Ufficialmente solo 60 animali in Italia sono stati trovati infettati. Ma potrebbero essere 5 volte di pi
BSE: casi, indizi e sospetti
BSE: Il 18 ottobre il Ministero della Salute annuncia “bovino non negativo in un allevamento di Bolzano”, una bovina femmina di cinque anni di razza Bruna. Il 17 ottobre: “bovina non negativa in un allevamento in Friuli”, una bovina femmina di sei anni di razza pezzata nera, proveniente da un allevamento della provincia di Udine.
BSE: Il 18 ottobre il Ministero della Salute annuncia “bovino non
negativo in un allevamento di Bolzano”, una bovina femmina di
cinque anni di razza Bruna. Il 17 ottobre: “bovina non negativa in
un allevamento in Friuli”, una bovina femmina di sei anni di razza
pezzata nera, proveniente da un allevamento della provincia di
Udine. Lo stesso giorno, il 17, l’istituto zooprofilattico di
Torino ha annunciato la positività di un bovino proveniente
da un allevamento di Vercelli.
In Italia affiorano nuovi casi di infezione da encefalopatia
spongiforme bovina, mentre in Europa le indagini fanno emergere
nuovi sviluppi.
In Inghilterra la Food Standard Agency ha trovato “BSE infectivity”
nelle tonsille delle mucche. Mentre è stato trovato midollo
spinale (una parte “SRM – specified risk material” a rischio BSE)
in carne proveniente dalla Germania. La scoperta è avveuta
durante un controllo operato su 182 carcasse dal Meat Hygiene
Service (MHS) inglese l’11 ottobre a Eastbourne. Pare essere il
tredicesimo caso di ritrovamento di carne SRM proveniente dalla
Germania. La Food Standard Agency inglese aveva già
segnalato il problema alla Commissione europea, che avrebbe inviato
istruzioni a tutti gli stati membri per assicurarsi che tutto il
midollo spinale degli animali macellati venga rimosso e
immdiatamente “messo in sicurezza” in quanto materiale a rischio
biologico. Solo in seguito le carcasse possono essere destinate…
a consumo umano…
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Ricercatori australiani hanno osservato che il consumo quotidiano di verdure crucifere abbassa la pressione sanguigna, riducendo del 5 per cento il rischio di infarto o ictus.
Un’indagine dell’Istituto superiore di sanità rivela una scarsa aderenza degli italiani alla dieta mediterranea: “scelte sempre più occidentalizzate e globalizzate”.
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