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Broken nature, la XXII Triennale di Milano esplora come ricostituire il nostro legame con la natura
Broken nature è la grande mostra che segna la 22esima Triennale di Milano, sui legami compromessi che uniscono le persone alla natura, e sulle soluzioni per ricostituirli.
I temi della natura e della relazione umana con gli elementi del Pianeta sono al centro della mostra Broken nature, design takes on human survival, sviluppata in occasione della ventiduesima esposizione internazionale della Triennale di Milano. L’ampio progetto coinvolge esperti e scienziati da tutto il mondo ed è a cura di Paola Antonelli, curatrice del dipartimento di Architettura e Design presso il Museum of modern art di New York e direttore ricerca e sviluppo dello stesso museo, insieme ad Ala Tannir, Laura Maeran ed Erica Petrillo. Dal primo marzo al primo settembre, protagonista è la “natura spezzata”, come recita il nome della mostra, e il rapporto tra il design e la sopravvivenza umana.
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Cosa racconta la mostra Broken nature
Broken nature è un’indagine approfondita sui legami che uniscono le persone all’ambiente naturale che nel corso degli anni sono stati profondamente compromessi, se non completamente distrutti. La XXII Triennale, il cui allestimento è dello Studio Folder di Matilde Cassani, esplora il concetto di “design ricostituente” e mette in luce progetti, oggetti e strategie di scale diverse, dal micro al macro, che reinterpretano il nostro rapporto con il contesto in cui viviamo, sia gli ecosistemi sociali che quelli naturali.
“Sebbene un’opportuna preoccupazione per il futuro del nostro Pianeta e per le specie che lo popolano non dovrebbe sorprendere, la squadra di Broken nature è grata per le risposte entusiaste e coerenti al tema provenienti da tutto il mondo”, spiega Antonelli. “Il concetto di design ricostituente risuona con forza e sensibilità nelle partecipazioni internazionali. Ci permette di continuare a credere nel potere del design di aiutare i cittadini a comprendere la complessità, valutare i rischi, adattare i comportamenti e chiedere cambiamenti”.
I progetti della XXII Triennale di Milano
La mostra tematica comprende una selezione di un centinaio di progetti degli ultimi tre decenni, esempi di design, architettura e arte ricostituente provenienti da tutto il mondo. Include anche alcuni lavori commissionati appositamente agli architetti e artisti Accurat, Formafantasma, Neri Oxman e Sigil Collective. Questi progetti propongono approcci creativi che mirano a correggere il corso autodistruttivo dell’umanità ma anche a pensare in maniera diversa alla nostra relazione con l’ambiente e con tutte le specie presenti sul Pianeta, inclusi gli esseri umani.
Le partecipazioni internazionali coprono tutti i continenti, offrendo sfaccettature complesse delle tradizioni culturali dei 30 paesi partecipanti in termini di temi, visioni e prospettive future. E per la prima volta, la Triennale assegnerà i Bee award: una giuria internazionale si riunirà a Milano il 27 febbraio per selezionare tre partecipazioni internazionali che verranno scelte sulla base dell’accuratezza della loro interpretazione del tema e della qualità e rilevanza delle idee proposte.
Broken Nature è un progetto che va al di là di quanto viene esposto in mostra e comprende anche una piattaforma digitale per condividere il processo curatoriale, un programma pubblico, una serie di simposi e un catalogo in italiano e in inglese con saggi di scienziati, ricercatori, designer e critici.
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Il padiglione italiano a Broken nature
Four elements taking care (quattro elementi che si prendono cura) è il titolo del padiglione italiano, realizzato con l’art direction dell’architetto Ico Migliore, che ha firmato insieme a Mara Servetto anche l’allestimento. Affronta il tema di come occuparsi dei quattro elementi – aria, acqua, terra e fuoco – e del rapporto con la natura studiando soluzioni innovative ed efficaci. Il Politecnico di Milano è stato chiamato a rappresentare l’eccellenza italiana di questa ricerca e delle proposte di soluzioni sostenibili, e la curatela è stata affidata, oltre a Migliore, anche a Federico Bucci, Luisa Collina con Marco Bocciolone e Donatella Sciuto dell’università.
Lo spazio del padiglione è diviso in tre parti: la prima è una narrazione realizzata come una sorta di biblioteca con otto grandi libri interattivi che si possono sfogliare per approfondire, in video, quaranta progetti del Politecnico che vanno dalla scala micro a quella macro, dall’ingegneria al design, dall’architettura all’aeronautica, dalle tecnologie per monitorare l’aria alla scansione del movimento dei ghiacciai. Al fondo una grande parete, una sorta di “wunderkammer” (camera delle meraviglie) con materiali originali che raccontano la storia del Politecnico e dei grandi scienziati, architetti e ingegneri che vi sono passati.
Al centro, invece, l’installazione video Four elements space morphing fatta di luci e proiezioni su schermi trasparenti con pellicole olografiche che raccontano in modo evocativo la potenza della natura e come l’umanità può intervenire positivamente sugli elementi nello scenario generale. “Ci ha ispirato il film The power of ten di Charles e Ray Eames”, racconta Migliore, riferendosi in particolare alle riprese in cui si passa dal micro al macro (dall’interno del corpo umano all’interno della galassia) trattandoli in modo simile, come se fossero diversi piani di uno stesso concetto. “Abbiamo disegnato un ambiente sonoro interattivo, un’esperienza da fare per capire”.
La parola tempo è alla base del concetto dell’allestimento. Il visitatore può entrare per poco e, semplicemente respirandone l’aria e guardando l’installazione, avere una comprensione di cos’è la problematica generale, oppure può decidere di sfogliare un po’ di più i libri e approfondire alcune tematiche che trova di interesse, con al centro sempre l’esperienza scenica dell’installazione. “Sarà un’esperienza immersiva, l’idea è quella di avere un paesaggio aperto con un percorso non vincolante, ma dove il visitatore possa muoversi liberamente, andando a cercare delle cose”, nelle parole di Migliore. “Ci piace fare progetti di allestimento che siano il più possibile a ‘lento rilascio’, cioè che quando ti allontani ti inducano a cominciare a riflettere in modo diverso, come dovrebbero essere tutti i progetti di comunicazione”.
La nazione delle piante, l’esposizione con Stefano Mancuso
Uno spazio speciale di questa XXII Triennale è dedicato a La nazione delle piante, un’esposizione divulgativa e immersiva di grande rilievo basata sulle teorie di Stefano Mancuso, tra le massime autorità mondiali nel campo della neurobiologia vegetale. L’assunto di base è che uno dei modi per evitare un futuro catastrofico per l’umanità è guardare alle piante in modo nuovo, usarle non solo per quello che hanno da offrirci, ma per quello che possono insegnarci.
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La mostra è suddivisa in cinque capitoli: plant blindness (cecità vegetale), l’estensione del regno vegetale, l’anatomia e l’etologia, la comunicazione delle piante e “sono una nazione”. Attraverso un immaginario spettacolare e affascinante il percorso di apprendimento consente un’esperienza immersiva ricca di contenuti multimediali. L’allestimento della mostra è stato prodotto da Feel rouge worldwide shows, società che fa parte di Ws corp e lo Studio Gio Forma ha curato il design ideandone il concetto insieme a Mauro Belloni, responsabile dello sviluppo dei contenuti. Inoltre, la costituzione de La nazione delle piante e la sua spiegazione saranno oggetto di un saggio pubblicato da Editori Laterza.
I più recenti studi sul mondo vegetale hanno dimostrato che le piante sono dotate di sensi, in grado di memorizzare le cose e comunicare tra loro, quindi possono essere descritte come organismi intelligenti a tutti gli effetti. Idea centrale dell’esposizione, declinata in diversi modi anche lungo tutto il percorso di Broken nature, è che le piante esistono sulla Terra da molto più tempo dell’uomo, si sono meglio adattate e probabilmente sopravviveranno alla nostra specie: nella loro evoluzione hanno trovato soluzioni efficienti e non predatorie nei confronti dell’ecosistema in cui vivono. E da loro abbiamo solo da imparare.
La mostra Broken Nature, design taken on human survival è alla Triennale di Milano dal primo marzo al primo settembre. Il costo del biglietto è di 18 euro. Da martedì a domenica dalle 10:30 alle 20:30, chiuso il lunedì.
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