I cambiamenti climatici renderanno inabitabili numerose regioni della Terra già nei prossimi 30-50 anni. A spiegarlo è un’analisi della Nasa, che ha pubblicato una mappa del globo terrestre nella quale sono evidenziate le zone che stanno subendo gli aumenti maggiori delle temperature medie. Il che, a termine, renderà le condizioni climatiche incompatibili con la vita umana.
Dal mar Rosso all’Asia, ci stiamo giocando una parte del Pianeta
Nel 2050, secondo l’agenzia spaziale americana, sarà infatti molto difficile continuare ad abitare numerose aree dell’Asia meridionale, o del golfo Persico. Una situazione che riguarda in particolare nazioni come Iran, Kuwait e Oman. Ma a trovarsi in estrema difficoltà saranno anche i paesi che affacciano sul mar Rosso, come nel caso di Egitto, Arabia Saudita, Sudan, Etiopia, Somalia e Yemen.
Andando un po’ più avanti negli anni, al 2070, sarà quindi la volta del Brasile, di una porzione della Cina orientale e di alcuni stati federali americani del Midwest come Arkansas, Missouri e Iowa. Ma la mappa evidenzia una pressione particolarmente elevata anche nel bacino del Mediterraneo, a partire dalle nazioni dell’Africa settentrionale per arrivare a quelle del sud dell’Europa.
Cosa è l’indice wet bulb utilizzato dalla Nasa
Per effettuare l’analisi, la Nasa ha utilizzato un particolare indice termico, affiancato a dati satellitari. Ciò ha consentito di predire le zone nelle quali il riscaldamento globale provocherà gli impatti peggiori. L’Ipcc, il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, ha d’altra parte già sottolineato che anche limitando la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 1,5 gradi centigradi alla fine del secolo, la frequenza delle ondate di caldo estremo in tutto il mondo verrà quadruplicata.
Too Hot to Handle: How Climate Change May Make Some Places Too Hot to Live – Climate Change: Vital Signs of the Planet – NASA Climate Change https://t.co/Nc0LouDADehttps://t.co/Qpq5hwLigV
— Climate News and Politics (@Climate_News_a7) March 12, 2022
L’indice termico individuato dalla Nasa considera non soltanto la temperatura ma anche l’umidità relativa all’ombra, nonché il cosiddetto wet bulb, ovvero la temperatura registrata da un termometro bagnato, indice considerato meno soggettivo e più preciso.
Anche con un wet bulb inferiore al limite massimo i rischi di decessi restano alti
Gli scienziati ritengono che l’indice wet bulb più elevato al quale un essere umano può resistere sia pari a 35 gradi centigradi per un periodo di sei ore consecutive. Ciò considerando che la maggior parte delle regioni calde e umide della Terra non supera generalmente un wet bulb di 25-27 gradi. Secondo i dati raccolti dalla Nasa, tale soglia è stata superata numerose volte a partire dal 2005, ad esempio nelle regioni subtropicali del Pakistan e del golfo Persico. E negli ultimi 40 anni la frequenza è triplicata.
L’agenzia spaziale sottolinea inoltre come il rischio di decessi legati a temperatura e umidità estreme sia presente anche con indici più bassi di 35 gradi. L’ondata di caldo eccezionale del giugno 2021 che ha colpito gli Stati Uniti nord-occidentali e il Canada occidentale ha presentato un wet bulb non superiore alla soglia massima, ma ha comunque provocato la morte di circa 1.400 persone.
Il clima che cambia sta delineando una nuova geografia del cibo con l’agricoltura chiamata a rispondere alle sfide ambientali e di sicurezza alimentare.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla Cop29 a Baku, ha ribadito il proprio approccio in materia di lotta ai cambiamenti climatici.
Durante la cerimonia di apertura della Cop29 il segretario generale delle Nazioni Unite ha lanciato un nuovo accorato appello affinché si agisca sul clima.