Numerose specie marine potrebbero essere costrette a percorrere migliaia di chilometri per sfuggire alle ondate di caldo nell’oceano. A lanciare l’allarme è uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Nature, che si è concentrato sui danni causati dagli aumenti improvvisi delle temperature marine.
Analizzate le ondate di caldo nel mare tra il 1982 e il 2019
Si tratta di ondate di caldo che possono durare mesi e che risultano devastanti per gli ecosistemi marini. Causano infatti lo sbiancamento dei coralli che conservano una quantità enorme di biodiversità. Possono provocare inoltre la morte degli uccelli marini. E possono spingere alcune specie acquatiche a dover migrare anche per per più di duemila chilometri prima di ritrovare un habitat adatto.
Per arrivare a tale conclusione, gli autori dello studio hanno analizzato le ondate di caldo registrate nei mari tra il 1982 e il 2019. E le hanno messe in correlazione con gli spostamenti effettuati dalle differenti specie. Il risultato indica che per alcune di esse l’acqua più fredda è relativamente vicina, dunque la migrazione può rimanere contenuta. Ma per, ad esempio, i pesci che vivono in acque tropicali, nelle quali le temperature sono piuttosto omogenee, è necessario spostarsi di centinaia se non di migliaia di chilometri.
Marine heatwaves can displace thermal habitats by tens to thousands of kilometres, according to a study in Nature. This displacement represents the distance that an organism would have to travel to escape potentially stressful temperatures. https://t.co/QQhsIN5xqQpic.twitter.com/MfL4h1hzPY
Il caso del “blob” che si allungò dall’Alaska al Messico
Nel 2013, poi, si è verificato un evento eccezionale: una massa d’acqua calda inusuale è stata individuata nei pressi dell’Alaska. Nel corso degli anni, essa si è estesa talmente tanto da raggiungere il Messico alla fine del 2015. Soprannominato “blob”, il fenomeno è stato causa dello spiaggiamento di massa di mammiferi marini sulle coste americane e canadesi.
Ostriche e mitili sono nostri alleati per tutelare l’ecosistema marino. Rappresentano una delle tante soluzioni sostenute dalla Water Defenders Alliance.