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Pre-apertura della caccia. Scopriamo quali regioni anticipano l’apertura del calendario venatorio, e quanto ne risentirà la fauna selvatica (e le sanzioni dell’Unione europea).
In Italia sono le regioni a decidere il calendario venatorio,
la maggior parte ha deciso di aprire in anticipo la stagione di
caccia. La pre-apertura non è un fenomeno circoscritto ma
investe tutta l’Italia, da Nord a Sud.
Le regioni coinvolte nella pre-apertura sono Valle D’Aosta, Friuli
Venezia Giulia, Veneto, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia,
Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, insieme a tutte le
province dell’Emilia Romagna, a buona parte di quelle toscane e
alla provincia lombarda di Brescia. Restano esclusi, quindi, il
Trentino Alto Adige, il Piemonte, la Liguria, il Molise e la
Campania.
La Campania ha fatto retromarcia: il Tar di Napoli ha fermato
la pre-apertura della caccia, data l’assenza del “piano faunistico”
che dovrebbe regolamentare sulla base di censimenti e studi
scientifici i tempi, i modi e le specie oggetto di caccia.
“Nonostante la caccia ai primi di settembre sia dannosissima e per
questo non conforme ai dettami scientifici e normativi dell’Unione
europea – dichiara il vicepresidente del Wwf Italia Raniero Maggini
– ogni anno molte regioni la ripropongono per soddisfare le
richieste del mondo venatorio, tuttavia consapevoli di approvare
atti discutibili e quindi passibili di annullamento dal giudice
amministrativo, come è avvenuto oggi per la Campania.
Ricordiamo a tutti i cacciatori campani che se andranno a caccia
dal primo al 15 settembre, il periodo che il Tar ha ritenuto non
legale, saranno ritenuti bracconieri a tutti gli effetti,
perseguibili quindi dal giudice penale”.
In Umbria la pre-apertura della caccia a diverse specie di
uccelli è prevista per il 4 settembre. L’apertura generale
è invece fissata al 18 settembre a tutte le specie
consentite.
Anche in Lazio le doppiette tuoneranno prima del previsto,
l’assessore alle Politiche agricole e valorizzazione dei prodotti
locali della regione Lazio, Angela Birindelli, ha annunciato che la
stagione venatoria si aprirà tra l’1 e il 4 settembre.
Alla provincia di Firenze sono state concesse due giornate di
pre-apertura. Sarà quindi possibile cacciare anche
giovedì 1 e domenica 4 settembre.
L’apertura anticipata della stagione di caccia ha conseguenze gravi
per la fauna e l’ecosistema. È un periodo delicato per molte
specie: è ancora in corso la cura dei piccoli, non
completamente indipendenti; la fine dell’estate comporta condizioni
ambientali non facili; molte varietà di uccelli migratori
protetti si apprestano ad affrontare lunghi voli e, non essendo
ancora giunti i contingenti migratori dal nord, la caccia si
concentra sui soggetti che nidificano sul nostro territorio e che
sono quindi particolarmente importanti per il patrimonio faunistico
nazionale.
Anche il presidente di Arcicaccia, Osvaldo Veneziano, denuncia
la confusione nella gestione della caccia in Italia: “La legge
nazionale prevede la pre-apertura per alcune specie e questa
possibilità viene manipolata dalle regioni per aprire la
caccia a specie non ancora mature, come quelle stanziali. Manca
l’accordo tra le regioni per un’apertura programmata della
stagione. Le regioni rispondono a pressioni territoriali e
politiche prendendo decisioni senza l’avallo del mondo
scientifico”.
La Lipu si schiera apertamente contro l’apertura anticipata
della caccia. In particolar modo denuncia l’inserimento tra le
specie cacciabili di animali che si trovano in uno stato di
conservazione sfavorevole, come la marzaiola, la tortora, la
quaglia e il beccaccino. “Si tratta di specie che andavano escluse
dalla lista delle cacciabili, nel rispetto delle normative europee
e dei dati scientifici in nostro possesso”, afferma il presidente
della Lipu Fulvio Capria.
La Commissione dell’Unione europea, afferma che “ogni uccello
cacciato in maniera non conforme alla Direttiva 79/409 costituisce
un danno grave ed irreparabile al patrimonio faunistico, in
particolare ornitologico, dell’Unione europea”. Il mancato rispetto
del calendario venatorio e delle specie cacciabili potrebbe costare
all’Italia e agli italiani pesanti sanzioni da parte di
Bruxelles.
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