
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
La provincia canadese ha bandito in tutte le forme la caccia al grizzly. Secondo il ministro dell’Ambiente i plantigradi sono più preziosi da vivi.
In natura un grizzly (Ursus arctos horribilis) adulto, gigantesca sottospecie nordamericana dell’orso bruno, non ha nemici, eccetto l’uomo. Da oggi i grizzly che vivono nella British Columbia, in Canada, possono tirare un sospiro di sollievo e pensare solo a rimpinzarsi di salmoni e ad accumulare grasso per resistere all’imminente inverno. La provincia canadese ha infatti vietato, con effetto immediato, la caccia a questi grandi plantigradi un tempo ampiamente diffusi nell’America nord-occidentale, mentre oggi ne sopravvivono poche migliaia.
Lo scorso agosto il governo provinciale della British Columbia aveva vietato la caccia al trofeo dei grizzly, fino a poco tempo fa permessa anche nella foresta pluviale di Great Bear, ma consentiva ancora l’abbattimento degli orsi per la carne. Ora quel divieto è stato ampliato e non è più possibile sparare a un grizzly, ad eccezione dei membri delle First Nations, i nativi canadesi che cacciano per ragioni alimentari, sociali e cerimoniali. “Il grizzly è visto come una specie iconica nella British Columbia e la caccia a questi animali non è più socialmente accettabile per la stragrande maggioranza degli abitanti”, ha dichiarato Doug Donaldson, ministro delle Foreste della provincia canadese. Donaldson ha inoltre citato un recente sondaggio secondo cui il 78 per cento dei quasi 4.200 intervistati ha chiesto la fine della caccia agli orsi.
Nella British Columbia ci sono circa 15mila grizzly, una popolazione sostenibile secondo Donaldson, e fino ad oggi i cacciatori ne abbattevano circa 150 ogni anno. La decisione di porre fine alla caccia, entrata in vigore dopo la chiusura della stagione di caccia autunnale e prima della riapertura prevista ad aprile, ha suscitato entusiasmo tra conservazionisti e ambientalisti. “È una gradita sorpresa – ha commentato Rachel Forbes, presidente della Grizzly Bear Foundation – dopo oltre un decennio di cattive notizie per gli orsi nella British Columbia non eravamo preparati a ricevere buone notizie. È però solo il primo passo, ora dobbiamo affrontare tutte le altre minacce ai grizzly, come la perdita di habitat”.
Il nuovo bando ha suscitato le proteste dei liberali che hanno condannato la decisione del Nuovo partito democratico (Ndp), in carica dallo scorso luglio dopo sedici anni ininterrotti di governo del Partito liberale. Alcuni politici liberali hanno affermato che la decisione dell’Ndp sia solo una concessione fatta agli ambientalisti dopo le proteste per la realizzazione di un impianto idroelettrico nel nord-est della provincia.
Il divieto di caccia ai grizzly ha, naturalmente, indispettito i cacciatori e le persone che lavorano nell’industria della caccia, le quali prevedono grandi ripercussioni economiche per la provincia. Il ministro dell’ambiente George Heyman ha però risposto citando una ricerca che suggerisce che l’impatto economico dell’ecoturismo generato dai grizzly è molto più grande della caccia, sia per quanto riguarda le entrate che la creazione di posti di lavoro.
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