Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
Come i cambiamenti climatici aumentano i livelli di mercurio nei pesci
Una ricerca ha analizzato la correlazione fra l’innalzamento delle temperature globali e l’aumento di metilmercurio negli ecosistemi marini.
Mari e oceani, culla della vita per antonomasia, stanno morendo lentamente, soffocati dalla plastica e avvelenati dalle sostanze tossiche che scarichiamo al loro interno. Tra queste c’è il mercurio e in particolare il metilmercurio, un composto organico altamente tossico del mercurio che dagli organismi più piccoli risale l’intera catena alimentare. I grandi pesci predatori, come tonni, marlin, squali e sgombri, possono accumulare nel corso della loro vita elevatissime concentrazioni di mercurio. Questo fenomeno, già noto e documentato, viene ulteriormente esacerbato dai cambiamenti climatici che alzerebbero fino a sette volte il livello di mercurio presente nei pesci.
Lo studio
È quanto emerso da uno studio condotto da un team di scienziati svedesi e americani delle università di Umea e Rutgers, e pubblicato sulla rivista Science advances. Secondo i ricercatori l’innalzamento delle temperature aumenterebbe esponenzialmente la già elevata presenza di mercurio negli ecosistemi marini che crescerebbe di un ulteriore 300-600 per cento. “Con i cambiamenti climatici ci aspettiamo un aumento delle precipitazioni in molte aree dell’emisfero settentrionale, con un conseguente aumento del deflusso delle acque nei mari – ha spiegato Jeffra Schaefer, coautrice dello studio. – Questo significa che ci sarà un grande rilascio di mercurio negli ecosistemi costieri che sono i principali luoghi di sostentamento per i pesci che la gente mangia”.
Una minaccia per l’ambiente e per la nostra salute
Il mercurio viene dunque assimilato inizialmente da microrganismi e, piano piano, sale tutti i gradini della catena alimentare fino ad arrivare agli esseri umani che mangiano pesce. Secondo Erik Bjorn, autore principale dello studio, “ad ogni nuovo gradino nella catena alimentare l’accumulo di metilmercurio, aumenta 10 volte”. Si tratta di un processo chiamato bioaccumulo, per questo le sostanze tossiche si accumulano nei grandi predatori, quando un pesce ne mangia un altro alcune sostanze indigeribili, come il mercurio, non possono essere processate. L’Organizzazione mondiale della sanità ritiene il mercurio fra le dieci minacce più gravi per la salute.
Gli effetti dell’avvelenamento da mercurio
Non sono ancora chiari gli effetti del mercurio sugli animali, anche se i pesci, proprio come noi, sono dotati di terminazioni nervose progettare per registrare il dolore. Sono invece noti i terribili effetti sull’uomo, secondo quanto riportato da Rick Smith e Bruce Lourie, “l’avvelenamento da mercurio può causare danni permanenti al cervello, disturbi del sistema nervoso centrale, perdita di memoria, malattie cardiache, insufficienza renale, danneggiamento del fegato, tumore, perdita della vista, perdita della percezione e tremore. È inoltre tra i sospetti “perturbatori endocrini” che provocano danni allo sviluppo riproduttivo e ormonale dei feti e dei bambini. Alcuni studi suggeriscono inoltre come il mercurio possa essere collegato a malattie neurologiche come la sclerosi multipla, a disturbi da deficit di attenzione e al morbo di Parkinson, anche se le prove in questo caso non danno risultati certi”. Il metilmercurio viene facilmente assorbito dall’apparato digestivo e tende ad accumularsi nel cervello. Secondo gli esperti non esiste un livello sicuro di mercurio, anche piccole dosi possono causare danni fisici e mentali.
Come arriva il mercurio nei mari
Il mercurio viene rilasciato in laghi e fiumi, dai quali poi raggiunge il mare, dalle industrie, specialmente dalle centrali a carbone.
Le aree più colpite
Secondo i risultati della ricerca l’esponenziale aumento dei livelli di mercurio colpirà soprattutto l’emisfero settentrionale, e in particolare il Mar Baltico, il Mare del Nord, il Mar Glaciale Artico e parte dell’Atlantico settentrionale. Potrebbe invece diminuire in alcune aree come il Mediterraneo, l’Africa meridionale e il Nord America.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le alluvioni in India e Bangladesh hanno colpito una delle aree più popolate al mondo. Le piogge torrenziali hanno fatto esondare i tanti fiumi di grande portata della zona. Si parla già di 3 milioni si persone colpite.
L’urgano Beryl è il più veloce ad aver raggiunto categoria 4 nella storia delle rilevazioni. Ha già colpito duramente molte isole caraibiche.
Con la decisione di proteggere 400mila ettari del Grand Canyon dalle compagnie minerarie, il presidente degli Stati Uniti inizia un’opera di rammendo di una politica ambientale finora contraddittoria.
Prima di essere declassato a tempesta tropicale, l’uragano Idalia ha causato inondazioni anche lungo le coste atlantiche, colpendo con venti oltre i 150 chilometri orari.
Da quando Elon Musk ha acquisito la piattaforma il numero di esperti di clima che la utilizzavano per arricchire il dibattito scientifico è crollato.
Una giudice del Montana ha dato ragione ai 16 ragazzi tra i 5 e i 22 che avevano fatto causa allo stato per il sostegno dato ai combustibili fossili.
Un team di metereologi e divulgatori italiani ha affrontato una spedizione in Groenlandia per toccare con mano gli effetti dei cambiamenti climatici in una delle regioni cruciali per il futuro del nostro Pianeta.
Nel giorno del suo diploma Greta Thunberg ha partecipato al suo ultimo sciopero scolastico per il clima, là dove sono nati i Fridays for future.