Le donne più esposte a temperature elevate o all’inquinamento atmosferico hanno maggiori probabilità di avere gravidanze a rischio. Nello specifico: bambini prematuri, sottopeso o nati morti. A metterlo in luce è stato un report che ha preso in esame 57 studi condotti negli Stati Uniti dal 2007 al 2019 su 32 milioni di nascite.
La ricerca, pubblicata su Jama network open (parte del Journal of American medical association), ha così trovato un chiaro legame tra i cambiamenti climatici e i rischi per i nascituri, estrapolandone una serie di dati e considerazioni piuttosto allarmanti. Inclusi quelli che, ancora una volta, confermano la stretta connessione tra giustizia climatica e giustizia sociale. Come riconosciuto anche dal (probabile) candidato alle presidenziali americane Joe Biden, che ha commentato la notizia con un tweet, affermando “I cambiamenti climatici sono collegati all’aumento dei rischi di gravidanza e, la cosa straziante, le madri nere sono le più colpite. Come presidente, lavorerò ogni giorno per affrontare in modo diretto la crisi climatica e sradicare le ingiustizie. Perché esse sono interconnesse”.
Climate change is linked to increased pregnancy risks — and heartbreakingly, Black mothers are being hit the hardest. As President, I'll work every day to tackle the climate crisis head-on and root out injustice. Because they are intertwined. https://t.co/egmxpkXoLc
Un dato che è emerso dall’analisi, dunque, è che le madri e i bambini afroamericani subiscono un danno molto più elevato rispetto alla popolazione in generale. Ad affermarlo la dottoressaRupa Basu, una delle autrici del documento e capo della sezione epidemiologica sull’aria e il clima dell’Ufficio per la valutazione dei pericoli per la salute ambientale in California:
“Sappiamo già che questi esiti della gravidanza sono peggiori per le donne di colore”
Ciò è dovuto al fatto che le minoranze vivono spesso in zone più calde (definite isole di calore) e più esposte all’inquinamento, ha spiegato la dottoressa Basu, sottolineando come gli afroamericani abbiano maggiori probabilità di vivere vicino a centrali elettriche e ad altre fonti di inquinamento atmosferico, nei pressi di aree industriali, in abitazioni prive di aria condizionata e con minore presenza di spazi verdi, che, come noto, aiutano a mitigare le temperature.
Non solo. Secondo la dottoressa la ricerca ha dimostrato anche che le minoranze tendono ad avere meno accesso all’assistenza medica e a ricevere livelli inferiori di trattamento rispetto ai bianchi.
Adrienne Hollis, scienziata senior per la salute e la giustizia climatica della Union of Concerned Scientists ha affermato che questi problemi non possono essere affrontati in modo isolato.
“Dobbiamo esaminare le politiche che offrono opportunità eque per le comunità di colore. Se ci occuperemo del razzismo strutturale, penso che arriveremo ad affrontare anche alcuni di questi problemi”.
Dichiarazioni che fanno eco a quanto sta accadendo in queste settimane negli Stati Uniti, con le proteste esplose a seguito della morte di George Floyd. “È il momento di prestare davvero attenzione ai gruppi particolarmente vulnerabili. Le mamme nere contano”, ha dichiarato uno degli autori del report, Bruce Bekkar, ginecologo e ostetrico in pensione, citando lo slogan Black lives matter, usato dagli attivisti del movimento contro le discriminazioni.
Gravidanze a rischio, gli effetti del riscaldamento globale
L’analisi condotta dagli scienziati ha verificato che temperature più elevate sono associate a un maggior numero di nascite premature. E tenendo conto che i cambiamenti climatici causano ondate di calore sempre più frequenti e intense s’intuisce l’urgenza dell’argomento. Quattro studi hanno scoperto che le alte temperature erano legate a un aumentato di bimbi nati sottopeso e a un rischio di parto prematuro compreso tra l’8,6 e il 21 per cento.
Gli autori hanno esaminato anche due studi che indagavano il legame tra temperature più elevate e bimbi nati morti. Uno ha scoperto che, nel periodo compreso tra maggio e settembre, ad ogni aumento di temperatura di 1 grado centigrado nella settimana precedente al parto corrispondeva una probabilità maggiore del 6 per cento di dare alla luce bambini nati morti. Entrambi questi studi hanno anche riscontrato disparità razziali nei dati.
Queste sproporzioni tra diverse etnie non sono una novità. Nel 2018 era già stato pubblicato un documento che metteva in luce come le madri nere avevano una probabilità 2,4 volte maggiore di avere figli con un basso peso alla nascita rispetto alle donne bianche, mentre un’altra analisi del 2019 aveva rilevato come, in diversi Paesi ricchi, il rischio di partorire bambini morti era fino a due volte maggiore per le madri nere.
L’inquinamento aumenta i rischi per i nascituri
Il report ha anche preso in considerazione l’esposizione delle mamme all’inquinamento, considerando anche che la concentrazione di CO2 e di polveri sottili pm2,5 aumentano con l’aumentare del riscaldamento globale.
La stragrande maggioranza degli studi analizzati ha verificato un aumento di gravidanze a rischio, con nascite premature e bassi pesi alla nascita in corrispondenza di una maggiore esposizione allo smog. Impressionante il dato che ha rilevato la connessione tra il livello di inquinamento atmosferico respirato dalle mamme nell’ultimo trimestre della gravidanza e la percentuale di bimbi nati morti. L’aumento registrato in questo caso è stato del 42 per cento.
Un altro fattore di rischio, strettamente connesso all’inquinamento atmosferico, riguarda le mamme asmatiche. Uno degli studi presi in considerazione ha infatti scoperto che una nascita pre-termine grave (ovvero che avviene prima delle 28 settimane di gravidanza) aumenta del 52 per cento per le madri asmatiche esposte a livelli elevati di inquinamento atmosferico.
Un altro studio, che ha esaminato quasi mezzo milione di nascite in Florida nel 2004 e nel 2005, ha scoperto che più vicino una mamma vive a un termovalorizzatore o a una centrale elettrica maggiore è il rischio di parto prematuro.
Anche nel caso dell’inquinamento atmosferico, gli studi hanno appurato una maggior probabilità di rischio per le madri nere. Catherine Garcia Flowers, del Moms clean air force di Houston, in una lettera al New York Times ha sottolineato come il documento sia la prova evidente che il governo federale debba rendere più stringenti le normative contro l’inquinamento atmosferico.
“Questo è un momento di resa dei conti per l’ingiustizia razziale e le disparità di salute. Non fare nulla per limitare l’inquinamento atmosferico, che ha un impatto chiaramente maggiore sui neri americani, è una forma di razzismo”.
Oltre alle difficoltà immediate che una nascita prematura e un basso peso alla nascita comportano per i bambini, per le famiglie e per il sistema sanitario, bisogna considerare anche quelle a lungo termine. Talvolta questi problemi alla nascita possono infatti avere conseguenze che durano tutta la vita, influenzando lo sviluppo del cervello e la predisposizione alle malattie e “ponendo le basi per un’intera generazione”, come spiegato da Nathaniel DeNicola, un altro degli autori del documento e ricercatore in ostetricia e ginecologia presso la George Washington University’s school of medicine and health sciences.
In sintesi, questo studio arriva per ribadire ancora una volta che dalle decisioni che prenderemo per fronteggiare la crisi climatica e sociale dipenderà inevitabilmente la vita di milioni di bambini. Una responsabilità che ci chiama in causa tutti.
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