La premier inglese Theresa May si è detta pronta a dimettersi se l’accordo sulla Brexit verrà approvato. Ma la mossa non sembra aver convinto il Parlamento.
Brexit, annullato il voto del Parlamento britannico. Londra vuole rinegoziare l’accordo con l’Unione europea
Procrastinato il voto del Parlamento britannico sull’accordo tra Regno Unito e Unione europea sulla Brexit. La premier Theresa May vuole rinegoziare.
Il primo ministro britannico Theresa May ha annunciato, lunedì 10 dicembre, che il voto del Parlamento di Londra sulla Brexit, il processo di uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, è stato procrastinato. Prevista domani, la seduta avrebbe dovuto approvare o rigettare l’accordo, frutto di 17 mesi di negoziati con Bruxelles. Ma un ok da parte dei deputati è decisamente poco probabile: critiche all’accordo sono piovute addosso al governo, infatti, da tutte le sponde politiche.
The chamber erupts in laughter as UK Prime Minister Theresa May postpones key #Brexit vote https://t.co/bNgJAdj58W via @ReutersTV pic.twitter.com/ogWG1THJ3U
— Reuters Top News (@Reuters) 10 dicembre 2018
Il nodo politico della frontiera irlandese
Per questo la premier ha deciso di prendere tempo. Poco prima delle 15, ha annunciato ai propri ministri la decisione di volersi recare nuovamente nella capitale belga per rivedere alcuni punti dell’intesa raggiunta sui confini tra Irlanda e Irlanda del Nord. Ovvero di uno dei nodi più complessi da sciogliere nell’ambito della Brexit. Secondo la “clausola di salvaguardia” (“backstop”) negoziata con l’Ue, infatti, l’Irlanda del Nord potrebbe rimanere di fatto nel mercato comune europeo e nell’unione doganale. Un punto sul quale Bruxelles è stata inflessibile. La stessa Commissione europea ha fatto sapere inoltre che da parte sua non c’è alcune intenzione di riavviare i negoziati.
Lunedì, non a caso, il ministro degli Esteri tedesco Heiko Mass ha affermato: “Non vero cosa si possa cambiare dell’accordo”. D’altra parte, la necessità di non ripristinare una vera frontiera era stata ammessa, nel 2017, dalla stessa Theresa May, che si era impegnata in questo senso, al fine di preservare gli accordi di pace del 1998.
Il voto sulla Brexit dovrebbe arrivare entro il 21 gennaio
Secondo quanto riportato dal Telegraph, il voto dovrebbe arrivare entro il 21 gennaio. Secondo il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon, la decisione di procrastinare la seduta parlamentare non è altro che “un patetico atto di vigliaccheria”, da parte di un governo “che sprofonda nel caos”. Aggiungendo che il Partito nazionale scozzese sosterrà un’eventuale mozione di sfiducia contro Theresa May, qualora esse dovesse essere presentata alla Camera dei Comuni dal Partito laburista (principale forza di opposizione parlamentare).
So @jeremycorbyn – if Labour, as official opposition, lodges motion of no confidence in this incompetent government tomorrow, @theSNP will support & we can then work together to give people the chance to stop Brexit in another vote. This shambles can’t go on – so how about it?
— Nicola Sturgeon (@NicolaSturgeon) 10 dicembre 2018
Il leader di quest’ultimo, Jeremy Corbyn, ha approfittato per incalzare il primo ministro: “Theresa May tenta di giocare un’ultima carta per salvare l’accordo. Ma se non saranno apportati cambiamenti profondi, è bene che faccia un passo indietro e lasci negoziare chi è in grado di farlo”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’accordo sulla Brexit raggiunto dalla premier britannica Theresa May con l’Unione europea è stato respinto dal Parlamento del Regno Unito. Ma il 29 marzo si avvicina.
La Brexit appare sempre più vicina: i paesi membri hanno approvato l’accordo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Eppure, il futuro è ancora incerto.
Grazie alla tecnologia lidar sono state scoperte migliaia di strutture maya in Messico. Ci sono ancora molte rovine sepolte nella giungla.
Per molte minoranze il dritto a scegliere tra Harris e Trump alle elezioni presidenziali Usa resta un percorso a ostacoli.
Il partito Sogno georgiano confermato con il 53,9 per cento dei voti. Ma piovono accuse di brogli e interferenze. L’Ue chiede di indagare. Intanto la presidente del Paese invita alla protesta. I vincitori: “Questo è un colpo di Stato”.
Due leggi approvate da Israele a larga maggioranza renderanno di fatto impossibile per l’Unrwa operare a Gaza e in Cisgiordania. La comunità internazionale insorge.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.
L’8 giugno si tengono le elezioni in Regno Unito per scegliere chi guiderà il paese nei negoziati per la Brexit. Theresa May è favorita, ma il suo vantaggio è in calo.