L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Il buco dell’ozono si sta chiudendo. La conferma dalle Nazioni Unite
Le indicazioni fornite dagli scienziati nel 2016 sono state confermate da uno studio delle Nazioni Unite: il buco dell’ozono si sta chiudendo.
Il trend è lento ma ormai certo: il buco dell’ozono si sta davvero chiudendo. Segno che le misure adottate attraverso il Protocollo di Montreal nel 1987 stanno portando i loro frutti. A confermarlo è un rapporto intitolato Scientific Assessment of Ozone Depletion, pubblicato il 5 novembre dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) e dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Pnue), assieme a Noaa, Nasa e Commissione europea.
The ozone layer protects life on Earth from harmful levels of ultraviolet rays from the sun.
In parts of the stratosphere, it has recovered at a rate of 1-3% per decade since 2000, thanks to international cooperation – this is #ClimateAction success. https://t.co/cGQsaJNHnK— UN Environment (@UNEnvironment) 5 novembre 2018
La chiusura completa del buco dell’ozono prevista per il 2060
“A partire dal 2000, lo strato di ozono in alcune porzioni della stratosfera si è riformato ad un ritmo compreso tra l’1 e il 3 per cento per decennio. Secondo le proiezioni, l’ozono dell’emisfero settentrionale e delle latitudini medie dovrebbe riuscire a rigenerarsi completamente di qui al 2030. Seguirà quindi l’emisfero meridionale, attorno al 2050, e infine le regioni polari, entro il 2060”, hanno spiegato le Nazioni Unite in un comunicato.
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Geir Braathen, esperto scientifico dell’Omm, in un’intervista concessa a Onu Info ha attribuito il successo all’impegno e alla determinazione dei governi di tutto il mondo. Il Protocollo di Montreal, infatti, fu firmato da 197 paesi: “Si è trattato della prima intesa ambientale capace di raggiungere una ratifica universale”, ha sottolineato il ricercatore.
L’insegnamento del Protocollo di Montreal: unito, il mondo può vincere le sue battaglie
“È per questo che quello siglato a Montreal nel 1987 è stato uno degli accordi multilaterali più riusciti della storia – ha aggiunto Erik Solheim, direttore del Pnue -. Il mix di scienza e azione governativa è lo stesso contenuto nell’emendamento di Kigali, il che ci fa ben sperare per l’azione climatica futura”. Le stesse nazioni che 30 anni fa si impegnarono per combattere il buco dell’ozono hanno infatti firmato, nel 2016, un accordo storico che punta ad eliminare progressivamente l’uso di idrofluorocarburi (Hfc), gas ad effetto serra 14mila volte più potenti della CO2.
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L’insegnamento che giunge dal Protocollo di Montreal dovrebbe rappresentare dunque un punto di riferimento per i governi e la popolazione mondiale. Anche l’Accordo di Parigi, raggiunto alla fine del 2015, necessita di un sostegno globale per poter essere efficace. È per questo che i passi indietro effettuati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quelli minacciati dal suo omologo brasiliano Jair Bolsonaro rischiano di compromettere una battaglia planetaria dalla quale dipende il futuro dell’umanità.
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