La contea di El Dorado in California, non distante dal confine col Nevada, brucia ininterrottamente dal 14 agosto. Sedici lunghissimi giorni in cui l’incendio di Caldor – così è stato ribattezzato – si è già mangiato 755 chilometri quadrati di territorio. E ancora non accenna a fermarsi. Il 30 agosto tutti i 22mila residenti della costa sud del lago Tahoe hanno ricevuto l’ordine di lasciare le loro case per motivi di sicurezza, visto che le fiamme, partite dalle aree più remote, si stavano avvicinando pericolosamente alle zone densamente popolate.
Un’altra devastante stagione degli incendi in California
Già nel mese di maggio vari indizi facevano presagire una stagione degli incendi in California drammatica, paragonabile – o addirittura peggiore – rispetto a quella del 2020. Soprattutto perché l’assoluta maggioranza del territorio dello Stato americano, il 73 per cento, era già nella morsa di una siccità definita “estrema”. Le previsioni si sono puntualmente avverate. In questo momento – riporta il San Francisco Chronicle – oltre 15mila vigili del fuoco sono impegnati a combattere una quindicina di roghi che hanno già ridotto in cenere oltre 7mila chilometri quadrati.
L’incendio di Caldor non si ferma
L’incendio di Caldor ne è un simbolo. Stando agli ultimi aggiornamenti diffusi dalle autorità, si è diffuso per 755 chilometri quadrati distruggendo 482 strutture, danneggiandone altre 39 e provocando cinque feriti. Un bilancio che è destinato ad aggravarsi nelle prossime ore, visto che ad oggi ne è stato domato appena il 15 per cento. Le condizioni meteo secche e ventose, d’altra parte, facilitano il propagarsi delle fiamme.
Today, I declared a state of emergency in Nevada in response to the ongoing Caldor Fire. Thank you to our brave first responders, local government agencies, and nonprofit entities who continue to go above and beyond to assist our communities during these trying times. pic.twitter.com/ZfMusmDiin
Il governatore del Nevada Steve Sisolak ha dichiarato lo stato di emergenza. Tutte le foreste nazionali californiane resteranno chiuse al pubblico almeno fino al 17 settembre.
Cannoni sparaneve per domare le fiamme
Nella serata di domenica 29 agosto le fiamme hanno raggiunto anche la popolare stazione sciistica di Sierra-at-Tahoe, a 2mila metri di altitudine. Da due settimane i membri dello staff si erano messi all’opera per proteggere l’area, estesa su circa 8 chilometri quadrati. Hanno fissato i condotti dell’aria per bloccare le braci, hanno riposto al chiuso le attrezzature pesanti, hanno portato in salvo computer e documenti e, all’arrivo del fuoco, hanno attivato i cannoni sparaneve per tenerlo a bada.
“È arrivato dal lato ovest, quasi come se avesse il bersaglio puntato verso di noi, questo grande muro di fuoco”, racconta al San Francisco Chronicle il gestore della struttura, John Rice. Senza la preparazione preliminare, assistita dai vigili del fuoco, i danni sarebbero stati catastrofici.
Nelle foreste della zona gli incendi non sono una novità. Quelli degli ultimi anni però sono talmente violenti da aver spinto a ripensare tutti i protocolli di sicurezza, facendo anche schizzare verso l’alto i premi assicurativi.
All’avvicinarsi della stagione calda, la siccità nella West Coast fa già temere gli incendi. I dati in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro la desertificazione e la siccità.
Numerosi incendi scoppiati nella California meridionale hanno centinaia di chilometri quadrati di territorio e costretto migliaia di persone ad abbandonare le proprie case.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.