gli inglesi che vivono in altri paesi europei.

È per questo che i negoziati si annunciano ancora molto complessi. Ed è per questo che è stata prevista la possibilità, entro il 1 luglio 2020, di estendere il periodo di transizione. Eventualità che, però, per ora è stata espressamente rifiutata dal primo ministro Boris Johnson.

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