Brexit è anche questo: il Regno Unito ha deciso di concedere agli agricoltori l’impiego, seppur temporaneo, di uno dei pesticidi più pericolosi per le api.
Brexit, secco no del Parlamento inglese all’accordo con l’Unione europea
La Camera dei Comuni di Londra non ha approvato l’accordo tra Regno Unito e Unione europea sulla Brexit. Nuovo stop al progetto di Theresa May.
Il Parlamento britannico ha respinto la bozza di accordo raggiunto dal governo di Theresa May con l’Unione europea sulla Brexit. Con 432 voti contrari, a fronte di soli 202 a favore, la Camera dei Comuni ha confermato le previsioni e ha rigettato il testo.
Dopo il no alla bozza di accordo sulla Brexit il futuro è incerto
L’esito della seduta parlamentare è arrivato poco prima delle 21, dopo che nel pomeriggio il dibattito tra i deputati è stato particolarmente acceso. Ora occorrerà verificare se le parti vorranno (e sapranno) trovare un nuovo punto d’intesa. Tuttavia, già nello scorso mese di dicembre, la Commissione europea aveva presentato una sorta di “piano d’emergenza”, considerando concreta l’ipotesi di un’uscita del Regno Unito dall’Ue senza un accordo.
Si tratterebbe della cosiddetta “hard Brexit”, di fronte alla quale Bruxelles non vuole farsi trovare impreparata. Come riferito dall’Ansa, il vicepresidente dell’organismo esecutivo comunitario, Valdis Dombrovskis, aveva presentato alcuni interventi normativi “necessari per essere pronti ad affrontare lo scenario che si verrebbe a configurare nel caso in cui l’uscita della Gran Bretagna avvenisse senza l’entrata in vigore dell’accordo”.
#UltimOra #Brexit, #Parlamento #Gb boccia accordo con Ue: 432 no contro 202 sìhttps://t.co/Iu53u6tdZC pic.twitter.com/ZcVxd52sYe
— Sky tg24 (@SkyTG24) 15 gennaio 2019
Jean-Claude Juncker: Londra chiarisca, tempo quasi scaduto
Sulla questione si era anche espresso il sindaco di Londra Sadiq Khan, parlando della Brexit senza intesa come di qualcosa di “devastante”. Per questo aveva sollecitato Theresa May “a congelare l’iter di divorzio, ritirando la notifica dell’articolo 50 per il recesso dall’Ue”. Quest’ultima, infatti, impone il raggiungimento di un’intesa entro il 20 marzo 2019 (ma già si parla di una possibile proroga).
Subito dopo il no del Parlamento inglese il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha sollecitato Londra “a chiarire il più presto possibile le proprie intenzioni. Il tempo è quasi scaduto”. Il politico lussemburghese ha anche messo in guardia contro il rischio di “una Brexit disordinata”.
I take note with regret of the outcome of the vote in the @HouseofCommons this evening. I urge the #UK to clarify its intentions as soon as possible. Time is almost up #Brexit https://t.co/SMmps5kexn
— Jean-Claude Juncker (@JunckerEU) 15 gennaio 2019
Mozione di sfiducia contro il governo di Theresa May
Le ripercussioni potrebbero essere infatti molte e concrete. Ad esempio, il 7 gennaio un convoglio di tir ha dato vita ad una mega-fila tra il porto di Dover, sulla Manica, e il Kent. Londra ha ordinato il testo poiché teme che una Brexit senza accordo possa provocare blocchi ai controlli doganali, capaci di generare code di decine e decine di chilometri.
Durante il discorso tenuto al Parlamento subito prima del voto, il primo ministro ha sostenuto di avere “il dovere di rispettare la volontà del popolo britannico”, che il 23 giugno del 2016 si era espresso a favore dell’uscita dall’Unione europea. “Il voto di oggi – ha aggiunto – rappresenta una decisione storica che determinerà l’avvenire del Regno Unito per generazioni”. Quanto alla possibilità di indire un secondo referendum, May a dichiarato che “esso non farebbe che creare divisioni”.
Jeremy Corbyn tables no confidence motion https://t.co/COhBjc28Dg pic.twitter.com/K1NqAfUtbl
— Politico Digital UK (@PoliDigitalUK) 15 gennaio 2019
La posizione del primo ministro è in ogni caso particolarmente precaria. Il leader dell’opposizione, il laburista Jeremy Corbyn, ha già annunciato al Parlamento una mozione di sfiducia contro il governo, che sarà dibattuta domani, mercoledì 16 gennaio.
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