Dal 17 al 23 giugno, Survival International mobilita l’opinione pubblica con una settimana dedicata ai diritti dei popoli incontattati.
C’è un’isola delle Filippine dove le donne indigene si prendono cura delle mangrovie
Le abitanti dell’isola di Busuanga, nell’arcipelago delle Filippine, stanno tutelando le foreste di mangrovie per proteggersi dai tifoni.
Annabel Dela Cruz è il capo del villaggio di Quezon, una località di circa mille abitanti sulla costa settentrionale dell’isola di Busuanga, nella Repubblica delle Filippine. La sua e quella di altre donne indigene appartenenti alle tribù Cuyunon e Tagbanua è una missione speciale: assicurarsi che le foreste di mangrovie crescano in perfetta salute.
Perché le mangrovie sono così preziose
“Abbiamo preso questa decisione perché siamo noi donne a subire maggiormente le conseguenze della crisi climatica”, spiega Dela Cruz alla testata Mongabay. “Per noi, proteggere le mangrovie è diventata una questione di sopravvivenza”. Nel 2013, Busuanga è stata colpita dal violentissimo tifone Haiyan che ha provocato gravi danni alle abitazioni e stravolto la vita della popolazione. Se le mangrovie non fossero state decimate dalla deforestazione, forse il bilancio sarebbe stato diverso.
Queste formazioni vegetali, che si sviluppano sui litorali tropicali, costituiscono una barriera naturale in grado di difendere le coste dall’erosione, ma soprattutto dai venti e dalle onde generati dai tifoni che, accumulando energia dall’aria sempre più calda e umida che sale dall’oceano, si stanno intensificando rapidamente. Le foreste di mangrovie, inoltre, immagazzinano grandi quantità di anidride carbonica, contribuendo a ridurre il quantitativo di gas serra che si riversa in atmosfera.
Dopo il passaggio del tifone, abbiamo capito di essere in balìa delle forze naturali.
Il successo di Annabel Dela Cruz e “colleghe”
Busuanga fa parte della provincia di Palawan che, dal 1981, è ufficialmente una zona di tutela delle mangrovie, denominata Palawan mangrove swamp forest reserve (Pmsfr). Nonostante questo, la copertura forestale della provincia è diminuita da 63.532 ettari nel 2010 a 59.421 ettari nel 2015. Grazie alle indigene di Quezon la situazione sta notevolmente migliorando: a partire dal 2014 hanno piantato 158.500 mangrovie in 159 ettari di litorali spogli.
Per le isole, così vulnerabili ai cambiamenti climatici, godere della protezione delle foreste di mangrovie fa la differenza.
Grazie alla loro abilità nella selezione dei siti e delle specie da piantare, insieme al monitoraggio costante della crescita delle piante e al rimpiazzo degli esemplari attaccati dai parassiti, l’operazione sta riscuotendo un grande successo. Il tasso di sopravvivenza delle mangrovie si attesta infatti su una percentuale dell’80 per cento. “Siamo fiere delle nostre piantine – dice Dela Cruz –. Vogliamo arrivare a piantare cinque semi per ogni casa”. Finalmente, un’ordinanza vieta la distruzione di questi preziosi ecosistemi, affiancata da un piano di conservazione e da campagne di sensibilizzazione. Altri nativi si sono uniti alla battaglia, in qualità di guardie costiere.
La provincia di Palawan è un hotspot della crisi climatica
Palawan è una delle aree più minacciate dai cambiamenti climatici, tanto nelle Filippine quanto sull’intero Pianeta. L’innalzamento del livello del mare è tra i pericoli più seri: va dai 6,19 ai 9,91 millimetri l’anno, contro una media globale di 3,4 millimetri. Annabel Dela Cruz è fra i tanti che stanno riscontrando maree sempre più alte, con la paura di vedere le proprie case inghiottite dall’oceano.
Parallelamente, piove sempre meno. La stagione delle piogge arriva in ritardo e l’acqua non è sufficiente per irrigare gli orti che una volta garantivano il sostentamento delle famiglie. Nessuno, però, ha intenzione di lasciare Quezon. “Dove altro potremmo andare? Con quali soldi?”. La povertà nelle Filippine si è aggravata con l’arrestarsi dei flussi turistici durante la pandemia.
Prima riuscivamo a prevedere le condizioni meteorologiche, ora è tutto avvolto nell’incertezza.
Quello che le comunità chiedono adesso è che la Pmsfr sia inclusa nel sistema nazionale di aree protette, riconoscimento che le garantirebbe tutela ulteriore. Inoltre, due leggi per la salvaguardia delle foreste di mangrovie e delle zone umide attendono approvazione. Consentirebbero di porre un freno ad attività dannose per le coste come l’acquacoltura, cioè l’allevamento di pesci e molluschi, e la costruzione di dighe. Insomma, i cittadini stanno facendo la loro parte, dimostrando che per avere grandi risultati bastano la forza di volontà e l’impegno costante. Ora la palla passa giustamente ai governi.
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