L’Università la Sapienza di Roma ha conferito a Brunello Cucinelli il dottorato honoris causa in Management banking and commodity science.
È la sostenibilità, in primo luogo umana e culturale che l’imprenditore garantisce nel suo fare impresa, il motivo di questo riconoscimento.
La lectio doctoralis con cui l’imprenditore ha accolto il riconoscimento ha avuto come fulcro le linee guida del suo modello di business, che ha sempre messo al centro la dignità umana.
La Sapienza di Roma è l’università più grande d’Europa e ieri ha conferito a Brunello Cucinelli il dottorato di ricerca honoris causa in Management banking and commodity science: un titolo altisonante che racchiude però il concetto fondamentale che sta dietro alla filosofia di Cucinelli, ovvero mettere al centro del proprio modello di business l’individuo.
L’imprenditore umbro, che in gioventù ha conosciuto non solo una condizione umile, ma ha sperimentato tanto il contatto simbiotico con la natura quanto le umiliazioni subite dal padre (prima contadino e poi operaio), si è sempre lasciato guidare dalla massima principe del genitore: “Devi essere prima di tutto una brava persona”.
Brunello Cucinelli, il “mercante onorevole”
E Brunello Cucinelli nel suo lavoro ha sempre messo al primo posto la dignità umana e creato per i propri dipendenti un habitat ideale, secondo quello che è sempre stato il suo credo: fare capitalismo umanistico; ovvero generare profitto anche per realizzare iniziative che migliorassero la vita delle persone.
La sostenibilità nell’universo Cucinelli è globale, come sottolineato dal discorso del professor Fabrizio D’Ascenzo, preside della Facoltà di economia e di tutto il Senato accademico dell’ateneo romano: si tratta si sostenibilitàin primo luogo economica, ma anche umana, morale e soprattutto culturale.
A colpire il preside è stato in modo particolare il borgo di Solomeo, sede originaria dell’attività imprenditoriale, che ospita la Scuola di alto artigianato contemporaneo per le arti e i mestieri. Una scuola professionale che i giovani possono frequentare ottenendo una qualifica professionale e un compenso mensile.
📸👨🎓 La Sapienza ha l’onore di conferire a Brunello #Cucinelli, stilista e imprenditore italiano, il Dottorato di ricerca honoris causa in Management, Banking and Commodity Sciences
Nel 2017 a Brunello Cucinelli era stato conferito il Global economy prize dal Kiel institute for the world economy e, in quell’occasione, era stato utilizzato per lui un termine che ha fatto suo e a cui è particolarmente affezionato: quello di “mercante onorevole”.
Una definizione che contempla, oltre all’attenzione nei confronti dei suoi dipendenti e dell’ambiente, anche la vasta attività di mecenatismo culturale dell’imprenditore: i lavori di restauro della facciata della cattedrale di San Lorenzo di Perugia, la realizzazione di un teatro e della Biblioteca universale a Solomeo.
L’università della vita, la laurea e i due dottorati di ricerca
Della lectio doctoralis dal titolo “La mia idea di una vita in armonia con il creato” con cui Brunello Cucinelli aveva pensato di accogliere il dottorato di ricerca, alla fine non ha parlato. Ha preferito fare un discorso a braccio, dedicato in particolar modo ai molti giovani studenti che erano venuti ad assistere alla sua proclamazione.
Lui, che come più volte ha ribadito ha frequentato l’università della vita presso il bar del paese ma che ha già ricevuto honoris causa una laurea (in Filosofia e etica nei rapporti umani conferita dall’università degli Studi di Perugia) e un altro dottorato di ricerca (in Filosofia all’università di Messina), ha ribadito ancora una volta quale siano state le quattro lezioni più importanti ricevute nella vita.
La prima deriva dalla povertà sperimentata in gioventù, che gli ha permesso però una vita in armonia con la natura. “Noi contadini vivevamo a contatto con gli animali, lavorando con loro, vivendo senza la luce elettrica in casa. Io, che ero il più esile, ero l’addetto a tirare i buoi, mentre mio padre, possente, maneggiava l’aratro ed è stato lui ad insegnarmi l’armonia delle piccole cose: come i solchi lasciati sul terreno dai buoi, che dovevano essere dritti, perché più belli”, precisa. La figura del padre, mancato lo scorso aprile, ricorrerà spesso in questo discorso: è lui ad avergli trasmesso l’importanza della dignità umana.
Dignità che un Cucinelli adolescente vede incrinarsi proprio negli occhi del padre, quando si trasferiscono in città perché inizia a lavorare come operaio: “Dalla sera alla mattina mi sono ritrovato con la luce, l’acqua corrente e la televisione. Il sogno del babbo era da sempre quello di diventare operaio: faceva prefabbricati in cemento armato e non si lamentava del compenso, ma di venire umiliato e offeso questo sì. Vedere questo nei suoi occhi mi ha fatto mettere un punto fermo: non sapevo cosa avrei fatto nella vita, ma sapevo che qualsiasi cosa fosse l’avrei fatta per la dignità economica e morale dell’essere umano”, racconta l’imprenditore umbro.
La formazione di Cucinelli deriva principalmente dall’ascolto del padre, ma anche degli amici del bar. “Ahimè tutti uomini, tranne la mia amica, la prostituta Lella. C’era sempre qualcuno disposto ad ascoltare le tue pene, ma anche a discutere di tutto: donne, filosofia, economia, matematica, cultura e moltissima politica”, dice Cucinelli, perdendosi tra i ricordi. “Solo che io facevo l’istituto per geometri e non potevo partecipare alle discussioni intavolate su Kant dagli studenti del classico: andai a comprarmi i suoi libri”.
“Agisci considerando l’umanità”
Sono le parole che Brunello Cucinelli ha fatto incidere su una targa nel centro del borgo di Solomeo. “Se scegliete come fine l’umanità, vi cambierà la vita” dice rivolto soprattutto ai giovani studenti. “Le università italiane sono le migliori al mondo, ma ricordatevi che esiste un’intelligenza da studio e un’intelligenza dell’anima. Un essere umano istruito non è la stessa cosa di un essere umano educato: il primo è uno che sa qualcosa, il secondo è aperto al mondo”.
E Cucinelli nel creare la sua azienda a venticinque anni ha applicato l’intelligenza dell’anima più che dello studio. Ha iniziato a fare cashmere principalmente per una ragione, avviare un attività che potesse avere un legame con il territorio, avesse una giusta crescita e che allo stesso tempo gli consentisse di vivere in armonia con la natura.
Nel fondare l’impresa voleva che gli esseri umani lavorassero in luogo bello: “I lavoratori devono poter vedere il cielo, che è fonte di ispirazione”, sottolinea Cucinelli. Voleva che ci fosse un equilibrio tra profitto e dono, come gli ha insegnato il nonno che regalava la prima balla di grano del raccolto alla comunità. Sembra esserci riuscito.
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