
Una storia di scarsa conoscenza delle leggi nazionali, totale impunità per i reati di bracconaggio e l’evidente aumento del turismo venatorio internazionale.
Inizia la caccia con le date di pre-apertura regionali. Ed è strage di specie in via di estinzione malgrado i ricorsi e gli appelli degli animalisti.
Anche quest’anno in Italia la caccia inizia con la consueta pre-apertura nelle varie regioni. Ed è polemica. Accogliendo il ricorso di Lipu, Wwf, Enpa, Lav e Lac (Lega abolizione caccia), il Tar del Veneto ha sospeso l’attività venatoria a cinque delle sette specie autorizzate nelle giornate di pre-apertura del calendario regionale 2020-2021. Sono ben 16 le regioni che stanno dando il via anticipato alla stagione di caccia con l’autorizzazione ad abbattere, tra le altre specie, la tortora selvatica. Un fatto particolarmente grave considerato lo stato di salute negativo di questa specie che sta man mano scomparendo dal suolo nazionale. Non solo. Come ogni anno la caccia in Italia porta con sé il suo corredo di morte. Ci sono gli animali, certo, vittime predestinate. Ma l’attività venatoria esige un tributo anche in vite umane e a ogni stagione la situazione peggiora.
Non è solo la tortora a essere colpita dalle pre-aperture. Nel novero troviamo anche la cornacchia grigia, la cornacchia nera, la gazza, la ghiandaia, il colombaccio, il merlo, l’alzavola, il beccaccino, la marzaiola, la quaglia e il germano reale. E sono Piemonte e Basilicata le regioni con il maggior numero di giornate di caccia in preapertura, ben otto, seguite dalle Marche con sette e dall’Emilia-Romagna con cinque.
Anche in Puglia ci si allinea al trend negativo delle riaperture. La giunta regionale, infatti, ha autorizzato la pre-apertura dell’esercizio venatorio, in deroga alle previsioni riportate approvando il calendario venatorio regionale 2020/2021. Nei giorni 2, 6 e 13 settembre sarà possibile il prelievo, unicamente da appostamento temporaneo, della tortora (Streptopelia turtur), della cornacchia grigia (Corvus corone cornix), della gazza (Pica pica) e della ghiandaia (Garrulus glandarius). Il carniere giornaliero per la tortora potrà essere di cinque capi al giorno per cacciatore, che andranno a sommarsi a quello totale annuale previsto dal calendario venatorio regionale, mentre il carniere giornaliero per le specie cornacchia grigia, gazza e ghiandaia potrà essere di dieci capi totali per giornata.
La Lipu sottolinea come la caccia alla tortora selvatica mette a ulteriore rischio una specie classificata come “spec 1” (ossia minacciata a livello globale) e come “vulnerabile” dalla Lista rossa, e che versa oltretutto in un cattivo stato di conservazione. “La caccia alla tortora selvatica espone l’Italia alla concreta minaccia di una procedura in infrazione da parte della Commissione europea che sulla stessa materia ha già proceduto contro la Francia e la Spagna”, ha dichiarato Aldo Verner, presidente della Lipu-BirdLife Italia. Molte nazioni europee sono impegnate nella salvaguardia di questa specie, ma ciò non avviene in Italia dove sembra che l’interesse delle associazioni venatorie prevalga su tutto. Anche quest’anno, quindi, tra ricorsi e appelli la carneficina inizia. Ed è un pericolo per l’ambiente, gli animali e – non dimentichiamolo – gli uomini.
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