La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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È stato rinvenuto in Calabria, nel comune di Brancaleone, il primo nido italiano di Caretta caretta della stagione.
Il tratto di costa ionica reggina è, forse, uno degli ultimi tratti di costa davvero selvaggia rimasti in Italia. Il merito è della sua particolare conformazione fisica ma anche, paradossalmente, della cattiva gestione dell’area che, a causa dei cattivi collegamenti e di strade spesso disagevoli e difficili da percorrere, non ha favorito il turismo. Queste condizioni hanno però permesso alla natura di prosperare ed è per questo che la costa reggina, benché poco pubblicizzata rispetto alle più rinomate spiagge siciliane, rappresenta il più importante sito di nidificazione di Caretta caretta in Italia.
Proprio in Calabria, nel comune di Brancaleone, è stato rinvenuto il primo nido italiano di Caretta caretta, che segna l’inizio della stagione riproduttiva 2019. Il nido è stato trovato nel tratto di costa compreso tra Melito di Porto Salvo e Bianco da parte del personale della onlus Caretta Calabria Conservation. Abbiamo chiesto a Salvatore Urso, naturalista e socio fondatore dell’associazione appositamente fondata per il monitoraggio e la tutela dei nidi di Caretta caretta in Calabria, cosa rende la costa ionica reggina tanto speciale. “Quest’area è particolarmente frequentata dalla tartarughe marine per motivi climatici, per la sua posizione geografica e per la natura chimico-fisica delle spiagge, che le rende perfette per l’incubazione delle uova”.
A dispetto del suo nome italiano, ovvero tartaruga comune, la Caretta caretta è sempre meno comune, ed è classificata come “vulnerabile” dalla Lista Rossa della Iucn. Questi antichi rettili, tra le specie più preziose e più a rischio del Mediterraneo, sono minacciati dalla pesca, dall’inquinamento e dallo sfruttamento incontrollato delle spiagge. Uno studio del 2018 ha evidenziato che tutte le specie di tartarughe marine sono contaminate da microplastiche, Salvatore Urso ci ha però spiegato che la plastica non è il principale nemico delle tartarughe marine. “Che le tartarughe ingeriscano plastica è praticamente inevitabile – ha affermato il naturalista – rappresenta tuttavia un pericolo secondario. La principale minaccia per questi rettili è rappresentata dalla pesca accidentale e dall’impatto coi natanti. Le tartarughe marine potrebbero digerire anche un sasso! La plastica ingerita viene solitamente espulsa dall’intestino, è vero però che potrebbe rappresentare un problema a lungo termine, il bioaccumulo di plastica nell’organismo potrebbe infatti esporle a malattie”.
Per contrastare l’inquinamento da plastica, da giugno Caretta Calabria Conservation e Istituto Oikos sono impegnate nel progetto Life beyond plastic, nato per mobilitare i giovani e promuovere buone pratiche per mitigare l’impatto antropico sull’ambiente marino. I cambiamenti climatici sono un’ulteriore minaccia per questi carismatici animali. “La temperatura influenza infatti il sesso dei nascituri e se supera i 29 gradi nascono femmine, in futuro il riscaldamento globale potrebbe pertanto provocare uno squilibrio tra i sessi”.
Le tartarughe marine trascorrono gran parte della loro esistenza in acqua, ma parte della biologia riproduttiva di questa specie rimane legata alla terraferma. Proprio sulle spiagge questi animali sono esposti a numerosi pericoli, come la pulizia meccanica degli arenili o il traffico abusivo di fuoristrada, che possono distruggere intere nidiate. “Proteggere le tartarughe significa proteggere le spiagge promuovendo regolari campagne di monitoraggio e tutela diretta dei nidi – ha spiegato Salvatore Urso – sensibilizzando i comuni affinché rendano sempre più compatibile la gestione della spiaggia con la presenza di specie animali e vegetali di particolare interesse conservazionistico”. Le presenza delle tartarughe rappresenta indubbiamente un valore per il territorio e possono essere una preziosa risorsa in chiave ecoturistica.
“La fruizione turistica in Calabria è scarsa, neppure paragonabile a quella dei lidi dell’Adriatico – ha detto il fondatore di Caretta Calabria Conservation – oggi però abbiamo l’opportunità di indirizzare lo sviluppo verso un turismo sostenibile, incentrato sull’osservazione delle tartarughe marine. Ad esempio, permettiamo al pubblico di assistere alla schiusa delle uova di alcuni nidi, poiché la sensibilizzazione dell’opinione pubblica è parte integrante di ogni progetto di conservazione”.
Il personale di Caretta Calabria Conservation, coadiuvato da numerosi volontari provenienti dall’Italia e dall’estero, effettua il monitoraggio giornaliero delle spiagge, sorveglia ogni nidiata e garantisce l’arrivo al mare di ogni piccolo nato. Anche le istituzioni sembrano aver finalmente preso coscienza della necessità di tutelare il proprio patrimonio naturalistico. La regione Calabria ha infatti finanziato una serie di attività di tutela delle nidiate rinvenute in provincia di Reggio Calabria per la stagione riproduttiva 2019. Tra gli interventi sovvenzionati c’è la messa in sicurezza delle nidiate, la video sorveglianza di alcuni tratti di spiaggia, l’apposizione di trasmittenti satellitari sulle femmine riproduttive e la riqualificazione di uno dei tratti di costa più frequentati da Caretta caretta, nel comune di Palizzi. “Installeremo sia una serie di staccionate per delimitare la vegetazione dunale e indirizzare il camminamento dei bagnanti, che delle palizzate per impedire l’accesso di fuoristrada in spiaggia che, pur essendo illegale, è purtroppo frequente e minaccia questa spiaggia che è in assoluto la più frequentata dalle tartarughe”, ha dichiarato Salvatore Urso.
Un tempo le Caretta caretta nuotavano a migliaia nel Mediterraneo, oggi il loro numero si è drasticamente ridotto a causa dell’impatto antropico, ma, anche grazie all’impegno delle associazioni e di volontari appassionati, questi affascinanti animali potranno continuare ad ammantare di magia le nostre spiagge.
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