
In uno scenario di emissioni elevate e 2°C di riscaldamento globale, la produzione agricola sarebbe altamente minacciata in 64 paesi contro i 20 attuali.
Dopo il caldo e la siccità dell’inverno, c’è la possibilità che la primavera sia più piovosa. Ne abbiamo parlato con un meteorologo di 3BMeteo.
Ancora una volta, l’inverno in Italia e in Europa è stato caratterizzato da condizioni di caldo e siccità che non hanno nulla di usuale. Lo conferma l’ultimo bollettino sul clima pubblicato da Copernicus, il programma europeo per il monitoraggio dei cambiamenti climatici.
A livello globale, fa sapere Copernicus, il mese di febbraio del 2023 è stato il quinto più caldo mai registrato, con una temperatura media che ha superato di 0,29 gradi quella del periodo 1991-2020. A dimostrazione di quanto questo non sia stato un caso isolato, sono passati appena sette anni dal febbraio più caldo in assoluto, quello del 2016. In Europa febbraio 2023 non è entrato nella top 10 dei più caldi, ma ciò non toglie che la temperatura media abbia superato di ben 1,22 gradi centigradi quella registrata tra il 1991 e il 2020 per lo stesso mese. Ha fatto particolarmente caldo nel nord della Norvegia e della Svezia e nella regione delle Svalbard.
Nel suo insieme, l’inverno (cioè il trimestre compreso tra dicembre e febbraio) è stato il secondo più caldo mai registrato in Europa, con una temperatura media che supera di 1,44 gradi centigradi quella stagionale del periodo 1991-2020. L’inverno più caldo in assoluto era stato quello compreso fra dicembre 2019 e febbraio 2020.
Sempre a febbraio, prosegue Copernicus, “la maggior parte dell’Europa occidentale e meridionale ha registrato condizioni più secche rispetto alla media”, in particolare in Spagna, Turchia, Grecia e Regno Unito. Ma anche l’Italia figura tra i paesi in cui caldo e siccità sono stati ben superiori alla norma.
Questi dati arrivano mentre è ancora molto vivo il ricordo dell’estate del 2022, in cui in diverse regioni del nord Italia è stato decretato lo stato di emergenza per la siccità, con gravi conseguenze per la produzione agricola.
Stando a Coldiretti, anche quest’anno ci sono buoni motivi per preoccuparsi. L’area più flagellata dalla siccità, cioè la pianura Padana, è infatti anche quella dove si concentra quasi un terzo della produzione agroalimentare made in Italy e la metà dell’allevamento. La scarsa disponibilità idrica minaccia quindi la produzione di alimenti base della dieta mediterranea, tra cui il grano duro, la frutta, la verdura o, ancora, il mais per alimentare gli animali. Sempre Coldiretti fa sapere che nel 2023 in Italia verranno coltivati a riso appena 211mila ettari, il minimo da oltre tre decenni. L’Italia, infatti, storicamente garantisce 1,5 milioni di tonnellate di riso all’anno, la metà della produzione europea; la mancanza di piogge ha però costretto gli agricoltori ad abbandonare le risaie.
Dobbiamo quindi rassegnarci a sopportare la siccità anche in primavera, con le conseguenze che abbiamo già imparato a conoscere? “Per ora non possiamo fare previsioni vere e proprie, ma soltanto affidarci a proiezioni che hanno un ampio margine di errore”, spiega a LifeGate Francesco Nucera, meteorologo di 3BMeteo. “Gli scenari del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf) danno un aumento della piovosità ad aprile, maggio e giugno. Probabilmente è dovuto al fatto che gli anticicloni, invece di restare bloccati sull’Europa, dovrebbero defilarsi un po’, permettendo il passaggio delle perturbazioni”.
Questi modelli, ci tiene a ribadire Nucera, vanno comunque presi con cautela. Anche perché la primavera, di per sé, è una stagione di transizione in cui le previsioni perdono di attendibilità. Oltretutto, la loro scala di valutazione è regionale, non nazionale. “Questi dati ci mostrano una tendenza all’aumento delle precipitazioni nel bacino del Mediterraneo”, conclude. “Non sappiamo però se interesseranno tutt’Italia, oppure se saranno escluse le regioni del centro nord o, viceversa, quelle del sud”.
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